Il film: Chiara, del 2022. Regia di Susanna Nicchiarelli. Cast: Margherita Mazzucco, Andrea Carpenzano, Carlotta Natoli, Paola Tiziana Cruciani. Genere: Drammatico, biografico. Durata: 106 minuti. Dove lo abbiamo visto: alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2022, in lingua originale.
Trama: Il film percorre la vita e le opere miracolose di Santa Chiara ai suoi inizi, dall’abbandono della vita nella casa del suo nobile padre fino alla fondazione di un ordine tutto al femminile.
Nel 2020 Miss Marx passava alla Mostra del Cinema di Venezia conquistando una buona parte di critica, pur non soddisfacendo completamente le aspettative. La pellicola è giunta fino ai David di Donatello dell’anno successivo, aggiudicandosi i premi per i miglior costumi, per la miglior composizione e per il miglior produttore andato a Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, che sostenendo l’occhio della regista e sceneggiatrice Susanna Nicchiarelli avevano permesso all’autrice di dipingere il ritratto della figlia del famoso filosofo mostrandone virtù e contraddizioni.
Un’operazione, dunque, che pur non classificandosi tra i film più riusciti di quella precisa stagione era stata comunque in grado di sapersi ritagliare un proprio spazio nel panorama nostrano e a far avanzare ancora di un passo la carriera della sua autrice. In fondo, anche se è passato del tempo, Miss Marx viene ancora ricordato come un ottimo prodotto soprattutto per la fattura e l’assemblaggio delle meritevoli maestranze italiane, facendosi punto più interessante del cinema di Nicchiarelli, che ha deciso di proseguire il suo percorso nell’esplorazione delle figure femminili nelle varie epoche.
Ma come attestiamo nella recensione di Chiara, col suo film successivo la cineasta si spoglia sostanziosamente degli abiti sontuosi che aveva fatto indossare alla sua opera Miss Marx, sicuramente volendo mantenere una coerenza semantica con il voto di povertà dell’icona cristiana diventata poi santa, che risulta però così essere priva di qualsivoglia sguardo artistico.
La trama di Chiara
Ripercorrendo nel corso degli anni il giuramento di fede verso il Signore Gesù Cristo, la giovane Chiara vuole distaccarsi dall’ordine instituito da Francesco così da permettere la nascita di un nuovo nucleo religioso composto semplicemente da sorelle minori. Nessuna badessa, nessuna suora in vena di comandare o legiferare. Solamente un gruppo di fedeli decise a viaggiare per il mondo aiutando le persone e portando in giro la parola di Dio, spingendo affinché le letture venissero declamate in volgare per poter diffondere ancora più capillarmente il Verbo.
Una crescita nel corso degli anni di una congrega sempre più popolosa, ma costretta a confrontarsi con la posizione di svantaggio in cui le donne vivevano al tempo. Viste come serpenti tentatrici impossibilitate a ricoprire ruoli che andavano contro quanto detto nel Vangelo, obbligate a dover sottostare a dei codici che le rilegavano e opprimevano pur nel loro voler solamente agire per il bene, un desiderio a quanto pare irrealizzabile prima del coraggio e della tenacia di Chiara.
Il cammino e i miracoli di Santa Chiara
Sebbene quello della Santa è un nome conosciuto e rinomato tanto per i professanti di fede, quanto per coloro che hanno solo un’infarinatura generale della religione cristiana, è pur vero che il lavoro apportato all’immagine che della donna si ha in Chiara ne limita la comprensione del carattere, ma ancor più del suo cammino nella lotta tra la Chiesa e la vita monacale.
I salti nel tempo apportati da Nicchiarelli contribuiscono a rendere confuso il progredire delle scene, che dovrebbero seguire lo sviluppo del credo attorno alle sue opere e al consolidamento di un circolo di donne che si unirono per sostenere e pregare Santa Chiara e i suoi miracoli. Ma che in verità sorvolano forse intenzionalmente, forse ingenuamente, le congiunture nodali, quelle che dovrebbero accompagnare la comprensione e la conoscenza della protagonista, impedendoci così di poter godere del film a lei dedicato.
Una vita e un film modesti
Un dare per scontato che non aiuta una presunta poeticità che la pellicola vorrebbe restituire, appellandosi alla modestia della sua protagonista e cercando nella medesima maniera di raccontarne la strada da lei tracciata. Quello che se ne intuisce è semmai un montaggio basilare di scene che dovrebbero in qualche modo inquadrare i punti principali di un’esistenza devota e luminosa, anche negli istanti di più nero sconforto.
L’indigenza registica, però, e la pauperistica visione d’insieme non elevano il valore e la credibilità religiosa della protagonista, bensì ne influenzano un contorno e una fattura minimali, portati quasi ad annullarsi.
Gli interpreti Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano
Non contribuisce l’espressività della protagonista Margherita Mazzucco, conosciuta per L’amica geniale, né tanto meno il Francesco dalla cadenza romana di Andrea Carpenzano. E nemmeno l’aria musicale di Chiara, che non si ha nemmeno il coraggio di voler portare fino in fondo, accendendo di sporadici momenti di letizia la pellicola e trascurandoli come sembra aver fatto con il resto della ricostruzione.
Un’opera con una protagonista dalle grandi gesta, che non è stata però in grado di contribuire ad innalzare la sua stessa pellicola. Un altro quadro del femminile che Susanna Nicchiarelli cerca di delineare, ma che dopo la grinta e la prospettiva di Miss Marx, ma ancor più del suo miglior film fino ad ora Nico, 1988 non è riuscita più a rinvigorire, né tanto meno adeguatamente a tratteggiare.
Conclusioni
Susanna Nicchiarelli vuole continuare nell'esplorazione dei suoi ritratti al femminile non riuscendo nell'intento con il suo film Chiara. La pellicola è modesta certamente come la vita vissuta dalla santa, ma allo stesso tempo priva di appiglio e di interesse in qualsiasi sua parte.
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