Il film: Guardiani della Galassia: Volume 3, 2022. Regia: James Gunn. Cast: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Bradley Cooper. Genere: Fantascienza, cinecomic. Durata: 150 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima.
Trama: Peter Quill, ancora provato dalla perdita di Gamora, deve riunire la sua squadra intorno a sé in una pericolosa missione per salvare la vita di Rocket.
“I’m a creep, I’m a weirdo, What the hell am I doing here? I don’t belong here”. “Sono uno sfigato, Sono un mostro. Che diavolo ci faccio qui? Questo posto non fa per me”. Come vi raccontiamo nella recensione de Guardiani della Galassia: Volume 3, il nuovo film di James Gunn, in uscita al cinema il 3 maggio, inizia con una struggente versione acustica di Creep dei Radiohead. La macchina da presa fa una lunga carrellata su Knowhere, il quartier generale dei Guardiani, e arriva su Rocket, il procione che il pubblico in questi anni ha imparato ad amare. È lui che sta cantando le parole di quella canzone, è lui che si sente un mostro, che si chiede “cosa diavolo ci faccio qui?”. Il terzo film dei Guardiani, che chiude la parabola narrativa di una delle squadre di supereroi più amate all’interno del Marvel Cinematic Universe, è un film riuscito proprio perché nasce da una scelta di scrittura molto forte: quella di mettere al centro Rocket, la sua storia, i suoi sentimenti, e quindi tutti quelli che si sentono diversi. Se qualcuno, tempo fa, ci avesse detto che ci saremmo commossi davanti alla storia di un procione sottoposto ad esperimenti genetici, e per di più creato al digitale, forse avremmo sorriso. Eppure è così, Guardiani della Galassia: Volume 3 conquista e commuove: merito di una sapiente scrittura, di una regia ispirata e del tocco di James Gunn.
La trama: salvare la vita di Rocket
Al centro di Guardiani della Galassia: Volume 3 c’è la storia di Rocket. I Guardiani si stanno ambientando a Knowhere. Ma il passato di Rocket torna a galla. Peter Quill (Chris Pratt), ancora provato dalla perdita di Gamora (Zoe Saldana), deve riunire la sua squadra intorno a sé in una pericolosa missione per salvare la vita di Rocket, una missione che, se non sarà portata a termine con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani.
Commuoverci per un procione: è la magia del cinema
Guardiani della Galassia: Volume 3 arriva sugli schermi italiani forte delle recensioni americane, che lo hanno definito “il miglior film Marvel dopo Avengers: Endgame”, ed è stato dopo aver letto questo che ci siamo avvicinati al film. Il rischio era di rimanere delusi: ma così non è stato. Se è il migliore ve lo diremo tra un po’. Ma non è questo che conta. Quello che conta è che sia un film perfettamente riuscito. Come abbiamo scritto in apertura, per creare una nuova storia che raccontasse i Guardiani è stato scelto un punto di vista preciso, forte. Quello di Rocket, personaggio digitale doppiato in originale da Bradley Cooper, un personaggio che sin dal primo film ci ha affascinato per il contrasto che portava in scena: un aspetto dolce, quello di un tenero animaletto, e un carattere risoluto unito a un’intelligenza stupefacente. Il terzo capitolo entra ancora di più in questo contrasto e ce lo racconta. La backstory di Rocket è toccante sia come vicenda, per quello che lui e altri animali hanno dovuto subire, sia a livello di immagine, visto che vediamo Rocket da cucciolo, e la tenerezza aumenta. La storia è scritta benissimo, e la computer grafica ormai riesce a creare personaggi che sembrano vivi: guardate gli occhi languidi del tenero procione, e diteci se non abbiamo ragione. Per cui sì, commuoverci per la storia di un procione creato in digitale è possibile. La magia del cinema, e di James Gunn, è proprio questa.
