Il film: Lou, del 2022. Regia di Anna Foerster. Cast: Allison Janney, Jurnee Smollett, Logan Marshall-Green, Ridley Asha Bateman. Genere: Thriller, azione. Durata: 107 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Una tempesta infuria. Una bambina viene rapita. Sua madre si allea con la misteriosa donna della porta accanto per inseguire il rapitore, in un viaggio che mette alla prova i loro limiti e svela scioccanti segreti del loro passato.
A 62 anni, l’attrice premio Oscar Allison Janney riesce finalmente a ritagliarsi uno spazio come “action girl” , pescando a piene mani dalla matrice di John Wick e Atomica Bionda e diventando la protagonista di Lou, nuovo film Netflix diretto da Anna Forester e prodotto da J.J. Abrams. Un thriller incentrato sui rapimenti che, se fosse uscito due decenni fa, avrebbe potuto spianarsi la strada nel cinema mainstream di stampo adrenalinico ma, come vedremo nella nostra recensione di Lou, sarà molto più difficile per il film inserirsi su Netflix e lasciare il segno. In ogni caso, questo tipo di survival thriller unidimensionale e semplicistico nelle premesse ha certamente una sua utilità cinematografica, anche se si tratta solo di dare alla Janney l’opportunità di mettersi in moto e trascinare i risvolti di una trama assolutamente lineare.
La trama: un’isola a misura di thriller
Lou (Allison Janney) è una donna arcigna che vive in un’inospitale isola rurale della British Columbia, in Canada. È la padrona di casa di Hannah (Jurnee Smollett), una madre single che vive con la figlia piccola in un’abitazione adiacente. Una notte, mentre una tempesta imperversa sull’isola, la figlia di Hannah viene rapita dal suo ex marito, che in precedenza era stato dato per morto, o almeno scomparso. Non avendo modo di comunicare con nessuno, decidono di partire alla ricerca della bambina avventurandosi in una fitta foresta e sotto il presagio di una tremenda tempesta atmosferica ed emotiva.
Nel complesso, Lou è un film soddisfacente, che spunta tutte le caselle della voce “thriller nella natura selvaggia”. Il Canada è una location di successo garantito per queste trame e anche dal punto di vista degli stilemi del genere a cui il film è ascrivibile, le aspettative sono più che appagate: non ci vuole molto per entrare nel vivo della vicenda e, dopo soli 20 minuti, troviamo le nostre due eroine già immerse nei boschi, alla ricerca del terribile marito dalla backstory semisconosciuta.
Lou: la terza donna-isola di Allison Janney
Lou è il titolo del film, ma è soprattutto il nome di una donna: la pellicola di si pone certamente come indagine di una femminilità contorta, ma è anche interessante notare che Lou racconta la storia di una donna fuori dallo schermo. Dopo aver interpretato LaVona Golden, la madre abusiva della pattinatrice Tonya Harding nel film Io, Tonya (2017) – ruolo che le ha fruttato la statuetta all’Oscar come miglior attrice non protagonista – e la temibile Pam Gluckin, l’assistente sovrintendente di una scuola superiore di Long Island, nell’arguto Bad Education (2019) di Cory Finley, Allison Janney si cala nuovamente nei panni di un femminile ostile, volontariamente isolato nella gabbia di un’ignoranza consapevole, che protegge dai segreti che si vogliono disconoscere.
Il mondo non è un parco giochi, sottolinea a più riprese l’acida Lou. Si dice che nessun uomo sia un’isola, ma quest’affermazione funziona particolarmente bene per la protagonista titolare. La dimensione spazio-temporale in cui Lou trascorre la sua esistenza sembra avulsa da ogni avvenimento storico o politico, eppure Lou è sempre in prima linea. Sembra essere rimasta confinata al fronte per come esercita il controllo su tutto il circondario e il reparto trucco e costumi contribuisce in maniera egregia nel rafforzare l’idea di una Lou generalessa, che cerca incessantemente il contatto con il fango, aggrappandosi in ogni modo alla sua casa – frequenti le inquadrature che si soffermano sui piedi rugosi di Lou – quasi a voler simboleggiare che le sue radici difficilmente verranno estromesse dall’isola di Orcas.
Un action-movie musicale
La pellicola di Anna Foerster non ha problemi a sostenersi sulle proprie gambe, anche se gli sceneggiatori Maggie Cohn e Jack Stanely non ci riservano molte sequenze d’azione che puntino alla varietà. Janney e Smollet sono un dinamico duo che percepisce istintivamente il ritmo del film e cerca di donare energia anche al loro scambio di battute, seguendo la scia di un buddy cop movie ma applicato a un contesto da battuta di caccia ad armi spianate. Ginocchia in fondo a pantani, trekking attraverso paludi e scalate di dirupi montuosi fanno parte della loro caratterizzazione. Entrambe le protagoniste fanno progressi emotivi e fisici nel corso della storia, scambiandosi storie di guerra, curandosi le ferite a vicenda, e la dinamica così impostata dona maggior spessore a un plot complessivo che non apporta grandi novità al pacchetto Netflix.
Tuttavia, l’elemento che contribuisce più di tutti a dare un’iniezione di adrenalina alla corazza di questo film proviene da Nima Fakhrara. Possiamo dire infatti che il compositore ha deciso di intraprendere una strada meno battuta nel capire come musicare il film, dando a Lou una copertura sonora essenzialmente unica. Il suo contributo non può essere sottovalutato, in quanto riesce ad arricchire l’atmosfera proposta senza cadere nel cliché dei rodati film d’azione degli scorsi decenni.
Utilizzando una combinazione di voci corali, strumenti a percussione distorti e intermezzi orchestrali tradizionali, il compositore conferisce a Lou un’atmosfera fuori dagli schemi che cambia il paesaggio e i risvolti senza che la scrittura intervenga in primo piano. Siamo di fronte a una colonna sonora che si affianca in maniera ottimale al sound design per comunicare le emozioni dei personaggi o creare atmosfere specifiche. Indubbiamente, senza questo apporto cruciale, ci sarebbero stati evidenti problemi nella scorrevolezza del racconto che, tutto sommato, riesce ad essere rinvigorita da una Allison Janney in ottima forma e che soddisferà gli appassionati degli action-thriller per una visione serale senza troppe pretese.
La recensione in breve
Lou è un film che segue, e dipende, dalla tempesta che imperversa sui personaggi e sulla sua trama: un thriller perfetto per confermare il talento della sempreverde Allison Janney, una visione non particolarmente d'impatto, che fa della messa in scena e del sound design i suoi punti di forza.
- Voto ScreenWorld