Il film: Figli, 2020. Regia: Giuseppe Bonito. Cast: Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi. Genere: Commedia. Durata: 97 minuti.
Dove l’abbiamo visto: In streaming su Netflix.
Trama: Sara e Nicola sono innamorati e sposati da tempo. Hanno una bambina di sei anni, e tutto sembra andare per il meglio. Arriva però il secondo figlio, e quell’equilibrio si incrina.
“Avrei bisogno di qualcuno che si occupasse dei miei figli, per andare a vedere Figli al cinema”. Era il gennaio del 2020, e al cinema usciva Figli, il film di Giuseppe Bonito con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi. E mi sono trovato a fare con un collega questa conversazione sui social media. Sì, sarebbe stato bello vederlo in coppia, e, avendo due figli, non è mai facile trovare dei momenti liberi. Quella conversazione è stato un cortocircuito: la realtà che si sovrapponeva alla finzione, lo spettatore che era nella stessa situazione dei protagonisti. Ed è proprio questa la forza del film che vi raccontiamo nella recensione di Figli: è un film pieno di verità, che parla a una grossa fetta di popolazione, tutti coloro che sono genitori. Ma, diremo ancora di più, parla a un’intera generazione, quella dei 40enni 50enni di oggi. Una scrittura sottile e geniale, quella del compianto Mattia Torre, una storia forte e capace di far identificare in tanti, due protagonisti come Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi fanno di Figli un film bellissimo, una commedia amara da non perdere.
La trama: Sara e Nicola, è in arrivo il secondo figlio…
Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea) sono innamorati e sposati da tempo. Hanno una bambina di sei anni, e tutto sembra andare per il meglio. Arriva però il secondo figlio, e quell’equilibrio si incrina, fino a spezzarsi. Il piccolo non dorme, la vita diventa sempre più affannosa e gli spazi per sé sempre più piccoli. Sara e Nicola provano a cercare aiuto: i genitori, teoriche baby-sitter. Ma sembrano davvero non riuscire a farcela.
Dopo il “vissero tutti felici e contenti”
C’è tanta verità, in Figli, lo abbiamo detto subito. Soprattutto perché sceglie di raccontare un momento della vita che al cinema, e non solo, viene poco raccontato. Se ogni favola e, in fondo, ogni commedia sentimentale, finisce con il “e vissero tutti felici e contenti”, è raro vedere cosa succede dopo. Ma per dopo non intendiamo il domani, il mese dopo, o un anno dopo. No, qui è passato molto tempo, degli anni. Quella dei figli è una nuova fase dell’amore, di un rapporto tra due persone che diventa quello tra tre, e poi quattro. Il cinema italiano, per troppo tempo fermo a una commedia sentimentale classica, è finalmente riuscito a raccontare una storia che, in tanti, volevamo sentire per identificarci. Figli è da vedere, abbinato poi a un altro bel film, dal taglio più leggero, che racconta lo stesso tema: Notti in bianco, baci a colazione, di Francesco Mandelli, tratto dall’omonimo best seller di Matteo Bussola.
Figli è anche una commedia generazionale
Ma Figli riesce ad andare oltre, e a diventare anche commedia generazionale. È tutto chiaro quando assistiamo allo sfogo di Sara verso la madre, e verso la generazione precedente alla sua, una generazione che avuto una serie di privilegi che oggi non ci sono più e che in qualche modo è responsabile della situazione delle generazioni venute dopo. Il monologo di Paola Cortellesi è un momento eccezionale, per scrittura e interpretazione, una scena da antologia che vale da sola la visione del film.
Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, protagonisti perfetti
Se Figli è riuscito si deve all’interpretazione dei due protagonisti. Paola Cortellesi riesce a farci arrivare la stanchezza di Sara con i suoi toni dolci e forti allo stesso tempo. Valerio Mastandrea, con il suo ormai noto spleen, è perfetto per raccontarci Nicola, un personaggio attonito davanti alla vita e a quello che sta passando. Se la scena da antologia della Cortellesi è quella di cui sopra, Mastandrea spicca in una gag eccezionale, quella in cui, su un tram, una signora parla con il suo bambino di pochi mesi, facendo le domande direttamente a lui.
La scrittura di Mattia Torre
Ma la grande forza di Figli è la scrittura di Mattia Torre, uno degli sceneggiatori della nuova generazione più brillanti e arguti, scomparso purtroppo, davvero troppo presto. Giuseppe Bonito, il suo aiuto regia nella serie Boris, lo ha diretto anche come un omaggio all’amico, e con un rispetto e una cura in cui si vedono tutto l’amore e l’ammirazione per il collega. Così come, in Boris 4, è stato divertente e commovente l’omaggio a Torre, con il personaggio del terzo sceneggiatore che, per quanto scomparso, era in realtà sempre presente.
Grazie a Torre, e Bonito, il film vive anche di trovate geniali, la sonata per pianoforte n. 8 di Ludwig van Beethoven, “la Patetica”, che sostituisce il pianto del bambino. Figli nasce da quel bellissimo monologo, e da queste parole piene di verità. “I figli invecchiano. Ma non invecchiano loro. Invecchiano te. I figli ti invecchiano perché passi le giornate curvo su di loro e la colonna prende per buona quella postura. Perché parli lentamente affinché capiscano quello che dici e questo finisce per rallentarti. Perché ti trasmettono malattie che il loro sistema immunitario sconfigge in pochi giorni e il tuo in settimane. Perché ti tolgono il sonno per sempre”.
La recensione in breve
Nella recensione di figli vi abbiamo spiegato come una scrittura sottile e geniale, quella del compianto Mattia Torre, dia vita a una storia forte e capace di far identificare in tanti. I due protagonisti, Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, contribuiscono a renderla una commedia amara da non perdere.
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