Il film: I segreti di Wind River, 2017. Regia: Taylor Sheridan. Cast: Jeremy Renner, Elizabeth Olsen, Gil Birmingham, Kelsey Asbille, Teo Briones, Tantoo Cardinal. Genere: Western, thriller, drammatico. Durata: 107 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Una giovane agente dell’FBI si allea con un esperto cacciatore del Wyoming per indagare sull’omicidio di una giovane donna in una riserva di nativi americani…
Il regista Taylor Sheridan ha scritto le sceneggiature di “Sicario” (2015) di Denis Villeneuve e “Hell or High Water” (2016) di David Mackenzie: due film formidabili, in cui il fattore geografico della luce solare, l’aridità e la solitudine del deserto mediterraneo, sommati alla violenza marginale e di frontiera del sud degli Stati Uniti, hanno fornito l’ambientazione perfetta per riscrivere i confini del genere western. Con I segreti di Wind River, Sheridan mette a nudo i grandi orrori della società occidentale, muovendosi con disinvoltura nel genere e utlizzando in maniera brillante i suoi elementi più rappresentativi. In particolare, come vedremo nella nostra recensione de I segreti di Wind River, è sorprendente il modo in cui il regista inserisce temi di grande contingenza – la violenza sulle donne, la discriminazione delle etnie – in un genere che sembra non essere mai tramontato, ma che si è rinnovato nel tempo.
Wind River: un vento di morte soffia da lontano
Sheridan ci porta nella riserva indiana di Wind River, dove l’esperto cacciatore Cory Lambert (Jeremy Renner) trova il corpo senza vita di una giovane donna, Natalie Hanson, che è stata picchiata e violentata. Le sue prime impressioni si basano sulla sua intima conoscenza del luogo. Si tratta di territori che esplora quotidianamente, ma su cui grava anche la morte della figlia – in circostanze non del tutto chiarite – e la sua appartenenza alla comunità indigena attraverso l’ex moglie e il figlio. Lambert conosce sia il luogo che le interrelazioni che si verificano in quello spazio. Da questa premessa, il percorso ci porta all’arrivo di Jane Banner (Elizabeth Olsen), un’agente dell’FBI che cerca di indagare sul caso. Tuttavia, i problemi per lo sviluppo del caso appaiono molto presto, perché sembra che in queste terre lontane la giustizia sia una chimera fatta di tradizione, discriminazione e burocrazia. Da questa illusione, gli eventi del film si svilupperanno in qualcosa che forse assomiglia un po’ alla vendetta come unica possibilità di equanimità.
L’aridità desertica del western diventa ghiaccio infrangibile dei sensi
Il contesto de I segreti di Wind River è da considerare in doppia accezione, fisica e sociale. Il contesto fisico, ovviamente, funziona come una clausura, una prigione inevitabile, trattandosi di un paesaggio desolato, freddo, scortese, un vero e proprio “inferno bianco” circondato da montagne, alberi e animali selvatici. Il contesto sociale, corrispondente a quanto detto sopra, presenta un mondo marginale, che convive tra coloro che accettano il proprio destino e fanno del loro meglio per sopravvivere e coloro che sopravvivono senza accettare il proprio destino (ad esempio, i dipendenti di una raffineria di petrolio o i trafficanti di droga).
In secondo luogo, la morte di Natalie Hanson è incorniciata dal manifesto interesse del regista Taylor Sheridan, che ha vinto la Palma d’Oro per la miglior regia con questo film, nel ritrarre la vita, le condizioni avverse e l’abbandono della popolazione nativa americana, tanto più in un’America ben consapevole delle tensioni razziali. La storia di Natalie Hanson è anche la storia di una volontà superiore, la volontà di vivere. Infatti, Natalie è riuscita a correre per 10 chilometri nella neve e nel freddo, a piedi nudi e senza le necessarie provviste, dopo essere stata aggredita e violentata dai colleghi di Matt, il suo fidanzato, anch’egli assassinato.
La crudeltà è un motivo che attraversa questa estetica cinematografica della marginalità civile. Gli abitanti del Wyoming, dice Sheridan, si sentono spiazzati e condannati da una modernità urbana, affettiva e sociale che è loro estranea. Attribuiscono i loro errori, le loro decisioni criminali, il nichilismo, la violenza e la letargia esistenziale alla solitudine dello spazio geografico, quell’inferno ghiacciato che li fa sprofondare nell’abuso di droghe e alcol e in un bisogno romantico e sessuale apertamente insoddisfatto.
Una caccia tra simili
La neve, le montagne, il freddo estremo, il cielo traslucido di sentimenti: la macchina da presa di Sheridan ricopre questi luoghi vuoti con il suo sguardo drammatico, riempiendoli di movimenti, conflitti, disquisizioni argomentative, spari e morti, che trasformano l’infinità dei luoghi descritti nell’essenza scenica e diegetica di quella sensibilità tormentata e quasi patologica che accomuna i protagonisti del film.
Entrambi sono personaggi western che ricordano l’archetipo fordiano dell’eroe che, nonostante la sua nobiltà, ha una storia che non riesce a scrollarsi di dosso. È nel loro rapporto con il paesaggio che possiamo apprezzare maggiormente come esso influenzi le loro decisioni e il loro modo di affrontare la realtà, soprattutto Lambert, che, come il territorio in cui vive, è presentato come un personaggio di difficile accesso, pieno di complessità e che può porre fine alla vita dei suoi nemici. I colpevoli della morte della giovane donna sono tanto nemici della giustizia che Lambert cerca quanto della terra che abitano, e ognuno di loro si vendicherà in qualche modo. È una caccia, con tutto ciò che comporta, e solo i più adatti sopravvivono.
La recensione in breve
I segreti di Wind River è un thriller potente, che si affida ai silenzi per raccontare non solo una storia, ma un'atmosfera sconvolgente, in cui si può sopravvivere solo tramite le regole del western.
- Voto CinemaSerieTv