Il film: Dampyr, 2022. Regia: Riccardo Chemello. Cast: Wade Briggs, Frida Gustavsson, Stuart Martin, David Morrissey. Genere: Horror, cinecomic. Durata: 120 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima, in lingua italiana.
Trama: Quando un vampiro e una donna umana fanno un figlio, questo diventa un Dampyr, metà umano e metà vampiro. Harlan lo fa per finta, imbrogliando i superstiziosi abitanti dei paesini dei Balcani. Incontrando dei veri vampiri capirà di avere dei poteri.
Walk On The Wild Side di Lou Reed risuona beffarda in una delle prime sequenze di Dampyr. Beffarda perché Lou Reed l’aveva dedicata a New York, e invece siamo in un paesino dei Balcani, nel 1992, raso al suolo dopo la guerra. E allora quella passeggiata sul lato selvaggio acquista un altro senso. Nella recensione di Dampyr, il film tratto dal famoso fumetto della Sergio Bonelli Editore, in uscita al cinema il 28 ottobre dopo la prima assoluta al Lucca Comics & Games, vi parleremo di questo nuovo cinecomic italiano, ma anche del primo step di qualcosa di molto più grande. Con la nascita della Bonelli Entertainment, la casa editrice italiana (che non a caso può essere definita la nostra “casa delle idee”), punta a diventare come la Marvel, cioè a creare il proprio universo narrativo multimediale, tra cinema e serialità e videogames, e a gestirlo in prima persona.
Nel passato molti progetti, non controllati direttamente, non erano andati bene. Dampyr è un film riuscito solo in parte: attori e sceneggiatura non ci sembrano all’altezza, musiche e scenografie sì. Ma è importante, appunto, proprio perché va considerato la prima mossa di una sorta di Bonelli Cinematic Universe.
La trama: Il figlio del vampiro
Quando un vampiro e una donna umana fanno un figlio, questo diventa un Dampyr. È un essere molto particolare, metà umano e metà vampiro. Ma ha, nel suo sangue, il potere per sconfiggere i vampiri. Harlan (Wade Briggs) non è consapevole di esserlo: e gira per i superstiziosi paesini dei Balcani per liberare i cimiteri da spiriti e vampiri, bofonchiando qualche parola in latino (e in italiano) e mettendo in atto una truffa. Incontrando dei veri vampiri, però, capirà di avere dei poteri. Il suo sangue, infatti, è letale per i vampiri. L’incontro con Tesla (Frida Gustavsson), vampira che si vuole liberare dal suo padrone, lo porterà a diventare un supereroe. Ma con un lato molto umano.
Dampyr: un film anni Novanta
La prima sensazione che abbiamo, e che viene confermata da tutto il film, è che Dampyr sia un film anni Novanta, o fine anni Ottanta, per tutta una serie di motivi. C’è, nel film, da un lato una continua voglia di stupire con effetti speciali e recitazioni a effetto, il che regala al film un mood tonitruante e pomposo; dall’altro lato, questi effetti e questi attori ci sembrano molto ingenui. La sceneggiatura, e probabilmente la direzione, non li aiuta. Perché per tutto il film gli attori (a nostro avviso non eccezionali) cercano di colpire, di stupire, ma lo script non li aiuta ad approfondire molto i personaggi.
Un grande B-Movie
Così, l’impressione di Dampyr è quella di essere un grande B-Movie, con effetti e attori che appartengono a quella tipologia di film. Ma la cosa non è da considerarsi totalmente in senso negativo. Da sempre, eccezion fatta per i capolavori del genere, i film di vampiri e i film horror sono stati considerati un genere da B-Movie. Tenendo conto che il fumetto nasce del 2000, ed è quindi figlio di un certo mood, il film rappresenta quell’atmosfera anni Novanta, ingenua ma nostalgica, capace di valorizzarsi in questo contesto.
L’ambientazione è vincente
Ed è proprio l’ambientazione – intesa come un mix tra location e scenografie – la cosa più potente di Dampyr. Scegliere di raccontare l’Europa dell’Est in quel periodo, il 1992, in cui l’ex Jugoslavia (ricostruita in Romania) era martoriata dalla guerra, ha un senso: una storia di sangue fantastica è ambientata durante una storia di sangue tragicamente reale. Il viaggio in queste città violate, sventrate, in questi edifici caduti come se fossero di cartapesta è emozionante. Ed è molto riuscita anche la musica, sia quella originale che quella di repertorio. Oltre a Lou Reed ascoltiamo anche Celebrate degli An Emotional Fish (è la canzone da cui Vasco Rossi ha tratto la sua Gli spari sopra). Sono piccole cose che riescono a creare un’atmosfera.
Dampyr: il primo passo del Bonelli Cinematic Universe
Ma Dampyr ha un’importanza che va al di là della qualità del film. È infatti il primo passo di una strategia che porta la nostra casa editrice più importante, in fatto di fumetti, la Sergio Bonelli Editore, a comportarsi come le case editrici americane. Come la Marvel, la Bonelli sarà coinvolta direttamente nella produzione di film, serie tv, videogiochi, e darà vita a quello che ci piace chiamare il “Bonelli Cinematic Universe”. Ovviamente non è corretto definirlo così, perché molti dei personaggi abitano universi così lontani che non sarà possibile farli vivere in un universo condiviso a livello narrativo, come accade con gli Avengers, ma è per dare l’idea di quello che accadrà. Sugli schermi, piccoli o grandi, nei prossimi anni arriveranno Dylan Dog, Martin Mystere, Tex. Eroi completamente diversi da quelli dei fumetti americani, che meritano il loro posto al cinema. Se lo fanno gli americani, perché noi non possiamo? E allora, diciamolo con orgoglio: si può fare!
La recensione in breve
Nella recensione di Dampyr vi abbiamo parlato di un film riuscito solo in parte: attori e sceneggiatura non ci sembrano all’altezza, musiche e scenografie sì. Ma è importante, perché va considerato la prima mossa di una sorta di Bonelli Cinematic Universe.
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