Il film: How to Have Sex, 2023. Regia: Molly Manning Walker. Cast: Mia McKenna-Bruce, Lara Peake, Enva Lewis, Shaun Thomas, Samuel Bottomley. Genere: Drammatico. Durata: 98 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa e in lingua originale, al Festival di Cannes.
Trama: La vacanza in Grecia di tre ragazze inglesi che vogliono solo divertirsi, ubriacarsi e, nel caso di Tara, perdere la verginità.
Tra gli aspetti più interessanti e stimolanti dell’essere a un festival cinematografico c’è la possibilità di affiancare a pellicole da volti noti e conosciuti, anche opere di cui non si sa assolutamente nulla, se non magari il titolo. Ora, inutile spiegare il perché, ma è ovvio che proprio grazie al suo (furbo) titolo l’opera prima della regista ventinovenne Molly Manning Walker abbia catturato l’attenzione molto più facilmente di altri.
Ma, come vedremo in questa recensione di How To Have Sex, per una volta è una furbizia di cui c’è da essere solo grati, poiché il film non solo è uno dei debutti più potenti e interessanti di questa 76esima edizione del Festival di Cannes, ma anche uno dei migliori che abbiamo visto per come tratta uno spinoso argomento: il sesso tra i giovanissimi.
Let’s Get This Party Started
La trama prende avvio con l’arrivo di tre sedicenni inglesi a Malia, un paesino greco sull’isola di Creta, molto frequentato da chi vuole divertirsi. E divertirsi è esattamente quello che Tara, Skye ed Em hanno intenzione di fare: in attesa di sapere i risultati degli esami che potrebbero portarle (o meno) al college, le tre inseparabili amiche sono pronte a passare una breve ma indimenticabile vacanza tutte insieme. Forse per l’ultima volta.
Si comincia con bagni in piscina, urla sguaiate e patatine fritte come unico sostentamento, per poi passare all’inevitabile step successivo: alcool a fiumi e sesso casuale con i ragazzi più fighi che riusciranno a rimorchiare. Le ragazze scherzano addirittura se scommettere o meno su chi si porterà più ragazzi a letto, ma la verità è che Tara, quella apparentemente più chiassosa e sfrontata del gruppo, è ancora vergine e vuole sfruttare questo viaggio per “togliersi il pensiero” e mettersi al pari con le amiche.
Se il sesso non è (solo) gioco
Che Tara non sia però del tutto convinta diventa ben presto evidente allo spettatore: se la primissima parte del film poteva far pensare a una sorta di Spring Breakers all’inglese, col proseguire del film si capisce subito che qui la protagonista non ha molto a che vedere con le quattro giovani criminali tratteggiate da Harmony Korine, ma probabilmente nemmeno con le sue due amiche.
Tanto che appena si fanno avanti dei ragazzi che dormono nella stanza di fronte, Tara comincia a mostrare e accusare sempre di più le sue insicurezze e le sue fragilità. Non per questo si ferma – anche perché la pressione delle amiche, dei ragazzi e del contesto in cui si trova si fa sempre più forte – ma qualcosa scatta dentro di lei e a quel punto, quasi improvvisamente, cambia anche il tono del film.
Spring Break Forever? No, la festa è finita
È proprio quando il film cambia che diventano evidenti due cose: quanto sia straordinaria l’interpretazione di Mia McKenna-Bruce e quanto sia brava la regista a gestire questo improvviso cambio di tono senza mai perdere l’attenzione dello spettatore, ma facendolo anzi appassionare ancora di più alla protagonista del film. Anche perché, è bene notare, nella prima parte il film sembra voler essere quasi corale: è invece attraverso Tara, il suo punto di vista e le emozioni che prova, che cogliamo il vero spirito del film e anche il vero significato del titolo.
Non che la perdita della verginità (e quindi anche dell’innocenza) sia un argomento originale o nuovo. Ma è anche vero che raramente l’argomento era stato affrontato da un punto di vista così squisitamente femminile. Soprattutto ancor meno era stato fatto tenendo in mente la sensibilità corrente, in epoca post #MeToo: How To Have Sex non è un rape movie e nemmeno utilizza mai certi termini, ma proprio per questo diventa ancora più importante e potente. Perché i silenzi dell’ultimo atto, le piccoli bugie bianche alle amiche e quella malinconia di fondo che pervade le scene finali valgono più di qualsiasi grido o qualsiasi slogan. I tempi sono cambiati ed è finalmente tempo che anche il cinema cambi il modo di affrontare certi argomenti.
La recensione in breve
Esordio convincente e potentissimo di Molly Manning Walker, How To Have Sex potrebbe diventare un nuovo film manifesto sul tema del sesso tra giovanissimi, sul consenso e in generale del genere teen drama. Merito del talento della giovane regista così come della protagonista Molly Manning Walker, che ci regala una performance duplice: tanto rozza, divertita e selvaggia nella prima parte, quanto malinconica, dolente e intensissima nella seconda,
-
Voto CinemaSerieTV