Il film: Decision To Leave, 2022. Regia: Park Chan-wook . Cast: Park Hae-il, Tang Wei. Genere: Thriller, giallo, mélo. Durata: 138 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: Un uomo precipita da una montagna. A indagare c’è il detective Hae Jun. Tra le prime persone che vengono interrogate c’è Seo-rae, la vedova della vittima. La donna non sembra essere sconvolta per la scomparsa del marito e diventa la principale sospettata dell’omicidio. .
Alfred Hitchcock diceva che il cinema è la vita senza parti noiose. La prima volta che abbiamo visto un film di Park Chan-wook, l’indelebile Old Boy, non abbiamo avuto nemmeno una frazione di secondo per annoiarci, tanto il film era vibrante, intenso, furioso. Ora il regista coreano torna al cinema con il film che vi raccontiamo nella recensione di Decision To Leave, in sala dal 2 febbraio distribuito da Lucky Red. Presentato al Festival di Cannes, dove è stato premiato per la Miglior Regia, Decision To Leave è anche stato candidato come Miglior Film Straniero ai Golden Globes 2023. Il film è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI. Ed è proprio la motivazione, al di là della passione per il cineasta coreano, a intrigare al momento di accostarsi alla visione. “La vertigine hitchcockiana torna nelle geometrie di Park Chan-wook, la cui destrezza tecnica o artistica non si esaurisce mai in sé ma cerca traiettorie per rappresentare il mistero, e il desiderio. Qui il mélo alla Wong Kar-wai sposa il thriller, mentre la protagonista Tang Wei segna l’incrocio tra Kim Novak ed Eva Marie Saint.” Decision To Leave è un grande film, ipnotico, sensuale, doloroso, un film dove il mélo si raffredda per poi scaldarsi e si insinua nel giallo e nel thriller per un grande film d’autore.
La trama: L’indagine su un omicidio diventa un’indagine sui sentimenti
Un uomo precipita misteriosamente da una montagna. A indagare c’è il detective Hae Jun. Tra le prime persone che vengono interrogate c’è la sfuggente Seo-rae, la giovane, bellissima vedova della vittima. La donna non sembra essere sconvolta per la scomparsa del marito e, anche per questo motivo, diventa la principale sospettata dell’omicidio. Mentre, insieme a Hae Jun, cerchiamo la soluzione del delitto, precipitiamo con lui in un vortice di passioni e ossessioni che rischiano di diventare molto pericolose. L’indagine su un omicidio diventa un’indagine sui sentimenti.
Il voyeurismo de La finestra sul cortile
Come detto abbiamo assistito a Decision To Leave cercando di trovare, insieme ai tratti distintivi del regista coreano, anche quello che di “hitchcockiano” c’è effettivamente nel film. E tutto questo ci appare piuttosto chiaro fin da subito. A prima vista, in Decision To Leave c’è tutto il voyeurismo di un film come La finestra sul cortile. Ci sono gli sguardi da lontano, al di là delle finestre, la presenza di Hae Jun al di fuori della casa di Seo-rae. Ma il regista riesce a trasmetterci il desiderio e la vicinanza con sequenze immaginifiche in cui l’uomo è letteralmente accanto a lei, nella stressa stanza, fino quasi a sfiorarla. È un modo di raccontare l’empatia e l’attrazione per qualcuno che ci sembra originale e riuscito, una delle tante scelte di una regia che ci conquista a ogni sequenza.
L’ossessione de La donna che visse due volte
Ma, accanto a La finestra sul cortile, c’è anche La donna che visse due volte. Park Chan-wook racconta quel tarlo di desiderio che si insinua nel protagonista per la donna al centro della storia e che cresce fino a diventare un’ossessione. Il sentimento che anima il protagonista, in fondo, è un’illusione, è una proiezione del proprio desiderio, della propria immaginazione su un’altra persona. Vedere la persona amata per come la si vuole vedere, credere a quello che si vuole credere, anche se l’evidenza ci vuole dire qualcos’altro. Ossessione: è questo che, in modi diversi, Hitchcock e Park Chan-wook hanno sempre raccontato con il loro cinema. E questi modi diversi si fondono mirabilmente in questo film.
Tang Wei, enigmatica come la Monna Lisa
Se quello di Park Chan-Wook è un film hitchcockiano, lo è, ma fino a un certo punto, la bellissima attrice protagonista, Tang Wei (che avevamo conosciuto come protagonista di Lussuria – Seduzione e tradimento di Ang Lee). Esteticamente, la sua Seo-rae è lontanissima dalle eleganti bionde algide care ad Alfred Hitchcock, ma anche dalla femme fatale alla Barbara Stanwyck del cinema noir anni Quaranta. Seo-rae è timida, modesta, ritrosa. Poco appariscente nei vestiti – maglioni e gonne lunghe – e col volto poco truccato. Ma incredibilmente intensa, intrigante, seducente. Ed enigmatica come la Monna Lisa. Una delle chiavi della riuscita del film è proprio la sua presenza. Che, di Hitchcockiano ha, comunque, quel modo di chiedere aiuto senza chiederlo, di sedurre senza sembrare di farlo.
Lost in translation tra cinese e coreano
Diventare un caso irrisolto. Restare una di quelle foto appese su quel muro dei delitti che non hanno trovato una soluzione, e, in questo modo, restare per sempre nella mente di qualcuno, fino a levargli il sonno. È un’aspirazione che punta a far diventare un amore qualcosa di eterno, senza fine, destinato a durare tutta la vita e al di là della vita. Trovare una dichiarazione d’amore in un messaggio in cui non si dice “ti amo”, ma qualcos’altro, e capire lo stesso. Perdersi nel significato delle parole tra coreano e cinese, lost in translation, ma riuscire a comunicare. È anche in queste piccole sfumature, e in un finale ancora una volta strepitoso, che si vede quello che è un grande film.
La recensione in breve
Nella recensione di Decision To Leave vi abbiamo parlato di un grande film, ipnotico, sensuale, doloroso, un'opera dove il mélo si raffredda per poi scaldarsi e si insinua nel giallo e nel thriller per un grande film d’autore.
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