Il film: Il cerchio, del 2022. Regia di: Sophie Chiarello.
Genere: Documentario. Durata 108 min Dove lo abbiamo visto: in anteprima stampa alla Festa del Cinema di Roma.
La trama: Il documentario riporta l’esperimento che ha condotto una scuola la quale ha investito del tempo in un’educazione sentimentale per i suoi alunni, in cui poter parlare di temi come la famiglia, l’amore, l’amicizia e tanto altro, seguendone il percorso dalla prima alla quinta elementare.
Di base le intenzioni di un documentario sono sempre delle migliori. C’è il desiderio di riportare una realtà che per l’autore è importante che diventi pubblica, che abbia una propria voce, una risonanza. Non necessariamente riguardante un argomento conosciuto o frequente, e proprio per questo sentendosi spronati a raccontarlo utilizzando il proprio occhio e cercando di colpire gli spettatori con qualcosa con cui loro in primis sono rimasti affascinati.
Per Sophie Chiarello è il mondo dei bambini quello in grado di offrire un punto di vista unico sui grandi temi che riguardano l’essere umano, ma come vediamo nella recensione di Il cerchio non sempre equivale a materiale ideale per la stesura di un prodotto audiovisivo. O almeno per come è stato pensato, assemblato e ripreso dall’autrice.
La trama: di cosa parla il documentario?
Il cerchio è l’esperienza della documentarista che per circa cinque anni ha deciso di seguire il percorso di crescita, scolastico e emotivo, di una classe delle elementari. Presa e filmata fin dal loro primo anno, quando tutto era ancora nuovo e giocoso, attraversando nel corso del tempo lo sviluppo dei ragionamenti e delle sensibilità dei suoi piccoli alunni. Un titolo che richiama l’ovale creato dai bambini, forma geometrica che per la classe rappresenta un momento di sicurezza e confidenza in cui potersi esprimere imparando a scrollarsi di dosso timori e pregiudizi.
Afferrando l’importanza di poter parlare per non reprimere quello che sentono dentro, scoprendosi tutti più simili di quanto avrebbero potuto immaginare, ma apprendendo anche l’importanza di rispettare l’opinione e le emozioni provate dagli altri.
Dall’amore a Babbo Natale: i temi dell’educazione sentimentale
Una vera e propria educazione sentimentale, che partita dal primo anno e condotta per l’intero ciclo scolastico degli studenti ne mostra i benefici a lungo termine nonostante le tipiche contraddizioni e ingenuità dei bambini. Che manifestano quella che sembra un’effettiva vicinanza e comprensione nei confronti dei loro coetanei, continuando probabilmente a sbagliare al di fuori della sicurezza di quell’aula. L’obiettivo de Il cerchio, però, è quello di incidere al punto di far riaffiorare gli aspetti realmente fondanti dell’esistenza. Dall’amore alla famiglia, fino all’essenziale e imprescindibile questione sulla verità attorno al mistero di Babbo Natale: i bambini dimostrano un tatto che viene affinato attraverso la condivisione e il dover imparare a maneggiare le interiorità di coloro che hanno accanto, ma anche una schiettezza sincera e spiazzante. Talvolta spietata e tagliente, ma appartenente a quella sfera dell’onestà che col tempo si tende a nascondere, celandola in costrutti sociali e personali che influiscono con gravità sulla maniera e la possibilità di espressione nel mondo degli adulti, fatto spesso di silenzi e sovrastrutture.
Un documentario non all’altezza del contenuto
L’aspetto ammirevole di Il cerchio, però, è allo stesso tempo ciò che più lo allontana dal versante documentaristico e dalla sua valenza nell’ambito dell’audiovisivo. L’operazione di Chiarello è evidentemente più un esperimento che un reale prodotto di qualità nel panorama del cinema del reale, di cui è interessante osservare lo sviluppo e studiarne i benefici, ma di cui risulta difficile poterne lodare la fattura o le scelte che possono vertere sulle riprese o la messinscena.
Inquadrature che, appoggiandosi sul voler catturare la verità del momento, scelgono volutamente di non arricchire con ghirigori le sequenze, optando per l’austerità dell’immagine e non dimostrando alcun estro o nessuna vena (volutamente?) artistica. Una volontà che può venir motivata giustificando il voler concentrare l’intera attenzione sul contenuto dell’opera, non volendo distrarre per arrivare così al sodo della questione e puntare dritto all’evoluzione dell’esperienza affrontata dai bambini.
Il cerchio: una speranza per il futuro
Un’opera il cui risultato ci si augura possa essere di ispirazione per professori e docenti che si approcceranno a Il cerchio. Una visione fortemente consigliata, per maestri e non solo, così da dimostrare l’intelligenza emotiva di cui sono capaci i più piccoli e che, se sostenuta e alimentata fin da tenera età, potrà formare i cittadini responsabili e ragguardevoli del domani. Prevenire e stimolare prima, per dirigersi insieme verso un futuro fatto di amore, fratellanza e una più fluida abilità nel saper proteggersi e instaurare ambienti in cui sentirsi al sicuro.
Che sia per parlare, per confessare le proprie più recondite paure, per confidare malesseri che è sempre meglio far fuoriuscire invece che tenere compressi facendoli perciò esacerbare. Ma anche per concedere una risata, una carezza o un incoraggiamento ad un proprio amico. Guardare ai bambini per permettere alla società di non commettere i medesimi sbagli e affermare che saper leggere l’umore di una persona è importante tanto quanto bisogna essere in grado di fare con un testo di scuola. Un’opera che porta la speranza che altri istituti scolastici, se non tutti, adottino l’ora del cerchio. Magari vedendone col tempo i risultati grazie ad un altro e più omogeneo documentario.
La recensione in breve
Il cerchio è interessante più per l'esperimento condotto (e riuscito) che mostra al proprio interno, ma non risulta per nulla omogeneo o accattivante nella sua forma documentaristica.
- Voto CinemaSerietv