Il film: Barbarian, 2022. Regia: Zach Cregger. Genere: Horror. Durata: 107minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Disney+, in lingua originale.
Trama: Una giovane donna si reca a Detroit per un colloquio di lavoro. Quando arriva al suo airbnb, scopre che questo è stato prenotato da un’altra persona e che la casa nasconde terrificanti segreti.
Negli Stati Uniti, Barbarian ha fatto faville. Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al San Diego Comic-Con il 22 luglio 2022 e successivamente al cinema dal 9 settembre, il film di Zach Cregger è riuscito a incassare oltre 42 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di 4,5 milioni di dollari. Quest’horror si è quindi presentato su Disney+ con un compito importante: mantenere alte le aspettative, riuscire a far comprendere perché un regista con un solo film alle spalle – il criticatissimo Miss Marzo (2009) – sia riuscito a centrare un horror con la sua prima incursione nel genere. Nella nostra recensione di Barbarian, analizzeremo la trama apparentemente intrigante del film, mettendone in luce al tempo stesso le difficoltà di mantenere un tono e un ritmo adeguati per supportare tematiche narrative che vorrebbero presentarsi come concettualmente “alte”.
La trama di Barbarian: una premessa intrigante
Tess (Georgina Campbell) si reca a Detroit per un colloquio di lavoro e decide di prenotare un airbnb dove alloggiare. Quando arriva a tarda notte, scopre che c’è stato un disguido: la casa è stata prenotata per le stesse date anche da un giovane di nome Keith (Bill Skarsgård), che vi si è già sistemato. Dato che tutti gli hotel sono al completo a causa di una convention in città, Tess decide di passare comunque lì la serata, su suggerimento di Keith, anche se non è del tutto convinta. La mattina dopo, quando è giorno, si rende conto che la casa è l’unica occupata in un quartiere molto fatiscente e abbandonato; ben presto scoprirà che c’è molto di più da temere di un semplice ospite inatteso.
Detroit accoglie, Detroit risucchia
Tematicamente parlando, probabilmente la miglior cornice dentro cui inserire e leggere l’incubo di Barbarian è quella dell’ostilità cittadina. In un luogo in cui la criminalità è dilagante, sembra plausibile che la paura degli “stranieri” rimanga inascoltata, perché le barbarie sono all’ordine del giorno. Anche venendo messi in guardia dal quartiere in cui si è affittato l’airbnb, sembra quasi che il destino dei forestieri sia già prestabilito: avete deciso di venire o fare ritorno a Detroit, dovrete immergervi completamente nella tempestosità di un soggiorno totalmente inospitale, che per tantissime persone corrisponde alla quotidianità.
C’è un’unica figura a cui – ancor meno delle altre – non è mai stata data una possibilità a Detroit e che vuole cercare di riscattarsi in ogni modo: la donna. Appannaggio di un sistema sociale che l’ha vessata e metaforicamente rinchiusa per secoli, personificatasi in un’entità misteriosa che abita i sotterranei di Detroit, forse è proprio una donna lontana nel tempo e nello spazio che chiederà a una donna moderna – bellissime le continue inquadrature sulle sneakers Stan Smith che Tess indossa, a volerne rimarcare l’appartenenza al mondo d’oggi – di redimerne la dignità.
Siamo sicuri che sia la mia casa?
All’interno dell’airbnb, i ruoli di proprietario, residente e ospite si intersecano continuamente; è nelle diverse accezioni di incertezza che questa abitazione porta con se che Barbarian (non a caso, quasi anagramma perfetto della parola “aribnb”) si eleva particolarmente, poggiandosi su una nuova variazione dell’home invasion in cui chi invade non necessariamente disturba, anzi, può essere funzionale al ribaltamento delle prospettive di esistenza di un villain.
Al di là dell’aribnb, il film fatica a trovare una propria dimensione, muovendosi tra lo humor, l’omaggio camp e la modernità, invadendo troppi campi semantici e generi per riuscire ad abitarne veramente uno. Idealmente, potremmo dividere il film in tre segmenti ben distinti, che presentano gli stessi punti di forza: ottime interpretazioni – risulta particolarmente vincente la storyline di Justin Long – una buona consapevolezza della messa in scena funzionale alla concretizzazione di un’atmosfera che possiamo capire perché abbia fatto impazzire nei cinema americani, ma che indubbiamente perde parte del suo fascino se trasposta in piattaforma.
Cosa rimane oltre all’intrattenimento?
Forse, il difetto maggiore di Barbarian risiede nell’esigenza di concettualizzare qualcosa di alto, che viene tuttavia incastonato negli archetipi di una maniera di fare horror ormai obsoleta e che rischia, inoltre, di non farsi comprendere pienamente. Non a caso, negli Stati Uniti Barbarian è stato elogiato soprattutto in funzione dell’esperienza cinematografica che ha regalato, del divertimento che ha unito gli spettatori, lasciando completamente da parte la coerenza narrativa e i sottotesti di cui vorrebbe farsi carico. A livello di intrattenimento, è impossibile dire qualcosa contro Barbarian – è esattamente la visione perfetta per il periodo di Halloween – ma, aprendo la porta dell’airbnb, viene da chiedersi se non si sarebbe potuto fare di più. Meglio lasciarsi dietro le chiavi della porta e non riflettere troppo: Barbarian può – e forse deve solo – divertire.
La recensione in breve
Oltre ad essere inospitale coi suoi protagonisti, Barbarian lo è anche con gli spettatori; è difficile comprenderne pienamente le logiche narrative senza vivere l'esperienza di visione in sala, dove quest'horror può adempiere la sua funzione intrattenitiva.
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Voto CinemaSerieTv