Il film: Cosa mi lasci di te, 2020. Regia di: Andrew e Jon Erwin. Cast: KJ Apa, Britt Robertson, Gary Sinise, Shania Twain, Melissa Roxburgh, Nathan Parsons, Abigail Cowen. Genere: Drammatico, sentimentale. Durata: 115 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.
Trama: La vera storia di Jeremy Camp, icona americana della musica cristiana, e del suo incontro con la prima moglie Melissa.
Diretto dai registi e produttori cinematografici Andrew e Jon Erwin, Cosa mi lasci di te porta sullo schermo la vera storia del cantautore icona della musica cristiana contemporanea Jeremy Camp e della sua prima moglie Melissa, morta di tumore a soli 21 anni. Il film, che vede KJ Apa e Britt Robertson nei panni dei due giovani protagonisti, è stato distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi il 13 marzo 2020 ed è approdato sulla piattaforma di Prime Video il seguente 27 marzo.
Come vedremo nella nostra recensione di Cosa mi lasci di te, questa pellicola ha il merito di affrontare il difficile rapporto tra speranza e dolore in modo piuttosto sincero, seppur le vicende siano condite da una buona dose di retorica e supportate da una sceneggiatura un po’ superficiale.
La trama di Cosa mi lasci di te: un amore più forte del destino
È il 1999 quando Jeremy Camp (KJ Apa), un ragazzo originario dell’Indiana, lascia la sua famiglia per trasferirsi al Calvary Chapel College di Murrieta, in California. La sera stessa del suo arrivo, Jeremy si reca al concerto della band canadese the Kry, dove fa subito la conoscenza del frontman del gruppo nonché suo idolo musicale, Jean-Luc (Nathan Parsons). Ma qui conosce anche Melissa (Britt Robertson) – studentessa del medesimo college e grande amica di Jean-Luc – con la quale entra subito in sintonia. Basta poco, infatti, che i due inizino a provare qualcosa l’uno per l’altra; un sentimento che provoca presto una rottura tra la ragazza e Jean-Luc, segretamente innamorato di lei. A causa di questa frattura, Melissa decide di chiudere la relazione con Jeremy che, nel frattempo, torna in Indiana dalla famiglia per le vacanze di Natale. A pochi giorni dalla sua partenza, però, Jean-Luc chiama il ragazzo per comunicargli che Melissa sta molto male e chiedergli di tornare.
La vera storia dietro al film
Come abbiamo già detto nell’introduzione, quella raccontata in Cosa mi lasci di te è la vera storia del musicista cristiano Jeremy Camp e della relazione con quella che sarebbe diventata la sua prima moglie, Melissa Henning. Accomunati dalla medesima profonda fede, i due si conobbero durante un concerto nel 1999 per poi innamorarsi immediatamente. L’idillio, però, durò poco: alla ragazza fu infatti diagnosticato un cancro ovarico al terzo stadio. Nonostante ciò e complice anche la regressione della malattia, Jeremy e Melissa si sposarono il 21 ottobre del 2000, sperando che il peggio fosse passato. Ma la ricomparsa del cancro dopo la luna di miele condusse la giovane alla morte a soli 21 anni, il 5 febbraio 2001. Molte delle prime canzoni di Camp riflettono proprio questa drammatica esperienza dell’artista; “I Still Believe”, il primo brano scritto dopo la morte di Melissa, diventerà poi il titolo dell’omonimo libro autobiografico nonché colonna sonora del film, nella cui produzione Jeremy Camp è stato direttamente coinvolto.
Il rapporto tra speranza e sofferenza
Il film dei fratelli Erwin ha sicuramente il merito di affrontare il complesso rapporto tra la speranza e il dolore, indagandolo in modo piuttosto sincero. Emblematica è una scena alla fine del film, in cui Jeremy cerca nelle parole del padre un senso alla tremenda e inspiegabile tragedia che sta vivendo. Lui spiega al ragazzo che non sempre riusciamo a capire ciò che ci accade ma che non dobbiamo mai perdere la speranza o smettere di essere grati per ciò che abbiamo.
La mia vita non è piena malgrado le delusioni che ho subito ma è piena grazie a loro.
È ovvio come, una visione di questo tipo, possa risultare eccessivamente retorica e poco convincente per molti degli spettatori; ma rientra appieno in quello che è l’obiettivo dei due registi cristiani: elogiare la forza di una fede incrollabile.
La differenza tra la versione italiana e quella originale
La differenza tra la versione italiana e quella in lingua originale di Cosa mi lasci di te è davvero sostanziale: la produzione nostrana, infatti, presenta dei dialoghi talmente modificati da cambiare quasi totalmente il messaggio del film. La versione originale pensata dai fratelli Erwin porta con sé una retorica profondamente cattolica, che rende la religione la motivazione principale dietro tutte le scelte dei suoi protagonisti. Dio viene nominato costantemente, anche nelle conversazioni più ordinarie, e visto come artefice assoluto di tutto ciò che accade nelle vite di Jeremy e Melissa. Nel doppiaggio italiano, invece, il Creatore non viene mai citato, sostituito con concetti come quello di “destino” o “universo”. Nemmeno il fatto che il protagonista sia un cantautore di matrice cristiana viene mai minimamente accennato, così come il titolo stesso del film – in inglese “I Still Believe” (Ci credo ancora) – denota una chiara volontà di eliminare ogni più piccolo riferimento alla religione.
Il cast di Cosa mi lasci di te
Per dare vita a questa vicenda fatta di dolore e speranza, Andrew e Jon Erwin hanno scelto KJ Apa, attore e musicista neozelandese conosciuto soprattutto per il ruolo di Archie Andrews della serie tv Riverdale, e Britt Robertson, nota per aver preso parte a show televisivi come Life Unexpected e Under the Dome e a pellicole quali Tomorrowland – Il mondo di domani e Lo spazio che ci unisce. Due interpreti molto amati – in particolare dai più giovani – che in questo film dimostrano di avere una buona chimica, sebbene la sceneggiatura sembra non permettere mai ai loro personaggi di vivere il dolore fino in fondo. Tra il cast di supporto spicca sicuramente l’interpretazione sobria e silenziosa di Gary Sinise, che qui interpreta il padre di Jeremy.
La recensione in breve
Cosa mi lasci di te è una pellicola sentimentale ha il merito di affrontare il difficile rapporto tra speranza e dolore in modo piuttosto sincero, seppur le vicende siano condite da una buona dose di retorica e supportate da una sceneggiatura un po' superficiale. Buone le interpretazioni dei due attori protagonisti che dimostrano di avere una discreta chimica sullo schermo.
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