Il film: La nona porta, 1999. Regia: Roman Polansky. Cast: Johnny Depp, Frank Langella, Lena Olin, Emmanuelle Seigner, Barbara Jefford, Jack Taylor. Genere: Thriller, fantastico, poliziesco. Durata: 132 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in lingua originale.
Trama: Dean Corso (Johnny Depp) è specializzato nella ricerca di volumi rari ed esotici per i collezionisti. Boris Balkan (Frank Langella) ha recentemente acquistato un testo satanico del XVII secolo chiamato Le nove porte, un libro leggendario scritto da Satana in persona. Con Le nove porte in suo possesso, Corso si ritrova presto al centro di strani e violenti avvenimenti. Non solo il suo appartamento è stato messo a soqquadro, ma sembra che sia seguito ferocemente da altre persone determinate a recuperare il libro.
La nona porta, film del 1999 di Roman Polansky, mischia il thriller, il soprannaturale e l’intrigo con oggetti maledetti, sette sataniche e lotte di fede e potere. Come vedremo nella nostra recensione de La nona porta, si tratta di una pellicola in cui troviamo tutte le costanti della filmografia di Polansky: uno scrittore/bibliografo come protagonista, alcuni richiami ad Hitchcock, una setta satanica, l’indagine in stile thriller, una sorta di femme fatale e molta fantasia. Chiaramente, non ha lo stesso impatto dei suoi titoli più blasonati, tuttavia, si configura in maniera interessante come uno dei film del regista che più vira verso il genere di avventura e mistero, buffa coincidenza se pensiamo che nello stesso anno è uscito uno dei più grandi successi del genere, La Mummia con Brendan Fraser.
La trama: sfogliare il libro del mistero
Andrew Telfer, milionario e famoso editore di libri di gastronomia, è morto misteriosamente. Prima di morire, Andrew aveva venduto la sua copia de La nona porta, un misterioso libro del XVII secolo, a Boris Balkan (Frank Langella). L’astuto detective Dean Corso (Johnny Depp) viene assunto da Balkan per verificare l’autenticità della sua copia de La nona porta e per individuare le altre due copie del volume, che si dice sia stato scritto da Satana in persona e contenga la formula segreta per richiamarlo sulla Terra alla soglia del nuovo millennio. Corso viaggia attraverso l’Europa alla ricerca dei libri, ignaro del fatto che essi comportano la morte immediata di chi li possiede. Quella che inizia come un’indagine di routine si trasforma così, grazie a una serie di crimini, in un intrigo diabolico e sinistro in cui il personaggio di Irene Adler (Emmanuelle Seigner) gioca un ruolo importante.
La sceneggiatura – un adattamento del romanzo Il club Dumas (o L’ombra di Richelieu) di Arturo Pérez Reverte – è passata per diverse mani (da quelle di Anthony Shaffer a quelle di Enrique Urbizu, per finire a quelle di Roman Polanski), che ne hanno ridimensionato la narrazione, circoscrivendola alla parte relativa al demone. La sceneggiatura, firmata da Enrique Urbizu, John Brownjohn e Polanski, decide quindi di concentrarsi forse sull’aspetto effettivamente più cinematografico del romanzo e che, in un qualche modo, si ricollega anche ai tratti più tipici delle incursioni di Polansky nel thriller/horror: il libro maledetto, scritto da una forza diabolica e da un suo adoratore, collegando il grimorio a sette sataniche, a cospirazioni tra magnati in lotta per il potere e all’uso di un ricercatore bibliografico poco etico come “carne da macello”, che finisce anch’esso per diventare ossessionato dall’oggetto per cui è stato assunto.
Suspense verso il nuovo millennio
Il film riesce a costruire egregiamente la suspense attorno al suo tono poliziesco e dall’aura di mistero e venerazione con cui viene trattato il concetto della carta stampata, dei libri. Lo sforzo produttivo è innegabile, la fotografia di Darius Khondji e la colonna sonora di Wojciech Kilar si fondono perfettamente, risollevando una trama che a tratti procede fin troppo lentamente; è la sua partitura ricca di violini che, soprattutto nei momenti più drammatici, accompagna a meraviglia la ricerca di Corso. Inoltre, privilegiando la serietà delle biblioteche, la decadenza e l’ostentazione delle case dei proprietari delle copie, e l’enigmatico castello francese in cui si deve svolgere il rito profano finale per evocare il diavolo, l’intenzione della pellicola rimane sempre chiara: siamo di fronte a un film di mistero, che si appropria delle ambientazioni in stile gotico europeo ma preannuncia l’aspetto “da blockbuster” che pellicole sospese tra il thriller e l’avventura assumeranno con l’avvento del nuovo millennio.
Ovviamente non siamo di fronte a una sceneggiatura perfetta, ma La nona porta è comunque un film godevole, che guadagna punti sopratutto per il suo concept ambientale rarefatto e suggestivo della ricerca e dell’indagine su un oggetto maledetto che permette di accedere a un potere illimitato. Inoltre, i personaggi sono ben costruiti e radicati nel mistero della storia: un “detective di libri” senza scrupoli; un losco magnate ossessionato da un libro e dal suo potenziale potere; una giovane donna bella e misteriosa la cui presenza è piuttosto suggestiva e allusiva sulla sua natura; una vedova ossessionata da un oggetto che un tempo possedeva, e così via. Il grande merito che va alla costruzione di questi personaggi è che tutti sono di dubbia moralità, tutti sono luridamente coinvolti in una cospirazione (apparentemente) soprannaturale, e tutti sono disposti a giocare con i temi del potere e la morte. Inoltre, il libro stesso è un “personaggio” interessante in quanto oggetto maledetto, fucina di follia e morte: le sue incisioni arcane sono una strana combinazione di morbosità, ossessione e pericolo.
Un sunto della filmografia di Roman Polansky
Johnny Depp diventa il Lucas Corso immaginato da Pérez-Reverte, il suo carisma e il suo particolare senso dell’umorismo percorrono tutto il film, mentre Emmanuelle Seigner interpreta ancora una volta la ragazza misteriosa il cui ruolo è più importante di quanto si pensi e che finisce per sedurre il protagonista, come nella maggior parte dei film di Polansky. Come se unisse i suoi Frantic e Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York con Eyes Wide Shut e Intrigo Internazionale, il regista dipana un’avventura avvincente ed emozionante riuscendo a immergerci in un’atmosfera inquietante, sinistra, sgradevole e suggestiva, piena di indizi e di piste, dove nulla è ciò che sembra.
La recensione in breve
Sfogliando il libro del mistero confezionato da Roman Polansky, La nona porta si presenta come un discreto film di mistero, una visione ancora oggi godibile anche se si vuole riscoprire la filmografia di un grande autore.
- Voto CinemaSerieTv