Il film: Finestkind, 2023. Regia: Brian Helgeland. Cast: Tommy Lee Jones, Jenna Ortega, Ben Foster, Toby Wallace. Genere: Drammatico, trhiller. Durata: 166 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Paramount+.
Trama: Due fratellastri cresciuti in mondi diversi cercano di riconnettersi l’uno con l’altro nelle acque agitate di New Bedford, Massachusetts, iniziando a lavorare insieme nel settore della pesca commerciale. Dopo un accordo andato male con alcuni trafficanti di Boston, però, i due si troveranno a dover prendere importanti decisioni.
Con Finestkind, presentato in anteprima l’8 settembre di quest’anno al Toronto International Film Festival, lo sceneggiatore di Mystic River – nonché premio Oscar nel 1998 per la sceneggiatura non originale di L.A. Confidential – torna nel suo nativo Massachusetts per raccontare la storia quasi shakespeariana di due fratellastri che, dopo anni di distanza, si riavvicinano lavorando fianco a fianco a bordo di un peschereccio, mentre cercano di venire a capo del complesso rapporto con i loro rispettivi padri. Brian Helgeland porta sulla schermo una storia a lui particolarmente cara, facente parte in prima persona di una famiglia di pescatori di New Bedford e avendo messo mani più volte alla trama del film, dopo una prima stesura risalente ormai a 25 anni fa.
Purtroppo, però, come vedremo nella nostra recensione di Finestkind, le numerose riscritture avvenute nel corso degli anni hanno reso il film come bloccato in un’altra epoca, incapace di riuscire a trovare una propria direzione. Di conseguenza anche il cast, che svolge comunque un buon lavoro, si ritrova a navigare tra le acque agitate di una narrazione che sembra aver perso la propria rotta.
La trama: in mezzo al mar
Dopo essersi diplomato, Charlie (Toby Wallace) decide di trascorrere l’estate lavorando al fianco del fratellastro Tom (Ben Foster) – i due sono figli della stressa madre (Lolita Davidovich) – a bordo del suo peschereccio. Nonostante la totale inesperienza, Charlie dimostra di apprendere in fretta, innamorandosi del lavoro e stringendo amicizia con il resto dell’equipaggio, mentre inizia ad avvicinarsi a Mabel (Jenna Ortega), la brillante figlia di una spacciatrice che sta cercando di trovare la propria strada nella vita. Quando, però, l’imbarcazione viene messa fuori gioco a causa di un’esplosione che ne perfora lo scafo, Tom litiga con l’impresario che doveva occuparsi della manutenzione del peschereccio e finisce per perdere il lavoro.
Si fa così avanti il padre Ray (Tommy Lee Jones), che gli propone di uscire in mare con la sua barca, la Finestkind, per una spedizione di pesca alle capesante. Ma, contravvenendo alle indicazioni di Ray, Tom spinge l’imbarcazione fino alle acque canadesi, attirando l’attenzione della Guardia Costiera che pone sotto sequestro la Finestkind. Nel tentativo di racimolare i soldi per rientrare in possesso del peschereccio, Tom, Charlie e Mabel si metteranno in affari con alcuni trafficanti di Boston, rimanendo invischiati in qualcosa più grande di loro.
Fuori rotta
Per realizzare Finestkind, il regista Brian Helgeland – proveniente lui stesso da una famiglia di pescatori di New Bedford, Massachusetts – è andato a rispolverare una sceneggiatura risalente a circa un quarto di secolo fa (che avrebbe visto Heath Ledger nei panni di Charlie) sulla quale, nel corso degli anni, ha rimesso mano diverse volte prima di ottenere il prodotto che oggi possiamo vedere su Paramount+. Forse proprio perché frutto di numerose riscritture nel corso del tempo, però, il film non solo appare come bloccato in un’altra epoca ma, soprattutto, sembra non riuscire mai a trovare una propria direzione. Per più della prima metà del film, infatti, assistiamo a una sorta di dramma di formazione nel quale Charlie impara il mestiere di pescatore e stringe un legame con il fratellastro maggiore, fino a quel momento alla stregua di un estraneo. Una storia infarcita di retorica e battute strampalate, intenzionata a trasmettere il messaggio di come i genitori desiderino per i figli una vita migliore di quella che hanno avuto loro.
Quando, però, il dramma familiare sembra esaurire le (già poche) frecce al proprio arco, ci troviamo di fronte a un improvviso giro di boa: la narrazione assume quella piega thriller che, dalla sinossi, sembrava dover essere il motore del film ma che, invece, arriva in modo tardivo, con uno sviluppo frettoloso e personaggi bidimensionali. Peccato perché, le premesse incoraggianti di Finestkind, avrebbero sicuramente meritato un ripensamento strutturale più attento, in grado di fornire al film una rotta ben precisa.
Un cast che naviga in acque agitate
Una tale confusione nella sceneggiatura, ovviamente, non poteva far altro che appesantire il lavoro del cast che, fortunatamente, può contare in particolare sue due attori come Tommy Lee Jones e Ben Foster che hanno sicuramente il volto giusto per vestire i panni di due uomini temprati dalla vita. Tommy Lee Jones svolge infatti (e nonostante tutto) un ottimo lavoro nei panni dell’irascibile lupo di mare ormai messo fuori gioco da un cancro incurabile, riuscendo a rendere quasi credibile la miriade di battute retoriche e ridondanti che vengono affidate al suo personaggio. Anche Ben Foster, apprezzato per il suo lavoro da caratterista, ci regala una performance più che soddisfacente nel ruolo di un pescatore solitario che vede nel mare l’unica via di fuga dalle complesse dinamiche familiari. Insieme a quest’ultimo, Toby Wallace – che invece fatica a rimanere a galla tra le acque agitate di Finestkind – forma una coppia abbastanza affiatata, seppur non appaia molto chiaro come i due riescano a stringere un legame tanto solido in così poco tempo e dopo così tanti anni di distanza.
Infine abbiamo Jenna Ortega, relegata per la maggior parte del film nelle vesti dell’interesse amoroso di Charlie, e per la restante parte in un personaggio costretto a barcamenarsi tra il fatto di essere, allo stesso tempo, la ragazza affascinante della quale tutti potrebbero innamorarsi e la tipa tosta (a tratti un po’ fuori dalle righe) che non ha paura di affrontare a muso duro la gang di trafficanti. Il risultato è un ruolo ambiguo e confuso, esattamente come l’intero film.
La recensione in breve
Le numerose riscritture avvenute nel corso degli anni hanno reso Finestkind un film che appare come bloccato in un'altra epoca, incapace di riuscire a trovare una propria direzione. Di conseguenza anche il cast, che svolge comunque un buon lavoro, si ritrova a navigare tra le acque agitate di una narrazione che sembra aver perso la propria rotta.
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