Il film: Giorni d’estate del 2020. Regia di Jessica Swale. Cast: Gemma Arterton, Lucas Bond, Gugu Mbatha-Raw.
Genere: drammatico. Durata: 100 minuti. Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa in lingua originale.
Trama: Alice è una scrittrice sola e scontrosa, ma la sua vita cambierà quando dovrà accogliere il giovane Frank, la cui madre è a Londra e il padre combatte al fronte durante la Seconda Guerra Mondiale.
Gemma Arterton è un volto conosciuto del cinema popolare di stampo britannico. Quello dalle atmosfere molto specifiche e peculiari, spesso caratterizzato da una forte presenza dei paesaggi e dell’importanza data alla vegetazione, elementi che diventano a loro volta protagonisti in una storia che si svolge nelle cittadine limitrofe alla città o direttamente in campagna, sostenendo l’animo periferico dei racconti. Un cinema fatto di piccoli villaggi, di pochi personaggi perché poche sono le persone che li abitano, in cui tutti si conoscono e l’aria sembra come essersi fermata nel tempo, con il contributo di una fotografia molte volte rarefatta che immobilizza individui e narrazioni.
Come vedremo nella recensione di Giorni d’estate, il film scritto e diretto da Jessica Swale riporta esattamente tutti quegli attributi che contraddistinguono un panorama ben definito di opere. Gemma Arterton è la protagonista della storia di una scrittrice e di un figlio inaspettato. Quello non partorito dal suo stesso ventre, ma portato da Londra in un posto sicuro durante la Seconda Guerra Mondiale e capitato proprio nella sua casa nel Kent. Un gesto di volontariato durante gli anni del blitz della capitale britannica, che per nulla si addice alla personalità solitaria e scontrosa del personaggio di Alice (Arterton), la quale imparerà non solamente a rapportarsi alla maternità, ma a riaprirsi agli altri come non aveva saputo più fare da anni.
La trama: tra guerra e famiglia
In Giorni d’estate un momento tragico della Storia europea viene trasformato in materia di nascita e scoperta. La protagonista si è chiusa al mondo intero, ma questo decide di entrargli prepotentemente in casa, mettendola a confronto con qualcuno di cui doversi prendere cura. Il contrasto tra la durezza del personaggio e la dolcezza del giovane protagonista Frank, interpretato da Lucas Bond, crea una forte sinergia tra i due, delineando una relazione in cui ci si adatta l’uno ai bisogni e alle particolarità dell’altro.
Se da una parte il ragazzino apprenderà grazie ad Alice miti e leggende locali, e impererà che forse alcune storie sono state tramandate per farci sentire più vicini alle persone che non ci sono più, dall’altra la donna ricomincerà a scaldare il suo cuore rimasto intorpidito per troppo tempo, e mai più ripresosi dopo una cocente delusione d’amore.
Gemma Arterton e Lucas Bond
Alla conoscenza e all’apprendimento, la pellicola contrappone il divertimento e la complicità di due personaggi distanti e diversi, ma che in un momento doloroso dell’esistenza sapranno darsi conforto a vicenda. Un crescere di entrambi restandosi accanto e affrontando imprevisti che non sapevano sarebbero arrivati. Un’amicizia che si tramuta presto in senso famigliare, rendendoli inseparabili.
E che metterà di fronte ai loro e ai nostri occhi l’interpretazione tutta d’un pezzo, ma pronta a sciogliersi, di Gemma Arterton, destinata a lasciarsi gradualmente andare grazie al calore che il suo comprimario Lucas Bond è in grado di trasmettere e che inserisce nel suo sveglio e simpatico Frank.
Periferia e buoni sentimenti
Alla sfera sentimentale, l’opera va affiancando un tono leggero che sa generare svariate situazioni da commedia, sostenute soprattutto dall’aria austera e burbera di Alice. Teatrini campagnoli ironici e umoristici che diventano via via più drammatici nel corso della pellicola, pur mantenendo un clima delicato e mai melodrammatico, toccando però punti critici e amari.
Ed è la semplicità del tutto ad essere sia l’efficacia che il cruccio del film. Poiché da una parte l’opera si snoda con facilità, mentre dall’altra rimane circoscritta nel suo perimetro da pellicola campestre.
Un cinema da compagnia
Un film innocuo e bucolico in cui ammirare la grandezza delle scogliere di Dover e seguire la nascita di una famiglia inaspettata e insolita, per un racconto dal colpo di scena, come tante volte sa riservarci la vita quando decide di far riquadrare ogni cosa.
Una storia in cui si cerca di far coincidere il passato e il presente per proseguire verso un futuro che non sarà più tempestato solamente da addii e cadute di bombe, in cui persiste un barlume di amore nel cuore della protagonista. La donna riscoprirà infatti la dolcezza del poter condividere con altri i propri giorni, quelli che erano diventati tanto vuoti e che l’arrivo di Frank e della sua vitalità riusciranno finalmente a cambiare.
Non più solamente un rincorrere le favole, il cercare detriti o risposte dietro alla mitologia. Bensì di scrivere e tratteggiare la propria storia, di cui non sarà più protagonista arida e isolata. Credendo che trovare ciò che si insegue a volte è davvero possibile.
La recensione in breve
Giorni d'estate è una commedia che unisce humor britannico e il sentimentalismo, che mette in contrapposizione due personaggi che apprenderanno l'uno dall'altra tra ricerche, studio e divertimento.
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