Il film: Il nemico, 2023. Regia: Garth Davis. Cast: Saoirse Ronan, Paul Mescal, Aaron Pierre. Genere: Fantascienza, Thriller. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.
Trama: Hen e Junior coltivano un terreno isolato che appartiene alla famiglia di Junior da generazioni, ma la loro vita tranquilla viene stravolta quando uno sconosciuto si presenta inaspettatamente alla loro porta con una proposta inquietante.
Il regista australiano Garth Davis, che ha raggiunto il suo momento di notorietà con Lion – La strada verso casa (2016), si cimenta in un esperimento rischioso con il suo nuovo film, Il nemico (Foe), approdato oggi su Prime Video. Si tratta di un mix di dramma e fantascienza incentrato sulla fragile relazione di una coppia nel bel mezzo di un futuro distopico. La partecipazione degli attori irlandesi Saoirse Ronan e Paul Mescal prometteva un’esperienza rilevante per l’imminente stagione dei premi cinematografici. Anche il coinvolgimento come co-sceneggiatore dell’autore dell’omonimo romanzo, il canadese Iain Reid, ha dato una certa garanzia a un progetto di base incerto, soprattutto a causa della scarsa esperienza del regista nel campo della fantascienza.
Come vedremo in questa recensione de Il nemico, se da un lato Davis ottiene interpretazioni straordinariamente potenti dalla sua coppia di protagonisti, dall’altro il film risulta un esperimento tristemente insipido, confuso, che si propone in maniera fasulla come cinema futuristico.
L’AI minaccia un matrimonio
La storia de Il nemico è quella del matrimonio tra Junior (Mescal) e Hen (Ronan) e si svolge nell’anno 2065, su un pianeta Terra decimato dai cambiamenti climatici e spinto da una massiccia migrazione spaziale da parte di una corporazione globale. I due vivono in una vecchia casa colonica in un Midwest americano che è diventato una cava di polvere. Lui lavora in una fabbrica futuristica di lavorazione del pollo, mentre lei fa la cameriera in un caffè molto poco futuristico. In ogni caso, la maggior parte del tempo se ne stanno seduti a casa a fare lunghe e intense conversazioni. Un giorno, un rappresentante del governo, Terrance (Aaron Pierre), arriva casa della coppia per informarli che Junior è stato scelto per partecipare a un esperimento che lo porterà a trascorrere un paio d’anni su una stazione spaziale, come parte di un spedizione atta a esplorare le possibilità dell’umanità di sfuggire a un pianeta arso e logoro. Sebbene Junior non abbia un gran desiderio di partecipare, sembra che non abbia scelta.
Per compensare la sua assenza, Hen riceverà come ricordo un “surrogato umano” dotato di intelligenza artificiale, modellato sul corpo e sulla personalità di Junior. La coppia, già alle prese con problemi coniugali, entra in grave crisi quando Junior si rifiuta di lasciare il pianeta e viene sottoposto da Terrance a un invasivo processo di raccolta di dati biologici e personali in vista della sua sostituzione bionica.
Sci-fi ai margini di una relazione poco interessante
Sebbene sulla carta il film sembri avere una forte componente fantascientifica nello stile di A.I. – Intelligenza artificiale (2001), Il nemico sfrutta in percentuale piccolissima gli effetti speciali e i riferimenti futuristici. C’è un’auto in stile DeLorean, rapide inquadrature della stazione spaziale, un paio di navi che volano sopra le nostre teste e qualche dispositivo tecnologico. Eppure, non è questa scarsità di elementi fantastici a renderlo un rip-off della fantascienza: gemme del genere come Under the Skin (2013) dimostrano che il suggestivo può essere più scioccante dell’esplicito. Il problema sta nella centralità del matrimonio in crisi di Junior e Hen, incapsulato in una casa rurale isolata e in un mondo sterile e senza tempo in cui non c’è traccia nemmeno della tecnologia del presente: è solo nel terzo atto che il film ci ricorda la sua patina distopica, in cui entra in gioco il dibattito morale su un’intelligenza artificiale sempre più familiare.
Lo sviluppo della trama de Il nemico include la paranoia da thriller psicologico e ci sono brevi momenti in cui viene ricordato l’impatto del cambiamento climatico, ma il grosso della narrazione verte sul melodramma di Junior e Hen, in cui proliferano machismo, crepacuore, insicurezza e bugie, rendendolo letteralmente un film a sé stante. Nonostante ciò, la sceneggiatura di Davis e Reid non riesce mai a mettere insieme e a integrare l’ambiguità dell’identità di Junior, l’inspiegabile remissività di Hen e la presenza ridondante di Terrance. La cosa più sorprendente e sfortunata è che i due attori principali offrono alcune delle loro migliori interpretazioni. Paul Mescal è particolarmente convincente in un ruolo che richiede grande impegno fisico ed emotivo, forse il più vicino alla sua interpretazione del mostruoso Stanley Kowalski in un recente revival di Un tram chiamato desiderio a Londra.
Un nemico (eccessivamente) polisemico
È inevitabile paragonare questo film all’episodio della seconda stagione di Black Mirror “Torna da me”, in cui una giovane vedova acquista un androide per sentire più vicino il marito defunto. In meno di un’ora, quella puntata della serie tv distopica stabilisce una narrazione più coerente e stimolante di quanto non faccia Il nemico in quasi due ore di minutaggio, oltre a non aver bisogno di trasportarci in un 2065 distopico per avvertire degli irreparabili danni psicologici derivanti dal compensare l’assenza di un essere umano con l’intelligenza artificiale.
Il titolo del film è forse la più grande fonte di confusione, poiché il “nemico” non viene mai identificato. Potrebbe essere questo replicante, inviato per prendere il posto di Junior; potrebbe essere che Junior e Hen siano diventati nemici l’uno dell’altro. Potrebbe essere Terrance, o forse il governo degli Stati Uniti, che esercita un controllo autoritario sui suoi cittadini. Poiché “foe” è un omonimo di “faux”, il termine potrebbe riferirsi al sostituto di Junior o al gioco subdolo che Terrance sta facendo, oppure, potrebbe significare che il matrimonio di Junior e Hen è diventato una farsa. Una cosa è certa: con troppa ambiguità associata ai concetti principali del film, che dovrebbero soddisfare lo spettatore con una chiarezza di base, c’è il rischio di generare solo stanchezza e insoddisfazione. Un’idea che può sembrare intelligente in un romanzo può risultare noiosa al cinema, e Foe si avvicina pericolosamente al limite.
La recensione in breve
Intruso si propone come uno sci-fi riflessivo, ma finisce per consolidarsi come un melodramma fin troppo patinato e per nulla originale. Offre certamente interpretazioni di qualità - gli attori protagonisti sono una garanzia - ma è difficile che si ritagli un posto tra le gemme fantascientifiche dell'ultimo periodo.
- Voto CinemaSerieTv