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Home » Film » Recensioni film » Holland, la recensione: l’altra faccia dei tulipani

Holland, la recensione: l’altra faccia dei tulipani

Holland, il nuovo thriller di Mimi Cave con Nicole Kidman, punta sul fascino suburbano e un’estetica rétro ispirata agli anni ’90, ma scivola in una trama prevedibile e riflessioni superficiali. Disponibile su Prime Video.
Agnese AlbertiniDi Agnese Albertini27 Marzo 2025Aggiornato:27 Marzo 2025
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Nicole Kidman in Holland di Mimi Cave
Nicole Kidman in Holland di Mimi Cave - Fonte: Prime Video
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Il film: Holland, 2025. Diretto da: Mimi Cave. Cast: Nicole Kidman, Gael García Bernal, Matthew Macfadyen, Jude Hill, Rachel Sennott, Lennon Parham, Jeff Pope, Isaac Krasner. Genere: Thriller, drammatico, mystery. Durata: 108 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.

Trama: Nancy Vandergroot, casalinga e insegnante, vive una vita apparentemente perfetta a Holland, nel Michigan. Ma quando inizia a sospettare che suo marito le nasconda qualcosa, si allea con un collega per indagare, scoprendo segreti inquietanti che mettono in discussione ogni certezza sulla sua famiglia.

A chi è consigliato? Agli appassionati di thriller psicologici ambientati in piccole comunità dall’apparenza perfetta, dove ogni dettaglio può nascondere un lato oscuro.


Dopo l’esordio dirompente con Fresh (2022), Mimi Cave torna alla regia con Holland, presentato al SXSW 2025 e in uscita su Prime Video. Se il suo primo film della giovane regista si distingueva per l’approccio radicale all’horror e un’impronta visiva disturbante, questa sua seconda regia opta per un racconto decisamente più tradizionale. In effetti, è chiaro fin da subito che Holland avrebbe potuto essere molto di più: un thriller sottile, un ritratto malinconico della vita di provincia o un’analisi femminile dell’inquietudine domestica. Al contrario, si limita a consegnare al pubblico un racconto meccanico e prevedibile, in cui anche il talento di una certezza come Nicole Kidman finisce per essere sprecato.

Un ritorno nostalgico tra tulipani e inquietudine suburbana

Gael Garcìa Bernal e Nicole Kidman in una scena di Holland
Gael Garcìa Bernal e Nicole Kidman in una scena di Holland – Fonte: Prime Video

La storia si svolge a Holland, una tranquilla cittadina del Michigan profondamente legata alla cultura olandese, proprio durante il celebre Festival dei Tulipani. Nicole Kidman interpreta Nancy Vandergroot, una donna apparentemente felice e sposata con Fred (Matthew Macfadyen), ottico rispettato del posto. Ma quando Fred parte per un viaggio di lavoro e si comporta in modo sospetto — incluso un misterioso biglietto del parcheggio proveniente da un altro stato — i dubbi di Nancy si trasformano presto in ossessione.

Convinta che il marito la stia tradendo, Nancy coinvolge il collega Delgado (Gael García Bernal) nelle indagini. Ma ciò che sembrava una semplice infedeltà prende pieghe sempre più oscure e imprevedibili, spingendo la protagonista in un vortice di sospetti e paranoia.

Holland alterna momenti drammatici a spunti quasi comici, grazie a reazioni sopra le righe e situazioni surreali che mantengono un tono leggero, almeno nella prima parte. Tuttavia, una rivelazione centrale segna una svolta decisamente più cupa. Da quel punto in avanti, il film svela la sua vera natura, mettendo a nudo il terrore nascosto nella quotidianità.

Satira domestica o thriller psicologico? L’identità confusa di Holland

Frame dal film di Mimi Cave Holland
Frame dal film di Mimi Cave Holland – Fonte: Prime Video

Holland è animato da un tono bizzarro e retrò che richiama le commedie nere anni ’90, in particolare le atmosfere grottesche e irriverenti del cinema di John Waters e di film come La signora ammazzatutti. In questo senso, l’opera seconda di Mimi Cave flirta con il genere satirico, abbracciando quell’estetica kitsch che fa della provincia americana un luogo tanto ordinario quanto inquietante.

Kidman offre una prova intensa e sfaccettata, inizialmente calata nei panni di una donna d’altri tempi, per poi mostrare crepe e trasformazioni man mano che la paranoia si insinua nella sua vita. Il suo percorso psicologico è reso attraverso sogni inquietanti e immagini simboliche che enfatizzano il contrasto tra l’apparente perfezione della cittadina e l’inquietudine che si cela sotto la superficie. Cave gioca sapientemente con questi elementi, mettendo in scena il lento scivolamento della protagonista verso il punto di rottura.

La regista riesce a sfruttare l’ambientazione come parte integrante del racconto: la cittadina di Holland, con i suoi tulipani, mulini a vento e architetture olandesi, diventa quasi un personaggio a sé, un luogo che nasconde i propri segreti dietro un’apparenza impeccabile. La sceneggiatura di Andrew Sodroski aggiunge sfumature interessanti sulla natura umana e sul controllo sociale all’interno delle comunità chiuse, seppur senza mai raggiungere la profondità simbolica del cinema degli illustri colleghi a cui si ispira.

Matthew Macfadyen interpreta un Fred ambiguo e inquietante, mai apertamente minaccioso ma costantemente manipolatore: le sue interazioni con Nancy sono cariche di tensione sottile, che Cave riesce a esaltare con una regia precisa e un uso intelligente del non detto. Gael García Bernal è una presenza solida, offrendo un controcampo sensibile e leale alla discesa psicologica della protagonista.

