Il film: Athena del 2022. Regia di Romain Gavras. Cast: Sami Slimane, Dali Benssalah.
Genere: drammatico. Durata: 97 minuti. Dove lo abbiamo visto: al Festival di Venezia 2022.
Trama: Nel quartiere francese di Athena è nata una rappresaglia sanguinosa e violenta. Gli abitanti cercano giustizia per un ragazzino di tredici anni ucciso da un gruppo di poliziotti, mentre gli agenti di polizia circondano il perimetro della zona per contenere le aggressioni.
Ladj Ly nel 2019 ha scosso la Francia – ma anche l’Europa e il cinema internazionale – col suo I miserabili. Le diverse classi sociali convergevano nei festeggiamenti della Francia nei Mondiali del 2018 mostrandone usi e differenze. Una poetica sociale che molti degli autori francesi sono stati negli anni in grado di riportare con una potenza ogni volta sconcertante e di cui hanno saputo mostrare ogni volta una sfumatura differente, sempre attinente alla loro contemporaneità (o all’universalità di alcuni temi) e, assieme, dimostrandosi cinematograficamente rilevante.
Nel 2022 l’autore sceglie di mettersi a tavolino per collaborare insieme a Romain Gavras, il quale dirige il suo quarto lungometraggio di cui vi parleremo in questa recensione di Athena, opera in Concorso alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia. Athena porta sul grande schermo una storia di scontri e di violenza generata dall’odio e dalla diffidenza sociale tra cittadini e istituzioni.
La trama (e rappresaglia) di Athena
Nel quartiere che dà titolo alla pellicola si consuma una delle rivolte più temibili e terribili che la Francia abbia mai dovuto affrontare. Scombussolamenti che hanno intaccato l’intera pianta topografica di Parigi, punteggiata da isolati e strade presi di mira e accesi da incendi e fuoco, destinati a non estinguersi con facilità o attraverso l’intervento delle forze dell’ordine. Sono infatti quest’ultime al centro di una controversia che ha attizzato inevitabilmente uno scontro che si respirava oramai nell’aria.
Dopo la pubblicazione e circolazione di un video diventato virale in cui un tredicenne straniero veniva lasciato per terra esanime, il fratello Karim (Sami Slimane) decide di vendicarlo. Un gesto che è assieme personale e bandiera per una comunità ghettizzata e continuamente brutalizzata. La risposta violenta a un’intolleranza che è diventata reciproca e che metterà un intero nucleo abitato contro la macchina istituzionale.
Le nuove generazioni della periferia francese
Ai sentimenti tumultuosi nati da una pace sociale ostacolata continuamente da insofferenze e odi, arrivati al punto da non poter più essere sopperiti, ma anzi pronti ad esplodere, nella sua sceneggiatura Ladj Ly aggiunge un portato famigliare che fa veramente la differenza. Non ricercando solamente la questione sociale alla base dei confronti fisici e letali tra vigilantes e poliziotti, la pellicola mostra internamente dinamiche che si rifanno a classi più ampie e che vengono rappresentate dai fratelli protagonisti.
All’anima fumantina e rivoluzionaria di Karim, forse anche delinquenziale ma mossa da un’ira esacerbata e vibrante, si distanzia la fede nella divisa e il suo farne parte di Abdel, agente interpretato da Dali Benssalah, che alla vita da strada ha scelto di diventare espressione del cambiamento. Ma la delineazione del quadro di Athena non finisce qui.
Perché ai due personaggi, certamente i più centrali nei fili da tirare all’interno delle dinamiche della pellicola, si aggiunge una generazione passata che è quella realmente criminale di un fratello maggiore spacciatore e trafficante d’armi, e quella futura ancora crudelmente trattata di cui il minore ucciso a soli tredici anni faceva parte.
Athena: storia di comunità e di famiglia
Un prisma di personalità, ma soprattutto di emblemi della società francese attuale, posti come stelle polari per un racconto che ne mostra le influenze reciproche e come, ad una mancanza di risposte o azioni pacifiche, sia arrivato il momento di rispondere con le mani. Quelle che impugnano pistole, fucili, che rubano cassaforti piene di artiglieria pesante per portare il terrore non in un quartiere che, in realtà, si dice di voler difendere, ma da puntare contro uno Stato che ha voltato le proprie spalle facendo morire troppi figli.
Una rappresaglia che in Athena si fa arena in cui muoversi scrutando ogni dettaglio di un campo che è diventato simile a quello di un fronte. Circondato dalle autorità mentre al proprio interno ci si organizza per attaccare, forti delle proprie convinzioni e di un credo con cui affrontare polizia e agenti a muso duro.
Una macchina che si aggira liberamente mentre i personaggi sfrecciano su un’ambulanza sequestrata in maniera coatta e si apprestano ad attaccare, spostandosi insieme come fossero un branco. Un vero e proprio esercito interno, fatto di tute tutte uguali per riconoscersi tra di loro, divisa che serve a dire “Questi siamo noi, noi esistiamo. Siamo parte di una sola famiglia, quella che giorno dopo giorno continuate ad abbattere.”.
La regia fluida e movimentata di Romain Gavras
Romain Gavras in Athena porta una regia che, fluidamente, riesce a spostarsi con morbidezza e agilità anche lì dove ci sono granate, feriti e fumi accecanti da dover superare. Piani sequenza come danze di una guerra che è quella sociale all’esterno e che nella pellicola si sdoppia nel sotto livello di quella personale.
Una fortezza in cui Gavras opera come una spia, osservando postazioni e organizzazione degli attacchi di un quartiere messo in subbuglio e forse destinato ad essere solo un’altra triste parabola di una disuguaglianza per cui si avrà ancora molto da combattere.
L’estetica della lotta
Alla potenza del testo Athena sovrappone quella delle immagini per una pellicola di un cinema, in particolare francese, che ripercorre tante opere del medesimo stampo, ma che possiede una cattiveria e un ferire tutto moderno. Un’estetica che esalta l’indignazione dei personaggi innalzando la compiutezza di un’operazione piena di grazia rabbiosa e dolorante.
Un film che aggredisce, virulento e assennato. Un’impetuosità però mai piena solo di se stessa, bensì di una giustizia che forse tarderà ad arrivare, ma di cui la settima arte continuerà a parlare, ad accendere e narrare.
Conclusioni
Athena guarda alla periferia francese contemporanea e ne riporta la rabbia e i conflitti sociali dell'attualità. Un'opera dalla regia estetica che non ha però paura di sporcarsi nel mezzo della lotta. Una storia di comunità e di famiglia, di fratelli e di scelte sbagliate.
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