Il film: L’amante di Lady Chatterley, 2022. Regia: Laure de Clermont-Tonnerre. Cast: Emma Corrin, Jack O’Connell, Matthew Duckett, Joely Richardson, Faye Marsay. Genere: Romantico, drammatico. Durata: 127 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix, in lingua originale.
Trama: Dopo che la sua relazione con il marito tetraplegico è ormai finita, Lady Chatterley intraprende una torrida relazione con il guardiacaccia della loro tenuta e inizia ad avere a che fare con i pregiudizi del proprio animo.
La trasgressività di un’opera letteraria, artistica o audiovisiva è sempre circoscritta a un preciso spazio temporale; quando il romanzo L’amante di Lady Chatterley venne pubblicato nel 1928, D.H. Lawrence fu bollato come pornografo e il suo libro condannato come opera “oscena”. Ai giorni nostri, la regista Laure de Clermont-Tonnerre ha deciso di riadattare il romanzo di Lawrence, confezionando un film con Emma Corrin e Jack O’Connell protagonisti, approdato su Netflix. Come vedremo nella nostra recensione di L’amante di Lady Chatterley, quest’ultima trasposizione perde completamente lo spirito artistico, passionale e trasgressivo dell’opera di Lawrence, risultando paradossalmente antica rispetto all’ardore con cui l’autore aveva raccontato una storia d’amore ma anche di passione erotica.
L’amante di Lady Chatterley, la trama: tra trasgressione e tradizionalismo britannico
Constance Reid, detta Connie, ha sposato Clifford Chatterley, proprietario della tenuta di Wragby Hall e baronetto. Dopo essere tornato al fronte, Clifford fa ritorno a casa costretto su una sedia a rotelle: così, la vita matrimoniale di Lady Chatterley inizia a diventare sempre più complicata, tra un marito che ha bisogno di cure continue e l’attitudine gioviale e aperta alla cultura di Connie, che la giovane si trova a dover necessariamente ridimensionare. Connie è infatti un’intellettuale, desiderosa di vivere e vedere il mondo; Clifford, aristocratico di famiglia, si sente invece a casa nel piccolo regno di sua proprietà.
In questa capanna, un’isola di “wilderness“, arriva come dipendente Oliver Mellors, un ex militare dai gusti intellettualoidi (è un grande lettore di classici), ma dal carattere arcigno, che cerca di sfuggire dal mondo esterno che sta diventando sempre più industriale. È grazie all’indifferenza di Clifford, sempre più dedito agli affari, che Connie scopre Mellors, e sarà possibile per la coppia abbandonarsi a un’estasiante ma clandestina storia d’amore. Un amore che sarà un rifugio carnale e al tempo stesso contraddittorio, proprio come la personalità di Lawrence, pagano e cristiano allo stesso tempo: una metafora bellissima che permette alla filosofia di vita dell’autore stesso di dispiegarsi nel romanzo, uno spirito che che manca in questo adattamento.
Adattare senza catturare lo spirito di un’opera
La regista Laure de Clermont-Tonnerre dà la sua visione al classico racconto erotico di D.H. Lawrence; possiamo immaginare che la sfida di dirigere questa storia nel 2022 sia stata quella di adottare la lente della società tradizionalista di quasi un secolo fa e la sua percezione dell’amore legato al matrimonio. Senza dubbio, questo è un punto di partenza intrigante per analizzare il film. Per cercare di coinvolgere il pubblico con questo adattamento contemporaneo, la regista francese si affida alla chimica di Emma Corrin e Jack O’Connell, due attori legati alle produzioni televisive – requisito fondamentale dato che la direzione registica e narrativa di L’amante di Lady Chatterley sembra ricalcare proprio quegli schemi.
Per quanto il film trasponga fedelmente la trama e i temi del materiale di partenza, fatica a catturarne lo spirito, smussando il modernismo scettico di Lawrence e perdendo di vista la sua visione poetica. Questo non avrebbe alcuna importanza se il film avesse una visione propria, ma a parte qualche scena di sesso riadattata per allinearsi allo sguardo contemporaneo, si distingue a malapena dalla maggior parte dei drammi d’epoca, aprendosi a un confronto sfavorevole con il romanzo. Lo spirito vitale del romanzo L’amante di Lady Chatterley aveva soprattutto a che fare con la riscoperta del sé in un’ambiente naturale, il richiamo della foresta, distrutto dalla civiltà e dall’oppressione urbana. Tuttavia, il film fatica a trovare un equivalente visivo per mostrare direttamente ciò che Lawrence descrive con un linguaggio così vivido: la depredazione delle Midlands e l’opprimente sfruttamento dei minatori da parte di Clifford e della sua classe, che costituiscono il desolante panorama in cui si svolge la rinvigorente scoperta sessuale di Connie e Mellors.
“Solo” una storia d’amore
Sono molte le occasioni mancate e lo testifica chiaramente forse una delle migliori sequenze dell’intero film, che riesce a drammatizzare chiaramente il conflitto di classe centrale per la trama di L’amante di Lady Chatterley: quando Connie visita Tevershall per la prima volta e assiste alla danza degli abitanti del villaggio per una festività di maggio, mentre un piccolo contingente di minatori marcia per la strada, protestando per le loro condizioni di lavoro. In questo momento, si intravede un approccio più libero all’adattamento che il film avrebbe potuto adottare, poiché la scena non è presente nel libro e tuttavia ne condensa i temi – una sessualità naturalistica e pagana e la resistenza della classe operaia – in un’unica immagine espressiva.
Certamente, in questo adattamento, viene lasciato maggiore spazio alla messa in scena del piacere di Connie e alla sua capacità d’azione, anche in campo amoroso. Lo sviluppo dell’intimità sessuale tra Connie e Mellors si dispiega in diversi incontri e non si sottrae dal mostrare la nudità dei personaggi. Siamo di fronte a una trasposizione fin troppo diretta della passione tra i protagonisti, laddove la penna di Lawrence riusciva a catturare maliziosamente lo spettatore semplicemente suggerendo immagini e dinamiche, paradossalmente servendosi di una capacità descrittiva assoluta. Così, il film di Laure de Clermont-Tonnerre finisce, purtroppo, per essere “solo” una storia d’amore. Una di quelle che passano su Netflix e se ne vanno, senza mai riconnettersi veramente con lo spirito di un’opera sempiterna. Un’opera così vitalista e dionisiaca come quella di D. H. Lawrence avrebbe avuto bisogno di una nota autoriale contemporaneamente più intima e istintiva.
La recensione in breve
L'adattamento Netflix del romanzo di D.H. Lawrence perde il vitalismo e l'afflato dionisiaco della penna del suo scrittore, presentandosi come rielaborazione di una trama che era molto più moderna nel 1928 rispetto al film del 2022.
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Voto CinemaSerieTv