Chris Pratt e Zoe Saldana, attori perfetti per questo cinema
Ma c’è un’altra storyline che nel terzo film dei Guardiani, è centrale. È quella di Peter Quill, alias Star-Lord, e Gamora. I due si sono innamorati nel corso dei primi due film, ma poi lei, uccisa da Thanos, è tornata, ma è una Gamora di un’altra dimensione spazio temporale. Per farla breve, non ricorda nulla della loro storia. E allora per Peter la sfida è ricreare il ricordo, il sentimento in chi non ha memoria, un po’ come l’Adam Sandler di 50 volte il primo bacio, o il Peter Parker che ritroveremo dal prossimo film. Anche questa storyline, che è uno dei fili conduttori del film, è allo stesso tempo struggente e brillante, per come il dolore affiora dagli occhi liquidi di Peter Quill, e per come i battibecchi tra i due tengono banco in scena. Anche qui è questione di scrittura, di tocco narrativo, e di due attori che, in qualche modo, hanno fatto la storia del blockbuster degli ultimi 15 anni. Chris Pratt è eccezionale nel ruolo di Star-Lord, che ricorda molto quello dell’Han Solo di Star Wars, senza dimenticare che è stato anche il della saga di Jurassic World. Gamora è Zoe Saldana, bellissima anche se ricoperta di una pelle verde, come lo era in Avatar dipinta di blu. Sono due attori che, oggi, sono il non plus ultra per questo tipo di cinema che unisce il fisico al digitale e in cui gli attori devono essere quelli che danno l’anima in un mondo di pixel. Ma la lista sarebbe lunghissima: pensiamo solo al Drax di Dave Bautista.
Il tono che James Gunn riesce a dare al racconto
Abbiamo parlato spesso, in questo racconto del terzo capitolo delle avventure dei Guardiani della Galassia, di tono. Sì, perché, insieme a tutto il resto che vi abbiamo detto, a fare la differenza è il tono tutto particolare che James Gunn riesce a dare al racconto. Durante la visione dei film dei Guardiani è inevitabile pensare alla space opera per eccellenza, Star Wars. James Gunn, fin dal principio, parte da un presupposto diverso: quello di non prendersi mai sul serio, di giocare alla farsa, raccontare un gruppo di cialtroni che sanno di essere la squadra più improbabile che esista. Eppure, dentro a questa farsa, Gunn riesce a metterci il senso dell’amicizia, della famiglia, dei legami. E così Guardiani della Galassia: Volume 3 è una continua doccia scozzese. Si ride, e un attimo dopo si trattiene il fiato, ci si rilassa con grande musica (al walkman con quelle uniche due cassette di Starlord ora si è passati a un lettore mp3 con molte canzoni) e subito dopo si hanno le lacrime agli occhi.
Il miglior film Marvel dopo Avengers: Endgame?
E così, mentre ascoltiamo i Faith No More, i Beastie Boys, Florence And The Machine e anche Bruce Springsteen, la mente torna a quella canzone iniziale. Quella che recita “questo posto non fa per me” e a quel cucciolo di procione con gli occhioni spalancati a cui è capitato davvero di tutto. A lui, ma soprattutto ai suoi amici. Ci siamo accorti di esserci davvero commossi. E, mentre James Gunn lascia le sue creature per andare a donare il suo tocco – e probabilmente una direzione precisa – ai supereroi della DC Comics, possiamo dire che probabilmente Guardiani della Galassia: Volume 3 è il miglior film Marvel dopo Avengers: Endgame assieme a Spider-Man: No Way Home. In comune hanno la storia corale, il senso dell’unione che fa la forza e un che di dolceamaro. Ma c’è un’altra cosa da dire sul film di James Gunn. Una storia che vive in un universo in cui esseri di tutte le specie e tutti i pianeti vivono assieme e la cosa viene data per assodata è forse uno dei più bei messaggi sull’integrazione e la diversità che possano essere realizzati oggi. Anche perché il cattivo è colui che ricerca la perfezione. E già questo dice tutto.
La recensione in breve
Come abbiamo scritto nella recensione di Guardiani della Galassia: Volume 3, se qualcuno, tempo fa, ci avesse detto che ci saremmo commossi davanti alla storia di un procione sottoposto ad esperimenti genetici, e per di più creato al digitale, forse avremmo sorriso. Eppure è così, Guardiani della Galassia: Volume 3 conquista e commuove: merito di una sapiente scrittura, di una regia ispirata e del tocco di James Gunn.
- Voto CinemaSerieTv