Il film: Four Daughters (Les Filles d’Olfa) del 2023. Regia di Kaouther Ben Hania Cast: Hend Sabri, Nour Karoui, Ichraq Matar, Olfa Hamrouni, Eya Chikahoui e Tayssir Chikhaoui.
Genere: documentario, drammatico Durata 107 minuti. Dove lo abbiamo visto: anteprima stampa al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: La vera storia di Olfa e della scomparsa di due delle sue quattro figlie, raccontata a metà tra documentario e finzione, con l’aiuto di attrici professioniste.
Ci si interroga spesso sulla difficoltà di poter giudicare, ed eventualmente confrontare, allo stesso modo film di funzione e documentari. Capita piuttosto raramente invece – ma per fortuna capita – che arrivino film come questo di Kaouther Ben Hania: film che si pongono al confine tra più generi, mescolando realtà e finzione in modo perfetto e mai forzato. Proprio per questa sua natura ambivalente, e per il modo intelligente in cui la regista tunisina riesce a raccontarci e a farci rivivere un dramma familiare così intimo, iniziamo questa recensione di Four Daughters premettendo che ci troviamo davanti ad un film più unico che raro. Oltre che bellissimo.
Tutto su nostra madre, tutto sulle mie figlie
Four Daugthers inizia con donne che si raccontano tra loro, si presentano, si emozionano l’una con l’altra. Sembra la premessa di un “film nel film”, come ne abbiamo visti tanti in passato, ma presto ci accorgiamo che non è così. Quello che stiamo vedendo è invece l’essenza stessa della nuova opera della regista tunisina Kaouther Ben Hania, un vero e proprio esperimento non solo cinematografico ma quasi psicoanalitico in cui una madre, Olfa, e due delle sue figlie, Eya e Tayssir, ci/si raccontano della loro vita e della loro famiglia e rielaborano/ricostruiscono, insieme a delle attrici professioniste, il doloroso percorso che ha portato alla scomparsa delle altre due figlie maggiori, Ghofrane e Rahma.
Attraverso emozionanti monologhi, o sentiti e spesso anche movimentati dialoghi sia con la regista stessa (che non vediamo mai) che le attrici, Olfa e le due figlie mettono a nudo le loro fragilità, sottolineando senza alcun freno i propri errori quanto quelli degli altri familiari. E così facendo mettono in discussione loro stesse, gli ideali in cui credono e credevano, così come quelli del paese e del mondo in cui vivono. Un dibattito vivace, mai banale, che ci fa capire, passo dopo passo e in modo non lineare, quanto è veramente successo a questa famiglia e alle due ragazze scomparse. Ma è anche un dibattito a cui contribuiscono tutte le donne presenti, non solo quelle appartenenti alla famiglia, che finisce davvero col trasformarsi in un esperimento catartico in cui le ragazze riescono quasi a riabbracciare le loro sorelle da tempo perdute e ad una madre di ritrovare quelle figlie per cui prova ancora troppo dolore.
Colmare un vuoto
In un film che trabocca di emozioni, di confessioni, di lacrime e sincerità, a colpire più di qualsiasi cosa è il lavoro superbo della regista. Pur essendo ancora giovane (classe 1977), Kaouther Ben Hania non solo comincia ad avere un curriculum di tutto rispetto – vanta già un premio a Venezia e una storica candidatura all’Oscar (la prima per la Tunisia) per il film L’uomo che vendette la sua pelle – ma conferma qui una maturità invidiabile che le permette di gestire al meglio un’opera coraggiosa e ambiziosa tanto dal punto cinematografico che umano. Perché Four Daughters non è “solo” un gran bel film, ma un’opera in grado di fornire speranza e perfino un po’ di sollievo ad una famiglia sfortunata.
La recensione in breve
Four Daughters è molto di più di un gran film: è sì un progetto originale sia nella forma che nei contenuti, ma anche una sorta di esperimento catartico che regala speranza e gioia alle donne che sono al centro della storia che racconta. Un'esperienza unica nel suo genere che non può che emozionare e colpire ogni spettatore.
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