Il film: Limonov: The Ballad, 2024. Regia: Kirill Serebrennikov. Cast: Ben Whishaw, Viktorija Mirošničenko, Tomas Arana, Maša Maškova, Donald Sumpter.
Genere: biografico, drammatico. Durata: 138 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Tratto dall’omonimo romanzo di Emmanuel Carrère, il film racconta la vita tumultuosa di Eduard Limonov, un poeta, scrittore e dissidente politico russo, esplorando la sua continua reinvenzione e le sue lotte contro l’autorità.
A chi è consigliato? Agli appassionati del cinema visionario e audace di Kirill Serebrennikov, e a chi è affascinato dai ritratti di figure complesse e controverse.
Kirill Serebrennikov è un regista noto per il suo spirito ribelle e per le sue opere provocatorie. La sua carriera è stata spesso segnata da sfide personali e politiche, come quando nel 2018 non poté partecipare al Festival di Cannes per presentare il suo film Summer (Leto) a causa degli arresti domiciliari in cui si trovava. Con il passare degli anni, il regista russo è diventato sempre più un habitué del concorso cannense, stupendo spesso pubblico e critica con la sua regia visionaria e i suoi piani sequenza spettacolari, ma senza mai vincere alcun premio.
Vedremo se le cose cambieranno con questo Limonov: The Ballad: tratto dall’omonimo romanzo di Emmanuel Carrère, racconta la vita tumultuosa di Eduard Limonov, interpretato da un magistrale Ben Whishaw.
Un personaggio complesso e magnetico
Eduard Limonov è stato una figura poliedrica: poeta, scrittore, dissidente politico e fondatore del Partito Nazional Bolscevico. La sua vita è stata segnata da continui scontri con l’autorità, sia in Russia che in Occidente. Una vita vissuta intensamente, attraversando diverse fasi, spesso anche contraddittorie, e incarnando spesso la figura dell’anti-eroe.
Il film di Serebrennikov, però, non si limita a raccontare la vita di Limonov, ma esplora anche la sua mitizzazione e la sua figura divisiva. Tanto che la stessa narrazione mette in discussione continuamente ciò che è reale e ciò che è immaginario.
Anche per questo motivo, il film oscilla tra momenti di crudo realismo e sequenze oniriche, rendendo omaggio alla complessità del suo protagonista. La scelta di utilizzare un linguaggio visivo evocativo e frammentato sottolinea la frammentarietà della vita di Limonov, un uomo che ha continuamente reinventato se stesso in risposta alle circostanze esterne.
Ben Whishaw offre una performance eccezionale nei panni di Eduard Limonov, catturando la sua essenza ribelle e il suo costante reinventarsi. Noto per la sua versatilità interpretativa, l’attore britannico riesce a portare sullo schermo un uomo che è tanto un poeta punk quanto un ribelle politico, riflettendo le molteplici sfaccettature di una vita vissuta ai margini del conformismo.
Whishaw esplora magistralmente la dualità di Limonov: un uomo che ha attraversato fasi di vita estremamente diverse. La performance dell’attore mette in luce la vulnerabilità e la determinazione di un uomo costantemente in lotta contro l’autorità, offrendo un ritratto intimo e potente di una figura complessa e spesso contraddittoria.
La visione artistica di un regista rockstar
Serebrennikov è tutto, tranne che un regista banale. E Limonov, pur essendo di base un biopic, lo conferma. Anche solo la scelta di girare in inglese, pur ambientando la storia principalmente in Russia, aggiunge un ulteriore strato di artifizio e ci fa capire, fin da subito, che dobbiamo diffidare di tutto quello che ci viene mostrato. Com’è tipico del suo stile, Serebrennikov utilizza tecniche cinematografiche audaci, come lunghi piani sequenza e movimenti i camera spettacolari, che mantengono lo spettatore costantemente sorpreso e coinvolto.
Ma mai come in Limonov, non si tratta di un mero esercizio di stile, ma serve a enfatizzare la natura tumultuosa della vita del personaggio. Le sequenze oniriche e il montaggio non lineare riflettono la mente del protagonista, un uomo perennemente in lotta con sé stesso e con il mondo che lo circonda. Ed è proprio questo che rende Limonov: The Ballad il film migliore possibile su un soggetto così complesso, perché, sia nella forma che nei temi, rispecchia perfettamente il personaggio che ci sta raccontando. Non è una cosa che accade spesso, ancor di più nei biopic.
La recensione in breve
Limonov: The Ballad è un film che non può lasciare indifferenti. Con una regia audace e una performance memorabile di Ben Whishaw, Kirill Serebrennikov offre un ritratto affascinante e complesso di uno degli intellettuali più controversi del nostro tempo. Un'opera che merita di essere vista e discussa.
Pro
- L'interpretazione di Ben Whishaw, magnetica e sfaccettata, che cattura l'essenza di Limonov.
- La regia di Serebrennikov: il suo stile visivo regala sequenze coinvolgenti e indimenticabili..
- Il film va oltre il mero biopic (romanzato) ma offre una riflessione profonda su identità e reinvenzione personale.
Contro
- La fusione tra realtà e finzione potrebbe confondere chi cerca una storia lineare e meno ambigua.
- Voto CinemaSerieTV