Il film: Halloween Ends, 2022. Regia: David Gordon Green. Cast: Jamie Lee Curtis, James Jude Courtney, Nick Castle, Andi Matichak. Genere: Horror. Durata: 111 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa, in lingua originale.
Trama: A 4 anni di distanza dagli ultimi eventi, la minaccia di Michael Myers torna nella città di Haddonfield. Stavolta, però, dovrà vedersela con una Laurie pronta a tutto per porre fine al ciclo di violenza.
Michael Myers è l’uomo meno vivo fra i villain che popolano il sottogenere dello slasher horror. Non è un caso che Debra Hill, co-autrice e produttrice di Halloween, affermi che “questo è un haunted house movie”: l’unico grado di separazione fra il suo fantasma e quelli di opere come Poltergeist, per citare solo quello più temporalmente vicino, è la definizione. Si dice, a Haddonfield, che Michael Myers sia un uomo e si dice che debba essere “sconfitto”, “ucciso”, “annientato” e così via, continuando su un frasario che non si adotta mai nelle storie di spettri. Allo stesso tempo, però, la stessa denominazione entra in conflitto con tutto ciò che sappiamo su Michael Myers: non è chiaro come si materializzi all’interno delle case, non è chiaro dove abbia imparato a guidare – dato che ha passato una vita rinchiuso in un istituto psichiatrico – e non è chiaro secondo quale legge materiale i colpi di pistola non lo uccidano mai.
Il suo secondo nome è The Shape, l’ombra. È per questo che il titolo Halloween Ends appare così evocativo, così seducente: davvero Halloween finirà quest’anno? Saranno davvero David Gordon Green alla regia e Jason Blum, con la sua casa degli orrori (Blumhouse) a porre la parola fine? La risposta sorgeva spontanea già da quando il corpo della creatura di John Carpenter, mai morta davvero, era stata riesumata nel 2018 grazie al film Halloween, coraggioso quanto il reboot di Rob Zombie nel darsi lo stesso nome dell’opera di culto del ’78, pur essendo l’undicesimo capitolo del franchise. Nella nostra recensione di Halloween Ends proviamo a capire se la chiusura di questa trilogia sia stata in grado di soddisfare le aspettative e di prolungare coerentemente il discorso aperto con il secondo capitolo, Halloween Kills.
La trama di Halloween Ends
Sono passati quattro anni dagli eventi che hanno sconvolto la cittadina di Haddonfield, Illinois, quando l’inaspettato e violento ritorno di Michael Myers aveva ricominciato a mietere vittime. Ora Laurie (Jamie Lee Curtis) vive insieme alla nipote Allyson e trascorre il proprio tempo scrivendo un libro incentrato sulla sua vita e sulla sua battaglia contro il mostro di Haddonfield, che la perseguita lei e i suoi cari sin dall’adolescenza.
Ma la quiete dei suoi giorni finisce quando Allyson e Laurie conoscono Corey Cunningham, un giovane che è stato ingiustamente accusato di aver brutalmente assassinato il bambino cui faceva da baby sitter. All’improvviso Allyson sembra distante e reticente, ma Laurie rivede negli occhi di Corey ciò che sperava non avrebbe più visto: lo stesso sguardo, la stessa anima crudele di Myers. Lo scopo non è solo quello di mettere in salvo Allyson ma anche di annientare, una volta per tutto, il male di Haddonfield.
La storia si complica (inutilmente)
Ciò che balza immediatamente all’occhio di Halloween Ends è la sua maestria nel complicare una struttura che è stata concepita per funzionare soltanto in condizioni di estrema semplicità. L’operazione di Halloween Kills era stata esemplare, a tal proposito: Michael Myers era tornato più disumano che mai e i suoi omicidi erano più efferati del solito, ma era proprio il generoso bodycount delle vittime a conferire al film la tradizionale ossatura da slasher movie. Su questa, poi, Gordon Green sapeva che avrebbe potuto applicare qualsiasi metafora del suo tempo e della sua società: e questo ha fatto, appunto, facendo degli abitanti di Haddonfield una controparte non meno temibile del suo boogeyman collettivo quando si trattava di estrarre i forconi e tentare la via del giustizialismo.
Se la polizia non può aiutarci saremo noi a farlo, e se la razionalità non viene in nostro soccorso non ne avremo bisogno. È dunque un gran peccato che, pur in assenza di cambi nel reparto sceneggiatura, l’epilogo della trilogia abbandoni questo tragitto stimolante per lasciar spazio a uno sviluppo narrativo decisamente meno interessante. Forse nella convinzione di poter estrarre un racconto meno “classico” e più imprevedibile dalle maglie del racconto, Gordon Green complica le cose e segue le mosse di pochi personaggi senza riuscire a conferire importanza a nessuno di questi.
Un epilogo inconcludente e privo di sorprese
Mentre Kills progrediva in avanti, andando ad ampliare il racconto e a estendere le implicazioni del Male a tutta la comunità, Ends regredisce chiudendosi ermeticamente nell’ormai ridotto nucleo famigliare di Laurie Strode, con pochi guizzi degni di nota. A costituire la più significativa differenza dal capitolo precedente, tuttavia, è proprio l’assenza di un piano metaforico su cui fondare il rapporto di co-dipendenza fra Corey e Myers, elemento che, contrariamente al risultato ottenuto, si sarebbe facilmente prestato a una lettura meno letterale e fine a se stessa.
La scrittura pigra, che alimenta una storyline dal sapore adolescenziale (la reciproca “corruzione” sentimentale fra Corey e Allyson, che destano le più grandi preoccupazioni di Laurie), insieme alla costruzione di sequenze involontariamente umoristiche, fa di Halloween Ends un epilogo inconcludente, frettoloso e privo di sorprese.
“Don’t f**king spoil the ending”, recitano le immagini promozionali del film sparse nel web, accompagnate al volto di Jamie Lee Curtis. Non preoccupatevi: non c’è nessun finale da rovinare che non sia già stato rovinato.
La recensione in breve
Cominciata senza brillare e proseguita con un ottimo secondo capitolo, la nuova trilogia di Halloween diretta da David Gordon Green e prodotta da Blumhouse conduce a un vicolo cieco. In Halloween Ends la traiettoria di ogni personaggio e dei loro rapporti, soprattutto quello fra Laurie e Myers, viene bruscamente interrotta e le intuizioni sul piano metaforico-sociologico di Kills vengono dimenticate, per lasciar spazio a una storia poco avvincente e a una pigra soluzione finale.
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Voto CinemaSerieTV