Il film: Il grande giorno, 2022. Regia: Massimo Venier con Aldo. Giovanni e Giacomo. Cast: Aldo, Giovanni e Giacomo, Lucia Mascino, Elena Lietti, Roberto Citran. Genere: Commedia. Durata: 90 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa.
Trama: La figlia di Giovanni e il figlio di Giacomo, che si conoscono da bambini, si sono innamorati, e ora stanno per sposarsi. Mentre fervono i preparativi, tutti aspettano Margherita, l’ex moglie di Giovanni.
C’erano una volta tre uomini e una gamba, tre amici che viaggiavano da nord a sud, per andare a un matrimonio, quello di uno dei tre. Sono passati venticinque anni, e quei tre uomini ci sono ancora. C’è anche un matrimonio, ma due di loro, stavolta, sono i padri degli sposi. Quei tre, lo avrete capito, sono Aldo, Giovanni e Giacomo, che tornano al cinema con il film che vi raccontiamo in questa recensione de Il grande giorno, con la regia del fidato Massimo Venier, in uscita al cinema il 22 dicembre. In quei 25 anni passati tra un matrimonio e l’altro, in quel passare da sposo a padri degli sposi, c’è tutto il senso del nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Il tempo è passato, ma loro ci sono ancora, come tre buoni amici. E come tali non ci deludono mai, o quasi. Ne Il grande giorno sono sempre loro, ma sono maturati. E, come farebbe un genitore ormai maturo, nel loro film lasciano molto spazio ad altri attori e altri personaggi. Il risultato è un film corale che funziona, e valorizza anche i tre protagonisti.
La trama: Giovanni e Giacomo, i padri degli sposi
I latini si sposavano spezzando un pane di farro; i Maya con lo sposo che andava dal padre della sposa. Insomma, anticamente, si arrivava subito al sodo. Oggi il matrimonio è diventato un affare molto costoso e complicato. Ma il vero problema sono i genitori. E allora eccoli in scena: Giovanni (Giovanni Storti) e Giacomo (Giacomo Poretti) si conoscono da sempre e condividono tutto. L’azienda, di cui sono soci, Segrate Arredi (“e sai dove ti siedi”), le vacanze, e anche i figli. Nel senso che la figlia di Giovanni e il figlio di Giacomo, che si conoscono da bambini, si sono innamorati, e ora stanno per sposarsi. A officiare ci sarà un cardinale (Roberto Citran), a cantare ci sarà Francesco Renga, e a organizzare tutto un maniacale mago del catering (Pietro). Mentre fervono i preparativi, tutti aspettano “Margherita, la prima moglie”. L’ex moglie di Giovanni.
Aldo, Giovanni e Giacomo: il jolly, il pedante e il delicato
La chiave della rinascita di Aldo, Giovanni e Giacomo con Odio l’estate – un film maturo, ma che li ha riportati alla freschezza degli esordi – è stata quella di abbandonare maschere e macchiette di mettere in scena loro stessi per quello che sono sempre stati. E così anche qui i tre portano in scena i loro caratteri tipici. Giovanni è il pedante, il preciso, il cinico. E stavolta anche un po’ invadente, con quelle mani sempre addosso. Giacomo è il più timido, delicato (anche di stomaco), stavolta anche un po’ tirchio e fastidioso. Il fastidio, lo capiremo subito, è proprio per il suo amico Giovanni, che non sopporta proprio più. Mentre i due padri degli sposi ci trascinano dentro la storia. per 20 minuti buoni aspettiamo l’arrivo di Aldo Baglio. Che ruolo avrà nel film? Vi lasciamo la sorpresa. Ma vi sarà facile immaginare che è il jolly in grado di scompaginare le carte. Questione di ruolo e di tempi comici – come spiegavano loro stessi nei ruoli delle loro mamme nella famosa gag – ma l’ingresso è ad effetto e vale l’attesa.
