Il film: Io sono Mia, 2019. Regia: Riccardo Donna. Cast: Serena Rossi, Lucia Mascino, Maurizio Lastrico. Genere: Biografico, drammatico, musicale. Durata: 103 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix.
Trama: Vita, amori e dolori di Mia Martini, straordinaria interprete della canzone italiana, partendo dal suo rientro a Sanremo del 1989. Una narrazione che segue una lunga, intima, intervista.
La fiction Rai Io sono Mia, con Serena Rossi nei panni della leggendaria Mia Martini, è stata aggiunta da oggi al catalogo Netflix, dopo il passaggio in prima serata su Rai Uno nel 2019. Il progetto, per la regia di Riccardo Donna e nella cui produzione è stata coinvolta anche Loredana Bertè, sorella di Mia Martini, ripercorre la vita di Mimì, segnata da alti e bassi, dolori profondi e un amore infelice, ma sempre accompagnata dalla sua grande passione per la musica, che l’ha portata sin da giovane a costruire una carriera di successo come interprete di canzoni indimenticabili fino alla prematura scomparsa a soli 47 anni, ancora oggi per certi versi avvolta dal mistero. In questa recensione di Io sono Mia, analizziamo come il film Rai abbia voluto mostrare anche aspetti meno conosciuti della sua vita, come il rapporto difficile con il padre e la lotta contro la depressione, con una magistrale Serena Rossi alla guida.
Io sono Mia, le mille sfumature di un animo travagliato
Io sono Mia ripercorre gli alti e bassi della carriera di Mia Martini, dalle prime esibizioni in autostop con la sorella e Renato Zero, fino ai grandi successi come “Piccolo uomo” e “Minuetto”, che l’hanno resa una star anche all’estero. Tuttavia, la vita di Mimì non è stata priva di difficoltà. Problemi finanziari causati dalla rottura di un contratto discografico e una relazione tormentata con Ivano Fossati hanno contribuito ad alimentare voci negative su di lei. Queste voci, unite a episodi di ostracismo e bullismo, l’hanno portata a ritirarsi dalle scene per un periodo.
Nonostante le avversità, Mia ha trovato la forza di risalire, esibendosi in feste di provincia prima di fare un ritorno trionfale a Sanremo nel 1989 con la canzone “Almeno tu nell’universo“, vincendo il Premio della Critica e riportando la luce nella sua vita. Per esigenze narrative e a causa di alcune restrizioni legali, è bene precisarlo, sono state apportate delle modifiche alla storia di Mimì: l’amico Renato Zero e l’amore della sua vita, Ivano Fossati, hanno richiesto ad esempio di non essere rappresentati nella narrazione, portando gli sceneggiatori a inventare personaggi con nomi diversi che tuttavia ricoprono ruoli simili.
Un non biopic che punta sulla fragilità emotiva
Gli inizi difficili come bohémienne; un rapporto complesso con il padre, che, nonostante l’amore, la ostacola fino a causarle dolore; una storia d’amore contrastata che la travolge, lasciando un’impronta indelebile sul suo destino sentimentale; un marchio infamante che la perseguita come una maledizione, influenzando la sua carriera con alti e bassi repentini; un periodo buio, seguito da una nuova dimensione di vita più serena. “Io sono Mia” narra la storia di un’artista unica dalla voce inimitabile, il racconto di una donna appassionata che ha amato con ogni fibra del suo essere.
Attraverso una serie di flashback presentati sotto forma di intervista, vengono ripercorsi i momenti salienti della vita di Mia Martini fino al 1989. Sebbene la morte tragica di Mia, avvenuta sei anni dopo per arresto cardiaco il 6 maggio, sia celata agli spettatori, la gravità delle maldicenze sul suo conto, è resa evidente. L’approccio del film è stato fin dall’inizio focalizzato sui sentimenti piuttosto che su una rappresentazione biografica totalmente fedele alla realtà. Serena Rossi non cerca mai di limitarsi a una mera imitazione, ma cerca di rendere omaggio allo spirito di Mimì, tanto nella recitazione quanto nell’esecuzione canora. L’attrice cattura magistralmente l’anima complessa della celebre cantante, amplificando la sua passione, la sua vulnerabilità e il suo tormento interiore attraverso una performance straordinaria.
Rivincita contro la cattiveria del mondo
Io sono Mia non rinuncia all’usuale impostazione da fiction italiana, soprattutto per quanto riguarda la direzione registica, piuttosto classica, ma compensa con una grande attenzione per la messa in scena, soprattutto nella ricostruzione storica di quelli che furono i luoghi, gli incontri e gli abiti che caratterizzarono la vita di Mimì. Citando Domenico Modugno, che definì la partecipazione di Mia Martini a Sanremo 1989 – dopo sei anni di assenza dalle scene – “la sua rivincita contro la cattiveria del mondo“, Io sono Mia abbraccia la stessa battaglia. Rendere omaggio, emozionare, scusarsi con un’artista trattata troppo ingiustamente da chi si sentiva minacciato dal suo potere e, per estensione, da un’Italia che si è fatta condizionare dalle voci più potenti ma non per questo verificate.
La recensione in breve
Puntando più sul fattore emotivo che sull'effettiva ricostruzione storica, Io sono Mia convince nel suo ritratto sentito di una delle voci più grandi della musica italiana - interpretata da una magistrale Serena Rossi - e, soprattutto, di una donna che ha dato tutto attraverso l'arte ma non ha sempre ricevuto lo stesso indietro.
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