Il film: Come pecore in mezzo ai lupi, 2023. Regia: Lyda Patitucci.
Cast: Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli, Tommaso Ragno. Genere: Noir. Durata: 100 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima.
Trama: Vera è un’agente sotto copertura della Polizia. Viene incaricata di infiltrarsi in una banda internazionale di rapinatori, e scopre che uno di loro è suo fratello minore Bruno, con cui ha rotto i rapporti da tempo.
Una patina nera ricopre velocemente i capelli di Vera, interpretata da Isabella Ragonese. Il suo personaggio sta colorando i capelli di un nero corvino, per entrare meglio nel ruolo che assume, quello di autista di un gruppo di trafficanti balcanici. In realtà Vera è un agente sotto copertura. Ma in quella patina nera c’è un po’ tutto il senso del film che vi raccontiamo nella recensione di Come pecore in mezzo ai lupi, al cinema dal 13 luglio, opera prima di Lyda Patitucci, già regista di seconda unità di film come Veloce come il vento e il Primo Re, per la regia di Matteo Rovere. E infatti è la sua Groenlandia a produrre il film, segno che Rovere, oltre che come regista, è un abile scopritore di talenti. Lo è sicuramente Lyda Patitucci, che dipinge un film a tinte scure, scurissime, e lavora nella direzione che proprio Rovere, con il suo cinema e le sue serie, prova a fare: recuperare il cinema di genere che in Italia non si fa più, e fare al contempo un tipo di cinema che solitamente non definiamo italiano. Come pecore in mezzo ai lupi è un riuscito neo noir all’europea, che non segue i modelli americani ma trova una propria via. Una storia a tinte forti, con una grande attenzione ai personaggi e ottime prove attoriali.
La trama: Isabella Ragonese, agente sotto copertura
Vera (Isabella Ragonese) è un’agente sotto copertura della Polizia. Viene incaricata di infiltrarsi in una banda internazionale di rapinatori, e scopre che uno di loro è suo fratello minore Bruno, con cui ha rotto i rapporti da tempo. Bruno (Andrea Arcangeli) è appena uscito di prigione, non ha un soldo e vuole partecipare al colpo per ricominciare tutto insieme a sua figlia Marta. Vera e Bruno si ritrovano improvvisamente uno di fronte all’altra, in ruoli opposti e obbligati a mantenere il segreto che li lega: vecchie ferite riemergono, e i due saranno costretti a fare delle scelte che metteranno a dura prova il raggiungimento dei reciproci obiettivi.
Isabella Ragonese come Lisbeth Salander
A colpire, fin dalle prime scene, è il look di Isabella Ragonese. I capelli sono corti, corvini, appena tinti di nero. Come sono neri i contorni degli occhi, quelle occhiaie che dimostrano fatica, sofferenza. Il piercing sopra il labbro, agli angoli della bocca, dove la sua Vera ha anche una vistosa cicatrice, è un altro segno di una vita vissuta ai limiti. A muso duro di fronte alla vita, la Vera di Isabella Ragonese sembra la Lisbeth Salander di Noomi Rapace di Uomini che odiano le donne. Si tratta di una caratterizzazione straordinaria, un personaggio dal cuore nero, da parte di una delle attrici con il volto più solare e gentile del nostro cinema.
Andrea Arcangeli lavora sul corpo
Ma anche il lavoro di Andrea Arcangeli è da ammirare. È bravissimo a lavorare sul corpo. Scordatevi l’aitante Yemos della serie Romulus o l’atletico Roberto Baggio de Il Divin Codino, quasi dei semidei. Il Bruno di Andrea Arcangeli è emaciato, sofferente. Il volto allampanato, lo sguardo affebbrato sono quelli di una persona che non sta bene, che vive ai margini. I baffi e un cappello in testa rendono ancora più particolare questo volti. Entrambi hanno delle vite in bilico, forse già spezzate: un amore ormai perduto, una figlia che sul punto di perdere. Diversi ma uguali, Vera e Bruno sono legati.
Lyda Patitucci ha un forte senso dei personaggi
Come pecore in mezzo ai lupi è cinema noir. Lo è nella struttura, nell’anima e nei colori. Quella patina di nero che, nella prima scena, cala sui capelli di Vera, è quella che, in fondo, caratterizza tutto il film. Come pecore in mezzo ai lupi è ricoperto da una tinta nera che si trasforma in varie sfumature di grigio. È un grigio livido, che vuole raccontarci di un mondo senza speranza, ambientato com’è in una Roma disumana, impersonale e inospitale. La regia di Lyda Patitucci è potente, sicura, ricercata ma mai virtuosistica, volta a dare ulteriore forza alla storia e ai suoi personaggi. Lyda Patitucci ha un forte senso dei personaggi, per l’azione e per il movimento dei corpi nello spazio. E anche per i volti, spesso ripresi in primissimi piani. Ma anche una grande attenzione ai dettagli. Fate caso a quel regalo che Bruno fa alla bambina. A quel cane che a tratti compare. O a quel secchio a lato di una stanza a cui Vera, per un attimo, presta attenzione. Piccole cose che dicono qualcosa in più dei personaggi o della storia. è anche da questi particolari che si vede un grande regista.
Un noir all’europea
Come pecore in mezzo ai lupi funziona a tre livelli. La trama noir, le vite personali dei protagonisti, e la religione, intesa come una gabbia opprimente, formale e vuota, un punto di riferimento fasullo per persone che sostengono dei valori e, nella vita, fanno esattamente il contrario. La frase “come pecore in mezzo ai lupi” è presa dal Vangelo Secondo Matteo (“Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”). Ha senso come titolo del film non solo per la fede professata da alcuni dei personaggi (il padre di Vera e Bruno, santone di una setta cristiana, interpretato da Tommaso Ragno, il boss criminale che conosce a memoria l’Ecclesiaste). Ma anche perché rappresenta la condizione di Vera e Bruno, persone che in fondo sono buone e sono costantemente in pericolo in mezzo a gente spietata e senza alcuna remora. Lyda Patitucci firma un noir solido e a tratti commovente, restando lontana da certe declinazioni americane del genere, ma pensando piuttosto a una via europea. In questo senso, ci ha ricordato alcune cose di Audiard. Il suo è un ottimo esordio.
La recensione in breve
Nella recensione di Come pecore in mezzo ai lupi vi abbiamo parlato di un riuscito neo noir all’europea, che non segue i modelli americani ma trova una propria via. Una storia a tinte forti, con una grande attenzione ai personaggi e ottime prove attoriali.
- Voto CinemaSerieTv