Il film: Diabolik 2 – Ginko all’attacco!, 2022. Regia: Manetti Bros. Cast: Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Alessio Lapice, Valerio Mastrandea, Monica Bellucci. Genere: Azione. Durata: 111 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa.
Trama: Per il secondo capitolo di Diabolik dei Manetti Bros., il famoso ladro dovrà cercare di sfuggire a un sempre più determinato ispettore Ginko, il quale ha trovato il nascondiglio del criminale, mettendolo alle strette.
Il primo Diabolik dei Manetti Bros. aveva sollevato critiche e ammirazione, livellando il risultato del prodotto e conducendolo su lidi interessanti. Quelli su cui riflettere approfonditamente per le scelte che gli sceneggiatori e i registi avevano apportato nel condurre un personaggio talmente iconico dalla carta stampata al grande schermo, scegliendo di rifarsi a una versione più stilizzata e fumettistica per la loro operazione cinematografica, trovando così fan o detrattori.
Un bilanciamento che ha fatto della pellicola del 2021, a proprio modo, un semi-successo proprio per la risonanza che, a prescindere, ha ricevuto e che ha portato il dibattito critico e del pubblico ad accendersi animatamente. Ritrovando il gusto di scontrarsi per una pellicola che, dunque, non ha lasciato freddi e di cui si ha avuto notizia del suo proseguimento con due ulteriori sequel. Così arriviamo alla nostra recensione di Diabolik 2 – Ginko all’attacco! e a come tali discussioni potrebbero riaprirsi nuovamente. Oppure, sfortunatamente, no.
La trama: la fine di un’ossessione?
Il motivo è la mancanza di un Luca Marinelli che ha abbandonato la tutina aderente del famoso ladro per cederla al volto internazionale di Giacomo Gianniotti, conosciuto ai più per Grey’s Anatomy. Una presa sul pubblico che potrebbe essere inferiore rispetto a quella del divo italiano, a cui va unendosi la creazione di una pellicola comunque sottotono rispetto a ciò che ci si sarebbe augurato. Un prodotto a cui si rimane addirittura indifferenti, al contrario del primo film, e di cui questo è, senz’altro, il più grave peccato.
Stavolta con Diabolik 2 – Ginko all’attacco! la pellicola apre in quarta con il nascondiglio del protagonista scoperto dalla sua nemesi poliziesca Ginko (Valerio Mastandrea), dovendo perciò scappare e lasciando indietro la sua amata Eva Kant, ancora interpretata da Miriam Leone. Una situazione di apparente sconfitta quella in cui viene messo il ladro, e che da all’ispettore la possibilità di mettere finalmente fine alla sua ossessione.
Ma un piano intricato e diverse pedine poste sul banco andranno a sconvolgere le strategie che Ginko aveva impostato, rischiando di far saltare tutto un’altra volta. Una doppia perdita per quell’uomo che, in questo sequel, ha tutta un’altra centralità, diventando assai più presente e mettendo in mostra la sua difficoltà di potersi dividere tra la propria vita amorosa con la duchessa Altea (Monica Bellucci) e il sogno di catturare quell’imprendibile criminale.
Una pellicola sottotono
Nel proseguimento della trilogia i Manetti Bros. con Diabolik 2 sembrano depotenziare ciò che del primo film aveva insieme infastidito e conquistato il pubblico, rendendo la pellicola di una piattezza inefficace e deleteria. La recitazione discutibile di Marinelli nel ruolo del protagonista viene smussata nella direzione che i registi danno ai loro attori nel sequel, in cui il Diabolik di Giannotti si vede comunque poco, non dando strumenti sufficienti per poterne constatare l’effettiva abilità della performance, ma rimanendo comunque distante per chiunque si ritrovi a guardarla.
Anche la Eva Kant di Miriam Leone sembra dimessa, come il resto del cast e, ancor più della messinscena, che nel primo film aveva comunque messo tutti d’accordo per la sontuosità delle location, per la gestione degli spazi e delle architetture, e per la meraviglia degli abiti soprattutto femminili fatti sfilare durante la pellicola. È l’assenza di tutti questi elementi che fa del progetto un’operazione che risulta assai più scialba del primo capitolo, che magari pur facendo storcere ad alcuni il naso, aveva dalla sua la bellezza di tali compartimenti che mettevano tutti d’accordo.
Un ladro senza entusiasmo
L’essere così spoglia della mise en scène si riflette inoltre nel racconto, che rivela una narrazione stanca e flebile, in cui la scatola cinese in cui rimangono incastrati personaggi e pubblico non intrattiene al punto da voler impellentemente sapere come anche questa volta Diabolik potrà sfuggire.
Sembra tutto molto convenzionale in questo Diabolik 2- Ginko all’attacco!, quasi stanco al contrario della frenesia e dell’entusiasmo messo al principio dai loro creatori. Una pellicola che si rivela sfatta e sfiancata, facendo sentire così anche lo spettatore alla sua fine, non essendo stata in grado di colpire nel segno.
Diabolik e il dibattito sul genere
Nonostante il grande aiuto della colonna sonora, firmata ancora una volta da Pivio e Aldo De Scalzi, come la canzone originale di Diodato sui titoli di testa Se mi vuoi (che va a ricoprire il ruolo di Manuel Agnelli nel primo film con La profondità degli abissi), Diabolik 2 – Ginko all’attacco! non porta nemmeno con sé quel portato riflessivo sull’industria italiana che aveva suscitato il primo. Non ci fa interrogare sulla necessità di produzioni simili in Italia, di quanto sia complesso presentare progetti a dei produttori che non sanno se è il caso di rischiare e che omologano così il cinema a un unico e sempre identico bacino.
Stavolta, quella dei Manetti Bros., è una pellicola semplice, poco di presa, relegata a sé. Che se non convince appieno per la sua realizzazione, ancor più gravemente non ci porta a ragionare su nessuno degli aspetti del “genere”, così tanto amato, chiacchierato e bistrattato dal cinema nostrano, come i suoi autori Manetti Bros. sono invece soliti fare.
La recensione in breve
Con il secondo capitolo sul ladro più famoso dei fumetti, i Manetti Bros. con Diabolik 2 - Ginko all'attacco! presentano una pellicola sottotono, che perde anche alcune punte di diamante della sua prima pellicola, risultando alquanto debole.
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