Il film: Ant-Man and The Wasp: Quantumania, 2023. Regia: Peyton Reed. Cast: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Jonathan Majors, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Kathryn Newton. Genere: Commedia, avventura, action. Durata: 125 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa (doppiato in italiano).
Trama: Dopo un periodo di relativa quiete, Scott Lang e la sua famiglia vengono risucchiati nel regno quantico, ma prima di provare a fuggire dovranno affrontare l’ira funesta di Kang Il Conquistatore.
I Marvel Studios hanno studiato biomeccanica. Da quelle parti sanno che una formica è in grado di sollevare oggetti cento volte superiori il loro peso. Ed è per questo che Kevin Feige ha riposto su Ant-Man una responsabilità pesantissima: avviare la Fase 5 del Marvel Cinematic Universe dopo una Fase 4 interlocutoria, zoppicante e soprattutto incapace di infiammare gli animi di un pubblico sempre più perplesso e tiepido nei confronti dei cinecomic. Non era mai successo a un personaggio secondario come lui. In passato erano stati sempre Iron, Capitan America e Natasha Romanoff ad avviare una fase sul grande schermo. Personaggi di serie A, insomma. Finora Scott Lang era stato la spalla, l’eroe secondario al fianco dei veri giganti. Adesso tutto cambia e i riflettori sono tutti sugli eroi insetti. Quelli da cui non ti aspetteresti grandi imprese solo se hai dimenticato chi è stato decisivo per le sorti del pianeta in Avengers: Endgame. Però, nell’aprire questa recensione di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, abbiamo rimosso un dettaglio. Un ulteriore peso sulla schiena della formica. Un altro gravoso compito: dover introdurre il nuovo grande antagonista dell’universo Marvel. Quel Kang che sfugge al tempo e al nostro sguardo, finalmente al centro di un film pieno di pressioni. Purtroppo non tutte gestite a meraviglia.
La trama: salto nel regno quantico
Anche se qualcuno lo scambia ancora per Spider-Man, Scott Lang si gode la vita da supereroe in pensione. La gente è grata per le sue eroiche gesta e lui raccoglie i frutti della sua fama: ha scritto un libro, è amato da sua figlia e dalla brillante Hope, che ha messo l’avanzata tecnologia Pym al servizio del pianeta. Un quadro idilliaco destinato, ovviamente, a durare molto poco. Il sogno patinato si spezza quando un marchingegno progettato da Cassie (la figlia di Scott) per tracciare il regno quantico risucchia tutta la famiglia dentro quel folle mondo. Scott e compagnia dovranno quindi avventurarsi nei meandri del sistema isolato per riuscire a tornare a casa. Peccato che il regno quantico ospiti anche un’altra anima in pena: quella dell’enigmatico Kang il Conquistatore. Pronto a tutto pur di scatenare la sua furia e la sua sete di vendetta.
Tesoro, mi si è ristretta la Marvel
Eppure nel suo viaggio nel regno quantico, Scott Lang non arriva mai fino in fondo e si ferma sempre a metà strada. Sì, perché c’è una continua tensione che attraversa tutto Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Un braccio di ferro tra l’ambizione di essere un film grande, visionario, pazzo e il bisogno di rimanere piccolo, intimo e familiare. Un bivio davanti al quale il regista Peyton Reed si dimostra indeciso dall’inizio alla fine. Così prima prova a strafare con sequenze visionarie (mai davvero immaginifiche) e personaggi sopra le righe (così folli da diventare ridicoli e scult), e subito dopo mantiene la solita rotta dell’avventura familiare di classico stampo disneyano fatto di buoni sentimenti e conflitti davvero abbozzati.
Il risultato è un film incapace di dare grande respiro all’immaginario intrigante del regno quantico, che non diventa mai davvero inquietante, meraviglioso o sorprendente. Ridotto a sfondo colorato di un cinecomic ridimensionato da una regia molto televisiva. Quantumania non respira mai a pieni polmoni, pieno com’è di primi piani e scene action piatte nella messa in scena, mai davvero spettacolari. Colpa anche dei soliti effetti visivi raffazzonati di casa Marvel, che rendono tutto troppo posticcio. Davanti a questo film abbiamo avuto una strana sensazione. Quella di un’opera pensata e tarata per il piccolo schermo. Come se Disney Plus fosse il vero regno quantico di una Marvel che di colpo pensa più in piccolo.
The return of the Kang
In questo regno quantico, però, un re esiste eccome. Ed è proprio grazie a lui che Quantumania riesce a incuriosire. Dopo una prima mezz’ora che gira a vuoto, l’entrata in scena di Kang intriga e catalizza l’attenzione grazie a un personaggio che sembra quasi la punta di un iceberg. Intravediamo un re caduto, la sua fame di rivalsa e un piano a lungo termine per ora ancora nebuloso e in parte troppo simile a quello di Thanos, almeno in apparenza. Questo nonostante Kang sia un pianificatore molto più oculato del violaceo Titano Pazzo. Kang ha carisma, motivazioni solide, presenza scenica e un attore volenteroso come Jonathan Majors a dargli anima e corpo. Peccato che il resto del film gli remi contro, tarpando le ali di una sua definitiva consacrazione sul grande schermo. Colpa di una scrittura troppo banale e a tratti pigra, che risolve i pochi conflitti presenti nel film con una fretta eccessiva senza dare il giusto respiro alla narrazione e alla psicologia dei personaggi. E allora, come accade sempre più spesso in questo Marvel Cinematic Universe che sta ancora raccogliendo i cocci di Endgame, questo Kang diventa l’emblema di potenzialità inespresse, rimandate di continuo al prossimo film o alla prossima serie. Nella speranza che il fuoco della passione divampi di nuovo.
La forza fa l’unione
Insomma, per ora il multiverso sembra una promessa rinviata di continuo. Succede anche in Quantumania, dove ancora una volta gli universi paralleli servono a interrogare i supereroi chiedendo loro: qual è la tua costante? A cosa tieni davvero in tutte le tue versioni? Per Lang la risposta è l’amore di un padre (impossibile da rimpicciolire), e infatti il cuore del film ruota (come per molti film della Fase 4) attorno alla famiglia e alla forza dell’unione (imparata dalle formiche). Interessante l’idea di abbozzare persino un discorso politico, criticando con ironia pungente il mito capitalista del leader a cui contrappore la forza della “classe operaia”, ma è davvero uno dei pochi guizzi di un film che procede col pilota automatico dall’inizio alla fine. E per un salto nel quantico alla scoperta della tanto agognata Fase 5, speravamo in un altro tipo di viaggio e panorama.
La recensione in breve
La Fase 5 del Marvel Cinematic Universe parte con un film incastrato a metà strada. Né visionario e pazzo come vorrebbe essere, né davvero intimo come sembra promettere. Ant-Man and The Wasp verrà ricordato soprattutto per aver introdotto l'intrigante personaggio di Kang assieme a promesse di film e storie migliori.
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