Il film: La Sirenetta, 2023. Regia: Rob Marshall.
Cast: Halle Bailey, Melissa McCarthy, Javier Bardem. Genere: Musical, fantasy. Durata: 135 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima.
Trama: Ariel è una sirena di 18 anni con una bellissima voce e in cerca di avventura. È la figlia minore di Re Tritone, ed è affascinata dal mondo in superficie, che però è abitato dagli umani, con cui il popolo del mare non può interagire su ordine di Tritone.
“…ma una sirena non ha lacrime, e per questo soffre molto di più”. È con le parole di Hans Christian Andersen, l’autore della famosa fiaba, che si apre il film che vi raccontiamo nella nostra recensione de La Sirenetta, versione live action del classico d’animazione Disney, che arriva al cinema il 24 maggio. È una scritta che ci ricorda, casomai qualcuno se ne fosse dimenticato, che La Sirenetta è la rilettura di un’opera letteraria, e quindi questo film è l’adattamento di un adattamento. E, come tale, mantiene alcune cose e ne aggiunge altre, cambia la trama e regala quattro canzoni inedite. Il risultato di quello che è a tutti gli effetti un musical è a tratti interessante, a tratti lascia un po’ perplessi. La giovane protagonista, Halle Bailey, è brava e convincente, anche se, con il doppiaggio in italiano, non abbiamo sentito la sua voce nelle canzoni. Ma la nuova versione ci sembra troppo lunga, inutilmente lunga, e non aggiunge molto all’originale. O quasi.
La trama: Ariel alla scoperta del mondo in superficie
La storia la conoscete. Ariel (Halle Bailey) è una vivace sirena di 18 anni con una bellissima voce e in cerca di avventura. È la figlia minore di Re Tritone (Javier Bardem), che governa gli oceani dal suo regno sottomarino, e la più ribelle tra le sue figlie dei Sette Mari. Frustrata dai limiti della sua vita, Ariel è affascinata dal mondo in superficie, che però è abitato dagli umani, con cui il popolo del mare non può interagire su ordine di Tritone. Ariel trascorre il tempo con il suo amico acquatico Flounder a collezionare oggetti dal mondo degli umani disseminati sul fondale oceanico, che poi conserva nella sua grotta segreta. Ma un giorno, ignorando le regole del padre e i consigli di Flounder e Sebastian, un crostaceo e maggiordomo del Re, non può fare a meno di nuotare in superficie.
La Sirenetta: rifare in “live action” i classici film d’animazione
La Sirenetta segue la tendenza, ormai in atto da qualche anno, di rifare in “live action” i classici film d’animazione, quelli che una volta si chiamavano “a cartoni animati”, della Disney. Nel caso di film in cui i personaggi siano tutti animali, come Il Re Leone, la definizione di live action si è dimostrata un po’ curiosa. Era più corretto chiamarla animazione fotorealistica. Qui la definizione, in effetti, ha un senso. Perché questo è a tutti gli effetti un film “live action” mescolato con grandi inserti di animazione. Il regista Rob Marshall ha voluto che le parti sotto il mare – completamente digitali – fossero fotorealistiche. La parte sopra il mare, invece, è girata completamente su set reali, come nei “vecchi” film in costume.
La Sirenetta è anche, e soprattutto, un musical
E La Sirenetta è questo, uno di quei vecchi film in costume che non si fanno quasi più, un film d’avventura tra il racconto di pirati e i romanzi d’amore. Ma è anche, e soprattutto, un musical. Non a caso, il regista è Rob Marshall, l’artefice di Chicago e Nine. La nuova versione accentua questo aspetto. Perché, se il vecchio film d’animazione era il classico cartone animato con le canzoni (grandi canzoni, immortali), il nuovo film con attori – e con quattro canzoni inedite – diventa chiaramente un musical vero e proprio. Come se fossimo a Broadway: solo che, invece che rimanere nei confini di un teatro, qui c’è un palcoscenico molto più grande e arricchito dall’elemento digitale. La prova che siamo in un vero e proprio musical è confermata anche dal fatto che, ai nuovi testi delle canzoni, ha collaborato Lin-Manuel Miranda, artefice di grandi successi come Hamilton e In The Heights.
Mahmood come Sebastian non convince
La scelta di fare La Sirenetta in versione live action con grandi inserti digitali e un mondo fotorealistico ha anche i suoi limiti, però. Gli animali, il granchio Sebastian e il pesciolino Flounder, in questo modo perdono quell’aria da cartoon che li rendeva ovviamente irreali ma molto espressivi. Così molto si gioca sulle voci. In particolare, Sebastian, nell’edizione italiana, è doppiato da Mahmood, che non fa se stesso, ma caratterizza Sebastian con una parlata che dovrebbe evocare i Caraibi. Non ci convince appieno, neanche quando canta, entrando nel personaggio, il classico In fondo al mar.
Halle Bailey è bravissima: ma non sentiamo la sua voce
A proposito di voce, nella versione italiana de La Sirenetta ovviamente non ascoltiamo la voce “angelica” – così l’aveva definita Rob Marshall – di Halle Bailey nelle canzoni. È normale, perché le canzoni, quelle note soprattutto, vanno portate al pubblico in italiano, anche per il ruolo che hanno nella storia. È un peccato però non poter ascoltare la voce della giovane attrice. Che, in ogni caso, è bellissima. Ha un viso molto dolce, un’aria ancora innocente, come prevede il personaggio, eppure un sex appeal notevole. Il suo fisico slanciato, atletico, la rende credibile sia nelle evoluzioni marine come sirena che sulla terraferma, come ad esempio quando balla.
L’Ursula di Melissa McCarthy è troppo simpatica
E poi c’è l’antagonista. Quella strega, Ursula, che nella versione a cartoni animati era davvero antipatica e respingente e che, con il volto di Melissa McCarthy, istrionica e in gran forma, qui appare quasi simpatica. Ma i problemi, essenzialmente, sono altri. Le nuove canzoni non aggiungono molto alla storia e, insieme ad alcuni snodi della trama, finiscono per appesantire quella che, in fondo, è una fiaba, e che in questo modo dura due ore e un quarto: probabilmente troppo per un film di questo tipo. La scelta di ambientare la storia in un regno immaginario dei Caraibi, poi, rende tutta questa parte stereotipata e kitsch. Seppur con cambi di trama inutili rispetto all’originale, resta la forza di una storia senza tempo che continua a resistere dopo secoli, in ogni sua versione. E il volto pulito di Halle Bailey. Probabilmente è nata una stella. “…ma una sirena non ha lacrime, e per questo soffre molto di più”, ci avevano detto all’inizio. Ecco, una versione con attori di questa storia sarebbe potuta essere molto più intensa.
La recensione in breve
Come abbiamo scritto nella recensione de La Sirenetta, il film è a tutti gli effetti un musical; è a tratti interessante, a tratti lascia un po’ perplessi. La giovane protagonista, Halle Bailey, è brava e convincente, anche se, con il doppiaggio in italiano, non abbiamo sentito la sua voce nelle canzoni. Ma la nuova versione ci sembra troppo lunga, inutilmente lunga, e non aggiunge molto all’originale. O quasi.
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