Il film: La scuola cattolica, 2021. Regia: Stefano Mordini. Cast: Benedetta Porcaroli, Giulio Pranno, Emanuele Di Stefano, Giulio Fochetti, Federica Torchetti. Genere: Drammatico. Durata: 106 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: In un quartiere residenziale di Roma c’è una nota scuola cattolica dove vengono educati i figli dell’alta borghesia. Le famiglie ritenevano che in un ambiente del genere i loro figli potessero crescere al riparo dalle turbolenze che pervadevano la società e che un’educazione rigorosa avrebbe aperto le porte a un futuro brillante. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, questa fortezza di valori irreprensibili crollò sotto il peso di uno dei crimini più efferati dell’epoca: il massacro del Circeo.
La conoscenza della natura più profonda dell’uomo potrebbe portarci a scoprire che, dentro di noi, non si cela un dono prezioso bensì un peso spaventoso. Questa è l’intuizione alla base del romanzo di Edoardo Albinati La scuola cattolica, vincitore del Premio Strega nel 2016 e adattato dal regista Stefano Mordini nel 2021 con il film omonimo, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Nella nostra recensione de La scuola cattolica vedremo come questo film tanto discusso – soprattutto perchè inizialmente vietato ai minori di 18 anni – abbia cercato di rendere in forma audiovisiva un romanzo impossibile da adattare, che mischia il racconto autobiografico alla saggistica e che cerca di ricostruire tramite un’indagine storico-sociale e pedagogica le motivazioni dietro a uno dei casi di cronaca nera più conosciuti della storia italiana: il massacro del Circeo.
La scuola cattolica: i fatti dietro il romanzo (e il film)
Nel 1975 tre giovani benestanti italiani – Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira – attirarono con l’inganno due ragazze del quartiere popolare romano La Montagnola, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, le portarono in una villa nella località costiera del Circeo, dove vennero drogate, stuprate e torturate, arrivando ad uccidere Rosaria. Donatella si finse morta e i loro corpi inerti furono poi chiusi nel bagagliaio di un’auto e riportati a Roma, dove la polizia trovò il veicolo e, aprendo il bagagliaio, scoprì che una delle ragazze era in qualche modo sopravvissuta, distesa attorno al cadavere della sua amica.
Due degli assassini erano neodiplomati dell’Istituto San Leone Magno, un prestigioso collegio gestito da sacerdoti, e la loro educazione privilegiata, insieme ai loro legami con vari movimenti di estrema destra, ha dato luogo a uno scalpore mediatico che per molti è diventato il simbolo della degenerazione di un intero decennio. Edoardo Albinati ha frequentato la stessa scuola tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta ed è cresciuto nello stesso quartiere degli assassini. Da allora, il crimine ha perseguitato la sua mente, spingendolo a chiedersi quanto avesse in comune con quei giovani, argomento che ha analizzato nel suo romanzo La scuola cattolica.
Le difficoltà di adattare e strutturarsi
Nel romanzo, Allbinati mette alla berlina tutto ciò che di più dannoso c’è nell’identità maschile, arrivando a sfidare la stessa attenzione del lettore con una prosa tutt’altro che immediata. Tuttavia, se nel romanzo di Albinati questa sua tendenza anti-narrativa e al contempo rigorosa e metodica riflette le difficoltà di un’educazione tutt’altro che permissiva – che hanno portato i giovani dell’epoca a conseguenze irreparabili – e, allo stesso, vuole mettere ancora più in crisi le figure di questi pariolini che hanno travisato completamente il concetto di umanità, il film di Mordini fa molta fatica a definirsi dal punto di vista strutturale. La scuola cattolica mostra una difficoltà tangibile nel gestire i tempi e riuscire effettivamente a combinare diverse storyline per rendere chiaro il proprio messaggio: il delitto del Circeo è stata la punta dell’iceberg di una generazione che ha goduto di una libertà praticamente illimitata, che non sapeva come interpretare le regole, che a volte c’erano, altre no, cresciuta seguendo una derivazione del cattolicesimo italiano interpretabile secondo il proprio filtro e giudizio.
Mordini riesce comunque nell’intento di non connotare particolarmente il male, facendo sfilare sullo schermo una schiera di ragazzi – giovani attori promettenti – studenti del San Leone Magno che, in prima persona o dietro le quinte, si sono tutti trovati a che fare con atti di bullismo, aggressioni e manifestazioni di machismo. Più la moderazione e la repressione venivano impartite dai “pilastri” dell’educazione – famiglie e i sacerdoti che insegnavano a scuola – per cui la vita andava vissuta secondo un ideale di moralità stoica – tanto più questi ragazzi costruivano la loro autostima sui concetti diametralmente opposti: violenza, discriminazione, abuso di potere.
Al di là del singolo evento: l’analisi di un’intera fetta di società
I capitoli iniziali del libro di Albinati e anche i primi due atti del film di Mordini sono portati avanti da un senso di ansiosa attesa: sappiamo che è in arrivo un crimine e vorremmo arrivarci il prima possibile per capire come verranno ricostruiti i fatti. Eppure, quando l’efferato crimine viene introdotto – a 40 minuti dalla fine del film, scelta che ha scatenato il disappunto degli spettatori – questo arriva senza alcun preavviso, esattamente come nel romanzo la sua descrizione occupa appena una dozzina di pagine. La verità, che è stato difficilissimo trasporre in audiovisivo, è che ad Albinati interessa poco, per così dire, di ciò che è avvenuto durante la visita alla villa: La scuola cattolica non è né un minuzioso lavoro di cronaca nera né una rivisitazione romanzata dei fatti, ma un’esplorazione di come un’intera cultura possa essere progenitrice degli più insospettabili aguzzini.
Gli assassini erano indistinguibili da tutti gli altri studenti della scuola e, se ne avessero avuto l’opportunità, tutti gli studenti della San Leone Magno avrebbero potuto commettere tutti il crimine. Opera difficile da scrivere, digerire e dirigere, La scuola cattolica è stato un adattamento ampiamente criticato ma che, soprattutto per la sua rilevanza socio-pedagogica, ha bisogno di una vetrina come Netflix per potersi fare conoscere e rivedere fuori dal contesto festivaliero, dalla censura, e dalle prime ferocissime critiche.
La recensione in breve
La scuola cattolica è un adattamento difficile di un'opera impossibile da adattare, che fatica a gestire i propri tempi narrativi, trattenendo spesso molti dei significati che Albinati fa esplodere nel suo romanzo. Nonostante ciò, a Mordini resta il merito di aver cercato di mantenere la dimensione sociale del romanzo, in cui ogni studente della scuola cattolica potrebbe essere un assassino.
-
Voto CinemaSerieTv