Il film: Beau ha paura, del 2023. Regia: Ari Aster. Cast: Joaquin Phoenix, Patti LuPone, Nathan Lane, Parker Posey. Genere: horror, commedia, grottesco. Durata: 179 minuti. Dove l’abbiamo visto: al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale
Trama: Beau deve compiere un viaggio fino alla casa della madre, ma qualcosa andrà per il verso sbagliato catapultandolo in una serie di situazioni estreme.
Tutto il cinema di Ari Aster si è basato sino a questo momento sull’avere paura. Abbiamo avuto paura entrando nella casa dei Graham in Hereditary – Le radici del male (ad oggi il suo film più puramente spaventoso), abbiamo affrontato le paure della solitudine insieme a Dani, la protagonista di Midsommar – Il villaggio dei dannati, e ora dobbiamo provare la stessa paura che blocca Beau, il protagonista di questo terzo lungometraggio interpretato da Joaquin Phoenix.
Film dal titolo esplicativo, che ci pone sin da subito all’interno di una personalità problematica quale è quella del protagonista, Beau ha paura intende far intraprendere un viaggio allo spettatore. Uno di quei viaggi anarchici, folli e complicati da seguire. Uno di quei viaggi che forse interessano davvero solo al regista.
Perché come vedremo nella nostra recensione di Beau ha paura, il terzo film di Ari Aster non accetta compromessi, risultando una visione talvolta affascinante, talvolta snervante, composta da momenti incredibili e cadute di stile impensabili. Un viaggio lungo tre ore che smarrisce continuamente la strada nonostante, a conti fatti, sia dritta e lineare. Ma è anche un film che sfugge a qualsiasi definizione, a dimostrazione che quella di Aster è una voce davvero singolare.
La trama: viaggio a casa di mamma
Beau (Joaquin Phoenix) è un cinquantenne solitario che vive in un condominio fatiscente in uno dei quartieri più strambi e pericolosi della città. Viene seguito costantemente da uno psichiatra (Stephen McKinley Henderson) che gli prescrive nuovi farmaci per abbassare le ansie e le paure paranoiche di Beau. Il protagonista, infatti, sembra avere un rapporto contraddittorio con la madre, famosa donna di successo nell’industria farmaceutica di nome Mona (Patti LuPone): lei è davvero troppo legata al figlio che la va a trovare in occasione del compleanno. Un rito che soffoca, anno dopo anno, il nostro Beau, vittima degli eventi.
In partenza per il viaggio verso la casa di sua madre, Beau vive una situazione particolare che gli sconvolgerà i piani, fino a portarlo a un’esperienza vicino alla morte. Mentre viene accudito da una famiglia che decide di prendersi cura di lui, Beau riceve una telefonata inaspettata: sua madre è morta all’improvviso. Ora il nostro deve per forza intraprendere un viaggio verso casa e riappacificarsi col cadavere del genitore.
Abbiamo scelto di riassumervi solo l’inizio del film, per non rovinarvi la sorpresa della scoperta delle varie situazioni che Beau è costretto ad affrontare. Basti sapere che man mano che il viaggio prosegue, l’esperienza di Beau (e di conseguenza dello spettatore) si farà sempre più fumosa, liquida e fluida, a cavallo tra immaginazione e realtà, tra percezione mentale e materia tangibile.
Joaquin Phoenix fa paura
Diciamo subito le cose più ovvie e semplici: Joaquin Phoenix regge alla grande sulle sue spalle tutto questo folle film. Nonostante una carriera di tutto rispetto, Phoenix sembra voler continuare a mettersi alla prova, dando vita a personaggi che se da un lato non potrebbero che avere il suo corpo e il suo volto, dall’altro funzionano proprio in virtù del talento dell’attore. Il suo Beau è veramente una persona fragile e costantemente a disagio, ricca di sfumature che a una prima visione si colgono solo impercettibilmente e questa caratterizzazione aiuta parecchio nel creare un collante tra le diverse sequenze del film.
Certo, non si tratta di una prova inedita per Phoenix (in qualche modo siamo “abituati” a vederlo interpretare personaggi sofferenti e sopra le righe), ma è indubbio che vederlo sullo schermo è sempre uno spettacolo. Ago della bussola per tutte le tre ore, Phoenix condividerà lo schermo con personaggi sopra le righe e al limite dell’assurdo, da Nathan Lane (nel ruolo di un esilarante padre di famiglia) a Parker Posey (in una delle scene più memorabili del film).
Il talento non basta
Ari Aster è un regista di talento e basterebbe vedere l’incredibile numero di idee visive e di regia presenti all’interno di questi 179 minuti per confermarlo. A volte ad Aster basta un leggero movimento di macchina per cambiare tono al film, altre riesce a costruire delle sequenze che colpiscono per la loro maestria, a sottolineare un percorso di crescita continuo e costante. Spiace ancora di più constatare, quindi, che Beau ha paura alla lunga risulta un film che perde di vista il pubblico per lasciarsi abbandonare alle più perverse ossessioni del suo autore.
Quasi come fosse una sceneggiatura abbandonata a lungo in passato le cui parti migliori erano state riprese e reinterpretate in Hereditary e Midsommar, Beau ha paura sorprende, è inaspettato, ma raramente coinvolge davvero.
Il che è davvero strano, perché nei suoi due film precedenti Aster era riuscito a rendere partecipe lo spettatore di tutte le stranezze all’interno della casa dei Graham e del villaggio svedese con una facilità e un trasporto da manuale. Qui, invece, manca quella chiarezza espositiva che possa davvero far comprendere al pubblico il motore della storia e le problematiche affrontate. Indeciso tra un tono umoristico (che funziona molto) e una serietà orrorifica, il film accusa la lunga durata per il contenuto che vuole proporre e nel modo in cui lo propone, cadendo, ogni tanto, in momenti al limite del kitsch (uno in particolare è davvero troppo per far sentire il pubblico, in quel momento, appagato). Dimostrazione dell’estro del regista e tentativo di smarcarsi dal genere horror, Beau ha paura è davvero una creatura strana inclassificabile, un film senza limiti che, però, di limiti doveva averne. Da amare e odiare continuamente, senza quella base solida sotto i piedi per poter davvero dimostrarsi un piccolo cult.
La recensione in breve
Beau ha paura è un lungo viaggio tra realtà e psicosi di un uomo interpretato da manuale da Joaquin Phoenix. Aster abbraccia il grottesco e lo unisco all'horror dando vita a uno strano film dove il talento registico sembra non bastare: troppo lungo per quello che vuole raccontare, troppo folle per essere una folgorazione, troppo scostante e anarchico per coinvolgere il pubblico. Il risultato è una voce unica e singolare, ma che sembra parlarsi un po' troppo allo specchio.
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