Il film: La bella estate, 2023. Regia: Laura Luchetti. Cast: Yile Yara Vianello, Deva Cassel, Nicolas Maupas, Alessandro Piavani. Genere: Drammatico, erotico, commedia. Durata: 111 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Sky.
Trama: Torino, 1938. Ginia ha sedici anni e il futuro sembra avere infinite possibilità, ma il suo presente è oscurato dalla Seconda Guerra Mondiale. Nel corso di un’estate, scopre gli ambienti artistici della Torino bohémienne grazie alla sua guida Amelia, una giovane donna sensuale e molto diversa da tutte quelle che ha incontrato e che scuoterà il suo mondo.
Dopo la prima in Piazza Grande al Locarno Film Festival 2023, l’adattamento di Laura Luchetti di La bella estate, celebre romanzo del 1949 di Cesare Pavese arriva su Sky. Si tratta di un dramma piacevolmente vecchio stile che colpirà particolarmente la stessa fetta di pubblico che ha recentemente trasformato diversi adattamenti di Elena Ferrante in successi globali. Come storia di maturazione femminile raccontata con sensibilità e che trae grande beneficio dall’ambientazione d’epoca ricca di dettagli, La bella estate fa subito venire in mente il quartetto napoletano della Ferrante (e l’acclamata serie HBO/RAI basata sui quattro romanzi).
Al centro de La bella estate, vi sono l’evanescente curiosità e la leggerezza della giovinezza. Ambientato a Torino nel 1938, questo classico racconto di scoperta di sé segue Ginia, una sarta sedicenne sull’orlo di diverse svolte professionali e personali, mentre naviga in un complesso e confuso percorso verso l’età adulta. Sebbene il film non riesca a evitare gli strascichi di un melodramma polveroso, soprattutto nella seconda parte, questo ritratto sensuale e riflessivo dell’adolescenza merita sicuramente una visione, come analizzeremo nella nostra recensione de La bella estate.
Risveglio sessuale e scoperta di sé nell’Italia prebellica
Il film si svolge dal punto di vista di Ginia che, insieme al fratello Severino (Nicolas Maupass), si trasferisce dalla campagna alla città per cercare un futuro migliore. Lei lavora come sarta, lui fa lavori saltuari e i due frequentano un’accogliente compagnia di amici. L’ingresso casuale della modella Amelia (Deva Cassel) nel gruppo ne sconvolge per un po’ l’armonia, incendia la loro mite gita estiva in riva al lago e sconvolge la vita di Ginia. La bohémien Amelia ispira una Ginia riluttante a lasciarsi andare, la introduce ai numerosi artisti per cui posa e al suo mondo selvaggio e sfrenato, in cui la licenziosità di Amelia porta Ginia a cedere ai suoi istinti più bassi. Ma più che una tentatrice, Amelia è la forza della natura che aiuta Ginia a trovare una propria identità: la fa entrare in contatto con la sua femminilità, dà sfogo ai suoi desideri repressi e scatena in lei il desiderio di essere vista e amata dagli altri.
Tutto questo avviene all’ombra di una guerra imminente, ma gli orrori della Seconda Guerra Mondiale sono solo brevemente accennati: le notizie si sentono alla radio, i soldati marciano per le strade, ma Ginia vive in un mondo tutto suo dove il futuro promette successo creativo, amore ed eccitazione. Diventare maggiorenni, tuttavia, significa anche affrontare le difficoltà e accettare le delusioni, o forse perdere alcune opportunità e commettere errori costosi: Ginia non fa eccezione. Nel corso della storia, si rende conto che amare qualcuno ed essere amati in cambio non è un compito facile. La sua curiosità nei confronti dell’amore nasce dal desiderio di essere vista dagli altri (la domanda se Ginia possa lavorare come modella come Amelia si ripropone più volte e un altro personaggio descrive il fare l’amore come “essere importante per qualcun altro per un breve periodo”). Ma essere vista e desiderata da altre persone finisce per mettere Ginia in una situazione di vulnerabilità: i tempi tumultuosi della sua vita personale coincidono anche con un periodo di difficoltà professionale, che porta a un lavoro insolitamente approssimativo e alla perdita di una posizione favorevole nell’atelier.
La scoperta Yile Yara Vianello
Il film di Luchetti inizia in modo promettente e, nonostante perda un po’ di ritmo nel suo svoglimento, e alla fine quasi deragli, c’è qualcosa di universale e senza tempo nella storia che ci racconta e, soprattutto, nel mondo dei dipinti e della ritrattistica in cui il film si addentra. L’impellente desiderio di essere osservati attraverso gli occhi dell’artista e di essere immortalati dalle sue matite e pennelli si trasforma in una sorta di convalida e celebrazione dell’identità individuale. Il bisogno di essere riconosciuti e approvati, comune a persone di ogni luogo, epoca ed età, è ciò che anche Ginia, la protagonista, ricerca.
Nonostante il film perda parte del suo spirito e della sua sensualità a causa della narrazione frammentaria, guadagna in profondità grazie all’interpretazione stratificata e superba di Yile Yara Vianello. Con delicatezza espressiva, Vianello dimostra mostra di sapersi muovere con destrezza tra l’inibizione e l’impeto, manifestando tenerezza e coraggio contemporaneamente. La sua crescita sullo schermo è evidente anche quando commette errori e cede alle pressioni dei suoi coetanei.
Una lotta interiore che attraversa l’estate
Il film evidenzia il percorso di scoperta di sé di Ginia, che si trova a navigare tra il comfort delle tradizioni e il richiamo della modernità. Il suo viaggio è caratterizzato dall’esplorazione della propria sessualità, intrecciata con un crescente senso di responsabilità, con Amelia come figura guida. Il passaggio di Ginia dall’essere una ragazza timida a diventare una donna sicura di sé è segnato dalla sua scelta di abbracciare una vita priva delle restrizioni della sua educazione conservatrice. Sentendosi limitata dalla sua innocenza percettiva, desidera immergersi nel mondo degli artisti vivaci che ora considera amici, aspirando a una realizzazione creativa più soddisfacente oltre al suo lavoro quotidiano di sarta.
La bella estate cattura l’essenza del romanzo, mostrando le intricate complessità del primo amore e delle prime esperienze sessuali, ma non si limita a esplorare solo questi aspetti della crescita, affrontando anche temi più ampi legati all’espressione individuale, alla libertà e all’importanza di rompere gli schemi imposti dalla società. L’influenza di Amelia su Ginia è innegabile, ma è il viaggio interiore di Ginia, carico di dubbi, desideri e dilemmi, a essere al centro della narrazione. La contrapposizione tra le sue radici rurali e le nuove esperienze cittadine riflette la lotta interiore tra passato e presente, tradizione e progresso. Laura Luchetti non affronta direttamente una narrazione queer, ma si concentra piuttosto sulla percezione femminile del periodo e sul viaggio di trasformazione del personaggio, sfidando gli stereotipi radicati e cercando un’indipendenza e una realizzazione non predefinite dai dettami della società.
La recensione in breve
La bella estate è un ritratto del potere trasformativo della giovinezza, dell'arte e della scoperta di sé, derivante dalla piena accettazione della vita con tutte le sue contraddizioni e complessità.
- Voto CinemaSerieTv