Il film: Jouer avec le Feu (The Quiet Son), 2024. Regia: Delphine Coulin, Muriel Coulin. Cast: Vincent Lindon, Benjamin Voisin, Stefan Crepon, Sophie Guillemin, Hugo Bariller. Genere: Drammatico. Durata: 120 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival del Cinema di Venezia, in lingua originale.
Trama: Pierre è padre di due figli: il figlio minore, Louis, lascia la casa per frequentare la Sorbona, mente il maggiore, Fus, si avvicina sempre di più alle idee dell’estrema destra, mettendo a dura prova i legami familiari.
A chi è consigliato? Ai figli che hanno un rapporto conflittuale con i genitori, ai genitori che hanno un rapporto conflittuale con i figli.
Tratto dal romanzo Quello che serve di notte di Laurent Petitmangin, che ha conquistato la critica e numerosi premi letterari, Jouer avec le Feu (The Quiet Son) porta sul grande schermo una storia intensa e drammatica, adattata dalle registe francesi Delphine e Muriel Coulin. Le due sorelle, già note per 17 ragazze, affrontano qui con grande sensibilità il difficile tema della radicalizzazione, raccontando il tormento di un padre (interpretato magistralmente da Vincent Lindon) alle prese con il doloroso cambiamento del figlio maggiore, attratto dai movimenti di estrema destra.
In concorso alla 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film esplora la crescita di queste ideologie in Europa e nel mondo, interrogandosi su cosa significhi amare un figlio che ha commesso atti terribili. Tuttavia, nonostante la potenza del tema, il ritmo narrativo del film risulta altalenante, talvolta indebolendo l’impatto dei messaggi che intende trasmettere.
Un padre, due figli
Jouer avec le Feu (The Quiet Son) racconta la storia di Pierre (Vincent Lindon), un ferroviere cinquantenne che si trova a crescere da solo i suoi due figli, Louis (Benjamin Voisin) e Fus (Stefan Crepon), dopo la scomparsa della moglie. I tre condividono un legame profondo, ma l’equilibrio familiare si incrina quando Louis, il più giovane, parte per frequentare La Sorbonne a Parigi. Fus, il fratello maggiore, inizia a sentirsi sempre più isolato e, incapace di eguagliare il successo accademico del fratello, si rifugia in un mondo poco raccomandabile, avvicinandosi a gruppi di estrema destra che incarnano valori di odio e discriminazione, diametralmente opposti a quelli del padre. La tensione cresce, alimentata da un misto di amore e risentimento, fino a mettere a dura prova i legami familiari…
Critica sociale
Il film diretto da Delphine e Muriel Coulin esplora la drammatica crisi sociale che sta alimentando la crescita dei movimenti di estrema destra in Europa e nel mondo, un fenomeno che conduce le nazioni verso una pericolosa deriva. Questi movimenti, infatti, sfruttando il caos sociale, mirano a delegittimare i governi democratici e a proporre un’alternativa autocratica, ispirata alle peggiori esperienze del passato. La pellicola mette inoltre in luce l’incapacità della classe politica contemporanea di offrire alle giovani generazioni prospettive significative, lasciandole vulnerabili all’influenza di queste ideologie estreme. Raccontando il doloroso spaesamento di un padre di fronte alla tragica deriva del figlio, la pellicola affronta un tema di scottante attualità senza fornire risposte facili, ma invitando il pubblico a riflettere e a interrogarsi su quali azioni siano necessarie per affrontare questa crescente minaccia.
L’amore di un genitore
Ma Jouer avec le Feu affronta, soprattutto e con grande sensibilità, il difficile tema di come un genitore possa continuare a voler bene a un figlio che compie azioni terribili e che abbraccia ideologie di odio, diametralmente opposte alle proprie. In questo senso, il film indaga le domande che sorgono in una situazione del genere: è possibile amare ancora un figlio che sembra diventare un estraneo? O il cambiamento è talmente radicale da spezzare anche quello che dovrebbe essere il legame più forte di tutti? In un contesto in cui gli estremismi politici stanno prendendo il sopravvento, la pellicola racconta la lotta interiore di un padre, Pierre, che si sente responsabile per la deriva del figlio, ma che deve anche confrontarsi con la realtà della libertà di scelta di un giovane che si affaccia alla complessità del mondo. È una storia di famiglia e di riconciliazione, dove l’amore paterno è messo alla prova dalla paura di perdere i valori che un tempo erano condivisi, riflettendo non solo il dramma di una famiglia, ma anche quello di un’intera nazione.
La recensione in breve
Il film indaga con sensibilità il tormento di un padre (interpretato magistralmente da Vincent Lindon) alle prese con il doloroso cambiamento del figlio maggiore. Tuttavia, nonostante la potenza del tema, il ritmo narrativo del film risulta altalenante, indebolendo talvolta l'impatto dei messaggi che intende trasmettere.
Pro
- Il modo in cui indaga il rapporto genitori-figli
- L'intensa interpretazione di Vincent Lindon
Contro
- Il ritmo altalenante che fa perdere forza alla narrazione
- Voto CinemaSerieTV