Il “telùn” del loro show si allarga
I tre uomini e una gamba, insomma, sono cresciuti. Anche se il tempo per loro non sembra essere davvero passato, ora il loro ruolo è quello dei padri di famiglia. Nei loro film ci sono le mogli e i figli, e allora il “telùn” del loro show si allarga, perché il palcoscenico deve contenere molte persone. Le loro storie diventano corali, proprio come in Odio l’estate: sono i primi violini in un’orchestra, certo, ma non organizzano più i film come se in scena ci fossero solo loro. Così gli altri personaggi hanno il loro spazio, sono disegnati a tutto tondo, funzionano a livello di scrittura e di attori, scelti con gran cura. E a loro i nostri mattatori riservano anche battute e divertimento, vedi lo straordinario prete di Francesco Brandi, affamato e terra terra, quando tutti si aspettavano un altro prelato. I personaggi, allora, non vivono solo in funzione dei tre e delle loro battute, ma sono parte integrante e fondamentale della storia.
Lucia Mascino, Elena Lietti e Antonella Attili: le ragazze del trio
Il grande giorno stupisce soprattutto per laa costruzione narrativa, che aggiunge in continuazione nuovi personaggi e nuove storyline, come nuovi strati aggiunti a una torta nuziale: tutto questo accade non trascurando mai le storyline principali e continuando di pari passo a seguire le nuove. E senza mai togliere spazio a qualcosa o a qualcuno. Un esercizio di equilibrio non da poco. Attorno al dinamico trio, così, spiccano Lucia Mascino, ormai un’habitué del loro cinema, nei panni di Margherita, alias “barbie vintage” (!): l’attrice è solare, magnetica, intensa. E anche Elena Lietti e Antonella Attili, nei panni delle mogli di Giovanni e Giacomo, sono affascinanti e in parte. Ma ogni attore, in questa storia, è al posto giusto.. Impossibile citarli tutti, ma ci soffermiamo per un attimo su Noemi Apuzzo, che presta il volto a una delle testimoni della sposa, ed è sexy e spassosa in una serie di scene in cui flirta con il prete e, guardando in macchina, con il pubblico in sala. Che ci sia spazio per tutti gli altri attori non è da dare per scontato in un film basato su tre attori comici.
Aldo, Giovanni e Giacomo, attori a tutto tondo
E forse non sono più solo attori comici, Aldo, Giovanni e Giacomo, ma attori a tutto tondo. La cosa più bella, comunque, è vedere sullo schermo loro tre. È davvero come trovare tre vecchi amici, quelli con cui sai che, quando esci, passerai una serata a divertirti. È quello che fa questo film, anche se, rispetto al passato, aggiunge sfaccettature, malinconie, amarezze. Sì, perché Il grande giorno è anche un film sul tempo che passa, sull’amore come stato nascente confrontato con l’amore consolidato, sulla voglia di cambiare che contrasta con una vita il cui percorso sembra ormai segnato. È un film sull’amicizia, sui rimpianti. E anche sulla cattiveria delle persone, dai clienti di Aldo e Giovanni, che continuano a criticarli e malignare, ai “cuochi dei primi” e le cameriere, che “scommettono contro” gli sposi. Il grande giorno è uno spaccato di quella che è oggi l’umanità. In stato di grazie, come in Odio l’estate, i tre si permettono anche di citare loro stessi. Da una scultura di legno più articolata del famoso Garpez, a “vomitino”. E ascoltate Aldo che fa il gesto sorpreso di Rolando quando conosce gli altri due protagonisti, o dice “se la verità dà fastidio tolgo il disturbo”. Ha ancora quello stesso tono, spassoso, di “a volte dorme più lo sveglio del dormiente”.
La recensione in breve
Nella recensione de Il grande giorno vi abbiamo detto che Aldo, Giovanni e Giacomo sono sempre loro, ma sono maturati. E, come farebbe un genitore ormai maturo, nel loro film lasciano molto spazio ad altri attori e altri personaggi. Il risultato è un film corale che funziona, e valorizza anche i tre protagonisti.
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