Il film: Il ritorno di Casanova, 2023. Regia: Gabriele Salvatores.
Cast: Toni Servillo, Fabrizio Bentivoglio, Sara Serraiocco, Bianca Panconi. Genere: Commedia, drammatico. Durata: 95 minuti.
Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima.
Trama: Leo Bernardi è un regista alla fine della sua carriera. Ha scelto di raccontare il Casanova di Arthur Schnitzler, un personaggio simile a lui: un Casanova che ha superato la sua gioventù.
“Ora i miei incantesimi sono tutti spenti. La sola forza che possiedo è mia. Ed è poca”. Sono le parole de La tempesta di William Shakespeare ad aprire il nuovo film di Gabriele Salvatores e quindi anche la nostra recensione de Il Ritorno di Casanova, presentato al Bif&st di Bari e in uscita al cinema il 30 marzo. Il nuovo film di Gabriele Salvatores è incentrato su un maturo maestro del cinema che sta girando un film su un attempato Casanova, ispirato al romanzo di Arthur Schnitzler. Il risultato è un film nel film, una riflessione sul lavoro di regista, sull’ispirazione e sul tempo che passa. In una parola è l’8 e ½ di Salvatores. E, anche se pare un ossimoro, è un film allo stesso tempo senile ed estremamente vitale. Leggete e vi spiegheremo perché.
La trama: Leo, regista a fine carriera, racconta Casanova
Leo Bernardi (Toni Servillo) è un affermato e acclamato regista alla fine della sua carriera. Ha scelto di raccontare il Casanova di Arthur Schnitzler, un personaggio in qualche modo simile a lui: un Casanova (interpretato, nel film nel film, da Fabrizio Bentivoglio), che ha superato la sua gioventù, che non ha più il suo fascino e il suo potere sulle donne, non ha più soldi, e, dopo anni di esilio, vuole solo tornare a Venezia, casa sua. Nel suo viaggio conosce una ragazza, Marcolina (Bianca Panconi), che riaccende una fame di conquista che non sentiva da anni. Leo Bernardi, ha deciso di raccontare questa storia perché le inquietudini e i dubbi dei due sono incredibilmente simili. E anche lui si è invaghito di una ragazza molto più giovane, Silvia (Sara Serraiocco). Per Leo è tempo di bilanci: è più importante il cinema o la vita?
Il Leo Bernardi di Toni Servillo si specchia nel Casanova di Fabrizio Bentivoglio
Il ritorno di Casanova, dicevamo, è uno di quei film che vivono di cinema e parlano di cinema, una di quelle storie dove set e vita si mescolano e si confondono, dove la crisi d’identità diventa crisi d’ispirazione e viceversa. Un po’ come in 8 e ½ di Federico Fellini e in Effetto notte di Francois Truffaut, per citarne due. È uno di quei film in cui il regista che sta girando il film si rispecchia in qualche modo nel suo protagonista, nella storia che sta mettendo in scena. In questo senso, il Leo Bernardi di Toni Servillo si specchia nel Casanova di Fabrizio Bentivoglio: è la stessa stanchezza di vivere, la mancanza di motivazioni, lo stesso desiderio per un corpo più giovane, fresco, per l’energia che sprigiona. E allo stesso tempo Gabriele Salvatores si specchia nei suoi due personaggi, per quello che è un gioco di scatole cinesi.
C’è molto, ma non tutto, di Salvatores nel personaggio del regista
Il ritorno di Casanova allora è un film senile, a patto che questa definizione venga presa con le pinze. C’è probabilmente molto, ma non tutto, di Salvatores nel personaggio del regista Leo Bernardi. Non crediamo proprio la depressione, e vi spiegheremo perché. E neanche la mancanza di entusiasmo e di ispirazione. Ma forse una certa idiosincrasia verso la modernità, come dimostra quella casa ultramoderna e basata sulla domotica che Leo in qualche modo subisce, ma con cui non si sente affatto in sintonia. Ma c’è idiosincrasia anche verso un certo mondo del cinema, verso una parte di critica: dai blogger, che pensano più ad apparire, a se stessi, che a quello che raccontano, a quelli che gridano al miracolo dopo che un regista ha fatto un solo film. Il ritorno di Casanova è un continuo confronto tra antico e moderno, gioventù e anzianità, innocenza ed esperienza.
Gabriele Salvatores firma un film vitale
Ma la senilità di un film come Il ritorno di Casanova si ferma qui. Perché Gabriele Salvatores, che certo si è fermato a riflettere su certi temi, firma un film che è anche vitale. A partire dalla forma visiva. E da quel bianco e nero nitido, luminoso, contrastato ed elegante che, grazie alla fotografia di Italo Petriccione, ammanta il mondo della narrazione principale, quello della vita reale di Leo (mentre il film di finzione è a colori, come accadeva in Belfast). Ma Il ritorno di Casanova è un film molto dinamico anche nel montaggio, che lega per affinità elettive i due mondi, la realtà e la finzione, e per un gusto per le inquadrature, mai banali e raffinate. È per questo che Il ritorno di Casanova è un film vitale, che Salvatores tiene in pugno con l’ispirazione e l’energia di un regista giovane. A proposito del dialogo tra due mondi, accadeva già in Nirvana, il film di fantascienza di Salvatores del 1997, altro atto coraggioso di un regista che non finisce mai di stupire. Lì era la realtà ad essere a colori, mentre il mondo di finzione, quello del gioco, era desaturato, stilizzato, una sorta di bianco e nero con pochi colori evidenziati sul resto.
Un costante, continuo desiderio
Tutto il film è costellato da un costante, continuo desiderio. È il desiderio dei due protagonisti – Leo e Casanova – che viene vissuto in parallelo. È il desiderio per qualcosa di irraggiungibile, non solo un corpo giovane ma la giovinezza stessa, se non per un secondo, quello di un orgasmo. Qualcosa destinato ad essere solo sfiorato per poi volare via, Il ritorno di Casanova è un film importante, che fissa un momento preciso nella vita di un artista. Un film con cui Salvatores ci vuole far riflettere su un’età della vita, ma in cui, al tempo stesso, ci fa vedere di essere vivo. Lo sguardo con cui filma il sorriso di Sara Serraiocco, il corpo di Bianca Panconi non è mai lascivo, ma è uno sguardo pieno di rispetto e amore. È un occhio che sa riconoscere la bellezza, e la raffigura come farebbe un ragazzo. Hitchcock diceva: “Per voi quello che ho fatto è sempre un film. Per me è tutta la vita”. Lunga vita, allora, a Gabriele Salvatores e al suo cinema.
La recensione in breve
Nella recensione de Il Ritorno di Casanova vi abbiamo parlato di un film che è una riflessione sul lavoro di regista, sull’ispirazione e sul tempo che passa: è l’8 e ½ di Salvatores. E, anche se pare un ossimoro, è un film allo stesso tempo senile ed estremamente vitale.
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