Il film: Infinite, 2021. Regia di: Antoine Fuqua. Cast: Mark Wahlberg, Chiwetel Ejiofor, Dylan O’Brien, Sophie Cookson. Genere: Thriller, fantascienza. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix
La trama: Diagnosticato come schizofrenico e ossessionato da strane visioni di altre vite, Evan scoprirà di fare parte di un ristretto gruppo di essere umani capaci di reincarnarsi continuamente.
Liberamente ispirato al romanzo di D. Eric Maikranz The Reincarnationist Papers, il film del 2021 diretto da Antoine Fuqua (e ora disponibile su Netflix) si concentra sull’anima tormentata di Evan Michaels (Mark Wahlberg), un uomo diagnosticato come schizofrenico ma le cui visioni si riveleranno, invece, echi di vite passate. Riacquistando la memoria come Infinito – essere umano in grado di reincarnarsi continuamente – , dovrà contrastare il piano di Bathurst, un altro Infinito ma della fazione opposta che progetta di distruggere la vita sul pianeta Terra.
Come vedremo nella nostra recensione di Infinite, nonostante le ottime premesse con le quali ammalia lo spettatore, il film finisce per risultare totalmente privo di personalità, mera accozzaglia di cliché e di idee prese da opere ben più nobili. Ciò che davvero disturba sono poi i suoi personaggi anonimi, gli effetti visivi scadenti e le tante domande lasciate senza risposta.
La trama: ricordi di vite passate
Nel mondo esistono delle persone chiamate Infiniti che possiedono il dono di reincarnarsi continuamente e ricordare tutte le loro vite passate. Gli Infiniti si dividono in due gruppi impegnati a contendersi il potere: da una parte ci sono i Credenti, dediti a usare la loro conoscenza per la protezione e il progresso di tutta l’umanità, dall’altra ci sono i Nichilisti, che considerano questo dono una maledizione e utilizzano le nuove tecnologie per distruggere ogni forma di vita sulla Terra.
Il film si apre in una non meglio specificata “vita precedente” a Città del Messico, dove è in corso uno spericolato inseguimento tra Infiniti, per poi spostarsi “in questa vita” a New York City, dove Evan McCauley (Mark Wahlberg), un uomo affetto da schizofrenia e con problemi di violenza alle spalle, fatica a trovare un lavoro. Per poter acquistare le medicine che gli servono, decide di costruire – come improvvisando – un’antica spada katana, senza ricordare come e quando abbia imparato a fabbricarla. Durante lo scambio del prezioso oggetto con uno spacciatore, però, qualcosa va per il verso sbagliato ed Evan viene condotto alla centrale di polizia, dove incontra il Credente Bathurst (Chiwetel Ejiofor), suo acerrimo nemico delle vite passate del quale, però, l’uomo non ha alcuna memoria. Grazie all’aiuto della sua vecchia compagna di squadra Nora Brightman (Sophie Cookson), Evan inizierà un viaggio per trovare risposta a quelle domande che lo assillano da tutta la vita.
Una sensazione di déjà-vu
Avete mai fatto un sogno così reale da sembrare un ricordo? Vi capita di guardarvi allo specchio e guardarvi sorpresi? Come vi aspettaste di guardare qualcun altro che vi fissa…
Questo è ciò che assilla Evan ogni giorno, ossessionato, fin dall’infanzia, da strane sensazioni di déjà-vu, visioni di vite che non riesce a riconoscere ma che lo rendono in grado di fare cose mai apprese da nessuna parte. Diagnosticato come schizofrenico, l’uomo è costretto ad assumere medicine per mettere a tacere quei ricordi apparentemente di qualcun altro ma, in realtà, legati alle sue vite passate. Attraverso il processo di riappropriazione della memoria del protagonista, il film esplora la tematica dell’immortalità, una condizione solitamente esclusiva delle divinità ma che, questa volta, tocca in sorte agli esseri umani: si tratta di una condanna o di un dono? Come sempre, dipende da quali mani governano un tale potere, una premessa che dà il via a una lotta senza tempo tra il bene e il male e che risulterà inevitabilmente familiare.
Guardando Infinite, infatti, anche lo spettatore potrebbe iniziare a sperimentare degli improvvisi déjà-vu: niente ricordi di vite precedenti, però, bensì altre pellicole come Matrix, The Old Guard e Inception, con qualche accenno di Mission: Impossible. Sfortunatamente, il film diretto da Antoine Fuqua è ben al di sotto delle nobili opere da cui attinge.
Un film che non mantiene le promesse
Ciò che Infinite fa, infatti, è attingere a piene mani al genere sci-fi esasperandone i cliché e finendo, così, per risultare un film dalla scarsissima personalità, una mera accozzaglia di pellicole già viste ma decisamente più riuscite. Tutte le premesse promettenti del primo quarto d’ora sfumano man mano che si prosegue con la visione, finendo per naufragare in un mare di personaggi anonimi dalle motivazioni poco chiare, effetti visivi scadenti e tanta tanta retorica. Si ha inoltre la continua sensazione che la pellicola abbia subito dei tagli: veniamo, infatti, immediatamente catapultati negli eventi (spesso frenetici), aspettando che prima o poi questo universo fatto di reincarnazione, anime erranti e componente religiosa ci venga svelato, ma tutto rimane invece molto nebuloso, lasciando alla fine moltissime domande senza risposta.
Per lo spettatore risulterà poi difficile entrare in sintonia con un protagonista interpretato da un inespressivo e annoiatissimo Mark Wahlberg, che il più delle volte sembra non essere affatto presente a se stesso. L’unico a divertirsi qui è Chiwetel Ejiofor nei panni del cattivo scoppiettante e squilibrato, al centro delle uniche scene degne di nota del film.
La recensione in breve
Nonostante le ottime premesse con le quali ammalia lo spettatore, Infinite finisce per risultare totalmente privo di personalità, mera accozzaglia di cliché e di idee prese da opere ben più nobili. Ciò che davvero disturba sono poi i suoi personaggi anonimi, gli effetti visivi scadenti e le tante domande lasciate senza risposta.
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