Il film: Campo di battaglia, 2024. Regia: Gianni Amelio. Cast: Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti, Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria Grazia Plos, Rita Bosello. Genere: Guerra, drammatico. Durata: 103 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival del Cinema di Venezia, in lingua originale.
Trama: Durante la Prima guerra mondiale, Giulio, che lavora come ufficiale in un ospedale militare, inizia in gran segreto a peggiorare le condizioni dei feriti più gravi affinché essi non possano essere rispediti al fronte e verso morte certa.
A chi è consigliato? A chi è interessato ad approfondire una parentesi della Prima guerra mondiale da un punto di vista differente.
Presentato in concorso all’81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Campo di Battaglia di Gianni Amelio vede protagonisti Alessandro Borghi e Gabriel Montesi in una pellicola che ha il merito di portare alla luce un tema poco conosciuto: quello dei soldati autolesionisti durante la Prima Guerra Mondiale, uomini disperati che, pur di non dover far ritorno al fronte, preferivano autoinfliggersi ferite anche molto gravi.
Il film ha la capacità di porre lo spettatore di fronte a un importante dilemma morale, stimolando una profonda riflessione sui concetti di giusto e sbagliato in un contesto dalla scarsa moralità come quello della guerra. Tuttavia, a un certo punto Campo di Battaglia sembra perdere il proprio focus narrativo, risultando diviso in due parti distinte e slegate tra loro, ognuna funzionante ma incapace di dialogare con l’altra in modo coerente.
Giulio e Stefano
1918. Stefano (Gabriel Montesi) e Giulio (Alessandro Borghi), due medici ufficiali nonché amici d’infanzia, lavorano all’interno dello stesso ospedale militare, dove si prendono cura dei feriti che arrivano dal fronte. Il primo, ossessionato dal dovere e da una visione rigida del mondo, si dedica a smascherare i soldati che si autoinfliggono ferite per sfuggire al campo di battaglia. Il secondo, invece, più tollerante e interessato alla ricerca scientifica, prova una profonda compassione per questi ragazzi e, andando contro agli obblighi morali della propria professione, aggrava volontariamente le condizioni dei pazienti, in modo che essi non siano costretti a tornare sul campo di battaglia. Intanto, in ospedale arriva anche Anna (Federica Rossellini), un’amica comune dei due, che lavora come volontaria della Croce Rossa e che inizia subito a sospettare del sabotaggio di Giulio. A complicare ulteriormente la situazione, la devastante epidemia di febbre spagnola, che si diffonde dal fronte e minaccia di coinvolgere anche i civili…
Un fenomeno sconosciuto
Nel film Campo di Battaglia viene affrontato un tema poco conosciuto o spesso ignorato nella narrazione storica della Prima Guerra Mondiale: quello dei soldati autolesionisti. Questi uomini, sopraffatti dall’orrore e dalla disperazione delle trincee, arrivavano a infliggersi volontariamente ferite gravi pur di evitare il ritorno al fronte. Si trattava di un atto disperato e radicale, dettato dalla paura e dalla voglia di sopravvivere a qualsiasi costo. In un contesto in cui la morte e la mutilazione erano all’ordine del giorno, il dolore autoimposto appariva infatti come un’alternativa preferibile all’essere mandati a combattere.
Il fenomeno dell’autolesionismo tra i soldati rifletteva il trauma psicologico collettivo della guerra, un trauma che non sempre si esprimeva con la follia o con il disturbo post-traumatico da stress, ma con gesti estremi di autoconservazione. Tuttavia, questi uomini venivano spesso trattati con disprezzo dai propri commilitoni e dai superiori, considerati codardi o traditori. Il film di Amelio porta alla luce questo aspetto oscuro della guerra, mostrando come anche gli atti più disperati siano una forma di resistenza umana agli orrori bellici, e come la guerra stessa possa distorcere i concetti di coraggio, onore e sopravvivenza
Dilemma morale
Il film pone lo spettatore di fronte a un dilemma morale complesso e piuttosto scomodo: fino a che punto è lecito violare il giuramento di un medico per salvare una vita dalla brutalità della guerra? Giulio si trova a prendere decisioni poco ortodosse quando, per evitare che i suoi pazienti siano costretti a tornare in trincea, aggrava deliberatamente le loro condizioni. Ma, pur essendo mosso da una profonda compassione e dal desiderio di proteggere questi uomini dagli orrori del conflitto, il suo metodo di resistenza alla guerra potrebbe risultare non condivisibile da tutti.
Campo di battaglia ci porta così a riflettere su cosa sia realmente “giusto” in un contesto in cui la moralità è già distorta dalla violenza e dalla disperazione. Se da un lato il protagonista è ritratto come il “buono” della situazione, il suo comportamento solleva inevitabilmente degli interrogativi: le sue azioni, sebbene guidate da nobili intenzioni, sono davvero legittime? Salvare una vita a costo di danneggiare irreparabilmente l’integrità fisica di un soldato è un atto di bontà o di tradimento del ruolo di medico? Amelio ci costringe a confrontarci con queste domande senza offrire risposte semplici, sottolineando la complessità delle scelte morali in tempo di guerra e invitando il pubblico a riflettere su cosa significhi davvero salvare una vita.
Due film in uno
Nonostante l’interpretazione intensa e mai calante dei due protagonisti, la narrazione sembra essere divisa in due parti distinte: la prima segue la missione di Giulio nel suo obiettivo di evitare che i soldati, stremati dalla guerra, siano costretti a tornare sul campo. Nella seconda, invece, l’attenzione si sposta bruscamente sulla diffusione dell’epidemia di spagnola, che travolge il fronte e minaccia anche la popolazione civile.
Nonostante entrambi i segmenti del film funzionino bene singolarmente, il passaggio dall’uno all’altro è troppo netto, creando una sensazione di discontinuità. Questo cambio di focus narrativo, fa perdere al film parte della sua coerenza, lasciando lo spettatore con l’impressione che le due metà della storia non dialoghino abbastanza tra loro e diluendo l’impatto complessivo dell’opera.
La recensione in breve
Il film ha la capacità di porre lo spettatore di fronte a un importante dilemma morale, stimolando una profonda riflessione sui concetti di giusto e sbagliato in un contesto dalla scarsa moralità come quello della guerra. Tuttavia, a un certo punto Campo di Battaglia sembra perdere il proprio focus narrativo, risultando diviso in due parti distinte e slegate tra loro, ognuna funzionante ma incapace di dialogare con l'altra in modo coerente.
Pro
- L'interpretazione mai calante dei due protagonisti
- Ha il merito di portare alla luce un fenomeno sconosciuto ai più
Contro
- Il film è diviso in due parti che non dialogano tra loro
- Voto CinemaSerieTV