Il film: Come per disincanto, 2022. Regia: Adam Shankman. Cast: Amy Adams, Patrick Dempsey, Gabriella Baldacchino. Genere: Fantastico, musicale. Durata: 121 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Disney+, in lingua originale.
Trama: Quindici anni dopo il loro “vissero per sempre felici e contenti”, Giselle, Robert e Morgan si trasferiscono da Manhattan in una nuova casa nel sobborgo di Monroeville.
Avevamo sperato tutti, anni fa, che arrivasse un sequel di Come d’incanto. La fiaba della principessa Giselle (Amy Adams) che, dal magico mondo di Andalasia, piomba nella caotica New York City ed è costretta ad adattarsi alla vita reale, ha segnato l’infanzia o l’adolescenza di molti di noi, ma non solo. Che fosse per il suo approccio unico alla classico racconto in stile Disney, per un Patrick Dempsey inedito o per il suo mix perfetto tra musical e fiaba contemporanea, Come d’incanto ha conquistato grandi e piccini, arrivando addirittura a guadagnarsi tre nomination agli Oscar 2008 per le canzoni composte da Alan Menken e Stephen Schwartz. Oggi, alla storia di Giselle e Robert (Dempsey) si aggiunge un nuovo capitolo: Come per disincanto – E vissero felici e contenti, il sequel tanto atteso e chiamato a gran voce, approdato su Disney+. Cosa succederebbe se l’ingenuità di Giselle prendesse un risvolto indesiderato? Se una serie di cambiamenti stessero minacciando di rompere un equilibrio familiare che si è faticato ad assemblare? Questi sono gli interrogativi principali con cui gioca la trama del film e che analizzeremo nella nostra recensione di Come per disincanto.
Come per disincanto, la trama: benvenuti a Monroeville
Sono passati 10 anni dall’incontro e matrimonio di Giselle (Amy Adams) e Robert (Patrick Dempsey), che sono rimasti a vivere a New York. Tuttavia, Giselle si rende conto di essere ormai stufa della vita in città, con una nuova figlia da accudire e un’altra in piena fase adolescenziale. Così, dedice di trasferire la sua famiglia in crescita nella pacifica comunità suburbana di Monroeville alla ricerca di una vita più fiabesca, che possa in qualche modo riportarla con la mente alla spensieratezza di Andalasia. Sfortunatamente, questa decisione non si rivela semplice come aveva sperato: la periferia ha una serie di regole completamente nuove a cui la famiglia fatica ad abituarsi e un’ape regina locale, Malvina Monroe (Maya Rudolph), che fa sentire Giselle più fuori posto che mai. Frustrata dal fatto che il suo “vissero per sempre felici e contenti” non sia stato così facile da trovare, si rivolge alla magia di Andalasia per chiedere aiuto, trasformando accidentalmente l’intera città in una vera e propria favola e mettendo in pericolo la felicità futura della sua famiglia. Nel corso del film, vedremo dunque Giselle impegnata in una corsa contro il tempo per annullare l’incantesimo e stabilire cosa significhi davvero “vissero felici e contenti” per lei e la sua famiglia.
Il disincanto di Morgan
La prima qualità indiscutibile di Come per disincanto, è che ritroviamo ogni membro del cast come lo avevamo lasciato nonostante gli anni passati e, anzi, otteniamo addirittura di più: finalmente sentiamo Robert cantare! Ma chi ruba veramente la scena è Morgan, personaggio da cui scaturisce realmente il conflitto di Disincanto. Spostarsi dalla Grande Mela a un quartiere suburbano è la cosa più difficile del mondo se sei una teenager. Quella che avevamo lasciato come la piccola figlia di Robert e che ha sempre desiderato avere Giselle come mamma, ora è una giovane donna che ha lasciato da parte l’immaginazione e la sua passione per le fiabe. Morgan chiama Giselle mamma ma, con molta fatica, cerca di sopportare le sue continue performance canore o il fatto che non abbia ancora capito cosa significhi parlare in tono sarcastico. In questa Suburbia grottesca, in stile Vivarium per ragazzi, che risucchia ogni stimolo e linfa vitale che una metropoli porta con sè, è proprio la sofferenza di Morgan a rendere Giselle triste. D’altronde, una mamma vuole solo il meglio per la propria figlia, e Giselle non riesce a capire che, ormai, la magia di Andalasia è solo un ricordo lontano per Morgan.
Le difficoltà nel parlare al pubblico di oggi
Di Come d’incanto rimangono diverse caratteristiche: torna la tecnica mista, a metà fra il cartone animato e il live-action, i simpaticissimi amici animaletti di Giselle, i numeri musicali e lo scontro fra mondo fiabesco e mondo reale che aveva caratterizzato il primo capitolo. Non si raggiungono le vette del film del 2007, che chiedeva di essere letto da un pubblico di bambini e ragazzi ancora estraneo ai social e poco esposti al continuo flusso di informazioni e, soprattutto, immagini, che ci attraversa continuamente. Come per disincanto, funziona poco per i “nuovi” spettatori, ma di sicuro è una gradevole sorpresa per i fan di vecchia data, che avevano assistito per la prima volta a un esperimento inedito nel genere della fiaba: cacciare la principessa dal suo regno fatato e farla riemergere – letteralmente – dai tombini di New York, in mezzo allo smog e alla sporcizia di una metropoli in cui nessuno sa cosa sia il lieto fine.
Non c’è la vastità geografica e ideologica che New York porta con sè a fare da sfondo a Come per disincanto; si opta per un racconto dalla dimensione più intima e famigliare, forse cercando di avvicinare quella che era partita come una storia inedita ma comunque legata agli stilemi della fiaba all’aridità del presente e alle difficoltà che tutte le famiglie devono affrontare. Così facendo, indubbiamente il film assume una luce nuova, più contemporanea e meno fiabesca – per quanto scenograficamente pomposo, ricco di colori e con una fotografia vibrante come il primo capitolo – ma perde un po’ della sua luce. Quella che ci aveva fatto credere che, per essere principesse nel mondo reale, bastava trovare la propria famiglia, che il nostro “per sempre felici e contenti” abbia a che fare con l’essere persone gentili e venire ricambiati.
Un prodotto riuscito a metà
Amy Adams, Patrick Dempsey, Gabriella Baldacchino e una sempre simpatica Maya Rudolph, ce la mettono tutta per trasportare gli spettatori in una storia di crescita, cambiamento e legami famigliari. È bellissimo rivedere i propri personaggi preferiti, chiudere gli occhi e cercare di ritornare con la mente alla nostra infanzia. Eppure, rimane forte una convizione: che il primo Come d’incanto sia stato molto più “moderno” di questo secondo capitolo, che abbia già trattato – forse anche in anticipo sui tempi – il tema del rottura del nucleo famigliare e delle difficoltà di educare un figlio da soli. New York era la cornice perfetta per disgregare il cuore della favola antica, Monroeville quella per cercare di farci vivere ancora un po’ di magia: a noi spettatori altro non rimane che il disincanto, la consapevolezza che è impossibile replicare il successo di una fiaba già ardita e moderna nel 2007 e che le bacchette magiche non possono chiuderci gli occhi di fronte a un prodotto riuscito solo a metà.
La recensione in breve
Come per disincanto ci lascia con la consapevolezza che sia impossibile replicare la perfetta sinergia tra mondo fiabesco e realtà effettiva del primo capitolo; il cast non delude in alcun modo e sarà una visione sicuramente emozionante per i fan di vecchia data, mentre faticherà a stabilire un dialogo con le nuove generazioni.
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Voto CinemaSerieTv