Mimi Cave dopo Fresh: un passo indietro?

Nicole Kidman in una scena di Holland
Nicole Kidman in una scena di Holland – Fonte: Prime Video

La regia di Cave pesca a piene mani da film come Blue Velvet, Serial Mom e Manhattan Murder Mystery, ma senza la stessa forza critica o stilistica: come dicevamo, le atmosfere sono costruite con attenzione, e il film è ricco di dettagli estetici che evocano i primi anni 2000, con un sottotesto che critica il conformismo e il perbenismo della vita di provincia. Tuttavia, queste suggestioni rimangono sulla superficie: mancano lo slancio satirico e la profondità tematica che renderebbero la narrazione incisiva.

Nonostante qualche momento brillante, Holland si muove sempre lungo binari prevedibili. Gli elementi thriller si affiancano a una blanda satira domestica, senza mai trovare un equilibrio convincente; l’andamento della trama, con i suoi colpi di scena poco sorprendenti e l’eccesso di didascalismo, toglie tensione e rallenta il ritmo. Anche le interpretazioni, per quanto solide, risultano imprigionate in ruoli troppo rigidi, che seguono più gli schemi narrativi che una reale evoluzione psicologica.

Cave dimostra una certa ambizione visiva e il coraggio di mescolare generi e toni, ma il film non riesce a trovare una voce originale: invece che ampliare il discorso sulla repressione e i non detti della provincia americana, si riduce a una conferma scontata delle intuizioni della protagonista, privando la storia di qualsiasi vera ambiguità.

Peccato però che, dopo l’originalità e la forza disturbante di Fresh, questo nuovo lavoro segni un deciso passo indietro. Holland sembra incastrato in dinamiche narrative già abbondantemente esplorate: la moglie che scopre l’ambiguità del marito, il paesino perfetto che nasconde segreti, il sottotesto femminista che però resta in superficie. Le riflessioni sulla repressione domestica, sulla mascolinità tossica e sulla solitudine dell’identità femminile, pur presenti, non vengono mai davvero approfondite. Sono accenni, bozzetti, che non trovano lo spazio – né la voglia – di diventare qualcosa di più.

Un divario impossibile da colmare tra film e spettatore

Nicole Kidman in una scena di Holland
Nicole Kidman in una scena di Holland – Fonte: Prime Video

Il film, peraltro, ha avuto una gestazione lunga e travagliata: rimasto nell’inferno dello sviluppo per anni prima di arrivare a un’effettiva produzione, Holland porta con sé i segni di questa origine complicata. Alla sceneggiatura non c’è la mano di Mimi Cave, e si sente: manca quella coerenza di tono e quella capacità di spiazzare lo spettatore che avevano reso Fresh un esordio tanto promettente. Qui, la regia sembra costretta a piegarsi a un racconto già scritto, incapace di imprimergli una direzione davvero personale.

Anche il cast – di altissimo profilo – finisce per essere vittima di questa impostazione. Nicole Kidman, Matthew Macfadyen e Gael García Bernal sono tutti attori straordinari, ma i loro personaggi appaiono più come caricature che come figure tridimensionali. Kidman interpreta Nancy Vandergroot, un’insegnante che, da donna devota e passiva, si trasforma improvvisamente in detective casalinga dopo aver perso un orecchino. Il cambiamento è quasi comico, volutamente sopra le righe, ma non viene mai davvero giustificato dal punto di vista psicologico. Anche Macfadyen, nei panni del marito Fred, oscilla tra la gentilezza paternalistica e l’inquietudine controllata, senza mai oltrepassare davvero il confine del mistero o del dramma. Bernal, invece, è relegato al ruolo di “spalla sensibile”, senza un vero arco narrativo.

Il vero problema di Holland è il dislivello tra spettatore e personaggi. Il pubblico, abituato ormai a decenni di narrazioni che decostruiscono l’idillio suburbano, si trova sempre un passo avanti rispetto alla trama: ogni svolta, ogni colpo di scena, ogni sottinteso è già stato previsto. Non c’è tensione, non c’è vera ambiguità, e soprattutto non c’è mai la sensazione che la storia possa davvero esplodere in qualcosa di nuovo. Il film gioca sul sicuro, aderisce ai cliché di genere e finisce per sembrare più una parodia involontaria che una vera riflessione sui ruoli sociali e familiari.

La recensione in breve

5.0 Nostalgico

In un panorama cinematografico saturo di distopie domestiche e allegorie sulla repressione borghese, Holland si limita a ripetere formule già note. Il risultato è un film che, pur volendo essere anticonvenzionale, finisce per risultare sorprendentemente stantio.

Pro
  1. Estetica curata e nostalgica: L’atmosfera rétro, tra tulipani, grembiuli e architetture olandesi, ricorda il cinema grottesco anni ’90, con omaggi evidenti a La signora ammazzatutti e al mondo di John Waters.
  2. Regia visivamente interessante: Mimi Cave conferma un occhio attento alla composizione dell’immagine, alternando scene quasi surreali a momenti di inquietudine domestica.
  3. Cast di alto profilo: Nicole Kidman, Matthew Macfadyen e Gael García Bernal offrono interpretazioni solide, nonostante i limiti della scrittura.
Contro
  1. Trama prevedibile e poco originale: Le dinamiche narrative risultano già viste e non riescono mai davvero a sorprendere.
  2. Sceneggiatura debole e superficiale: L’assenza di Mimi Cave in fase di scrittura si avverte, con dialoghi poco incisivi e riflessioni accennate ma mai sviluppate.
  3. Personaggi stereotipati: Il cast viene sprecato in ruoli macchiettistici, più funzionali alla trama che realmente approfonditi.
  • Voto CinemaSerieTv 5
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