Il film: Horizon Line: Brivido ad alta quota, 2020. Regia: Mikael Marcimain. Cast: Allison Williams, Alexander Dreymon, Keith David, Pearl Mackie. Genere: Azione, Drammatico, Thriller. Durata: 92 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Prime Video.
Trama: Qualche tempo dopo la loro rottura, Sara (Allison Williams) e Jackson (Alexander Dreymon) si riuniscono pochi giorni prima del matrimonio di un amico comune che si sposa su un’isola remota. Insieme attraversano l’oceano per recarsi al matrimonio, ma quando il pilota dell’aereo viene colpito da un infarto, devono fare di tutto per mantenere l’aereo in volo.
Horizon Line: Brivido ad alta quota è uno degli esempi di thriller dell’assurdo, in cui i protagonisti vengono necessariamente messi di fronte a una serie di situazioni sempre più incredibili e devono capire come sopravvivere. In questo caso, siamo di fronte ad un B-movie che non riesce a fronteggiare la sua premessa, tra adrenalina mancante, uno script scadente e una recitazione fuori luogo. In ogni caso, se cercate una storia con al centro un destination wedding irraggiungibile, questo film potrebbe fare al caso vostro. Come vedremo in questa recensione di Horizon Line: Brivido ad alta quota, la pellicola di produzione svedese costringe una coppia all’interno di un minuscolo aereo, che dovranno imparare a pilotare per salvarsi in mezzo a tutta una serie di situazioni impervie, metafora della loro relazione travagliata.
Horizon Line: Brivido ad alta quota, la trama: destinazione… tempesta
Horizon Line: Brivido ad alta quota è un film circoscritto in un genere ben preciso in cui i protagonisti, dopo un evento imprevisto e catastrofico, devono dare il massimo per sopravvivere. Sara e Jackson sono una coppia che ha vissuto una serie di equivoci. Per raggiungere il matrimonio di un amico comune su un’isola tropicale, salgono insieme su un aereo Cessna, monomotore e con un carrello di atterraggio per cui, non avendo galleggianti, il decollo e l’atterraggio avverranno inevitabilmente sulla terraferma. Il proprietario è un uomo locale dell’isola di Mauritius (situata nel sud dell’Oceano Indiano) che fa anche da pilota per la coppia. Durante il viaggio, tuttavia, viene colpito da un infarto e muore, lasciando l’aereo nelle mani di Sara, che aveva iniziato un apprendistato di base due anni prima. Le fatalità non si fermano alla morte del pilota, ma aumentano con l’avaria del GPS, della radio e del pilota automatico. Tutto questo mente si avvicina un enorme tempesta, che la coppia dovrà superare per raggiungere la propria destinazione.
Personaggi alla deriva
Il regista svedese Mikael Marcimain introduce una serie di situazioni assurde che alimentano lo sviluppo del film. Abbandonare l’aereo per riparare una perdita di carburante o aggrapparsi a una delle ali per riempire il serbatoio di bottiglie di rum come se si fosse James Bond o qualche altro personaggio di fantasia. In realtà, Sara e Jackson sono due personaggi ordinari: lei lavora con le reti e lui è un istruttore subacqueo. Non hanno alcuna competenza in materia, o meglio, solo Sara ha un’idea di base di cosa significhi muoversi nell’aria. Anche immaginando di essere nei panni di Sarah o Jackson e, quindi, essere intellettivamente coinvolti dal film arrivando a chiederci cosa faremmo in quella situazione, ogni svolta narrativa sembra fin troppo assurda o inventata di sana pianta per imbastire uno spettacolo cinematografico che va ben oltre le logiche dell’istinto di sopravvivenza. Una continua riproposizioni di situazioni, morti o disgrazie che scredita lo sviluppo della trama da survival movie, con incidente scatenante la morte del pilota.
Allison Williams, che ricordiamo dall’incredibile Scappa – Get Out di Jordan Peele e The Perfection di Netflix, non riesce a infondere un vero senso di pericolo all’interpretazione del suo personaggio, praticamente monoespressivo e monocorde, che rimane sullo stesso livello di tensione per l’intera durata del film. Accanto alla Williams c’è Alexander Dreymon, forse è un po’ più convincente e credibile, ma che non riesce comunque ad emergere in questo script talmente povero, né a dare credibilità alle sue azioni di fronte a situazioni quasi impossibili come dovrebbe: gli ostacoli che i personaggi del film devono superare sono così tanti da sfiorare il ridicolo e ci portano semplicemente fuori dalla storia.
Uno script facilmente digeribile
La premessa di un volo privato senza pilota lascerebbe presagire un buon film di sopravvivenza pieno di azione e dramma, ma Horizon Line: Brivido ad alta quota impiega troppo tempo per entrare nel vivo, e solo a metà film si può dire che inizia la vera avventura. Prima di arrivare a uno sviluppo sostanziale degli eventi, il film cerca semplicemente di convincerci dei due personaggi principali e del loro conflitto, in modo da farci empatizzare con loro e con la loro travagliata storia d’amore. Una parte della storia che può essere difficile da digerire se già non si è troppo convinti della tempesta d’azione che sta per arrivare. Quando, alla fine, questa sopraggiunge, non raggiunge mai tutta l’adrenalina che ci si aspetta da un volo senza pilota e di una storia di sopravvivenza senza limiti. Vuoi per l’assenza di chimica tra gli interpreti, vuoi per un senso di pericolo quanto mai artificioso, anche le scene ambientate fuori dall’aereo e più verosimili non trasmettono l’intensità che dovrebbero e confermano ancor di più l’assurdità di uno script che, difficilmente, rimarrà nella memoria degli spettatori.
La recensione in breve
Inverosimile in tutto - e non secondo le logiche del survival o disaster movie - dallo script ai personaggi, passando per la stessa recitazione degli interpreti, Horizon Line: Brivido ad alta quota è un thriller di sopravvivenza difficilmente memorabile.
- Voto CinemaSerieTv