Il film: Mai raramente a volte sempre, 2020. Regia di: Eliza Hittman. Cast: Sidney Flanigan, Talia Ryder, Théodore Pellerin, Ryan Eggold, Sharon Van Etten. Genere: Drammatico Durata: 101 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix
La trama: A causa di una gravidanza indesiderata, l’adolescente Autumn e sua cugina Skylar partono dalla Pennsylvania alla volta di New York, in un intenso viaggio di scoperta, amicizia e coraggio.
Presentato in anteprima nel gennaio 2020 al Sundance Film Festival, Mai raramente a volte sempre (titolo originale Never Rarely Sometimes Always) è il terzo lungometraggio della regista indipendente Eliza Hittman che, in questo caso, si è dedicata anche alla sceneggiatura. Il film, pluripremiato – tra questi l’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino – e acclamato dalla critica, racconta il viaggio di Autumn per liberarsi da una gravidanza indesiderata, ma anche quello di due adolescenti alle prese con gli ostacoli che il mondo mette loro davanti in quanto donne.
Come vedremo nella nostra recensione di Mai raramente a volte sempre, questa è un’opera delicata e fragile, che arriva al cuore in punta di piedi, mentre cerchiamo di avvicinarci il più possibile a una protagonista che rifugge le nostre domande, per farci vedere solo ciò che lei desidera. Con pochi dialoghi e silenzi significativi, Autumn – interpretata da un’intensa Sidney Flanigan – ci parla di autoaffermazione e degli ostacoli che le donne devono affrontare ogni giorno.
La trama: una gravidanza indesiderata
Autumn (Sidney Flanigan) è un’adolescente che vive in Pennsylvania, all’interno di in un contesto estremamente provinciale e conservatore. La sua vita si divide tra la scuola e il lavoro come cassiera presso un supermercato, due occupazioni che sembra mal sopportare allo stesso modo. Ma c’è un’altra cosa che al momento catalizza la sua scontentezza: la ragazza, infatti, è incinta e non ha alcuna intenzione di portare a termine la gravidanza. Il luogo in cui vive, però, sembra non offrirle alternative; in Pennsylvania, una 17enne non può abortire senza il consenso dei genitori e l’assistenza locale (una clinica pro vita) le prospetta esclusivamente l’opzione dell’adozione. Dopo essersi confessata controvoglia con la cugina Skylar (Talia Ryder), le due decidono di prendere un autobus alla volta di New York, per poter porre fine alla gravidanza indesiderata di Autumn. Quello che pensavano sarebbe stato un breve viaggio, però, si rivelerà più ostico del previsto.
Una storia umana, una storia di donne
Non desideri mai essere un uomo?
Sempre.
Quello di Autumn e sua cugina è un viaggio faticoso, con valigie ben più pesanti di quelle che possiamo vedere portarsi appresso per New York. Ciò che devono trasportare, infatti, è un bagaglio fatto di retaggi culturali, pregiudizi, paura e solitudine. Il mondo in cui si muovono le due ragazze – la Pennsylvania rurale – è ancora molto maschilista e ancorato alle opportunità economiche, sociali e geografiche che le due possiedono. Questo contesto si esprime nell’atteggiamento ostile del padre, che non esita a etichettare come “troia” la cagnolina di casa solo perché in cerca di affetto e carezze, e nelle avance che le ragazze ricevono al supermercato da clienti molto più maturi di loro, ai quali devono sorridere con accondiscendenza. Ma, soprattutto, lo vediamo nella mancata possibilità per Autumn di esercitare i propri diritti riproduttivi: l’unica possibilità che le viene prospettata, infatti, è quella dell’adozione, che significa però dover portare a termine la gravidanza. L’aborto viene presentato come un omicidio a tutti gli effetti e, di conseguenza, alla ragazza viene negato, attraverso il ricatto, il potere di prendere decisioni autonome sul proprio corpo.
Anche a New York, pur essendo lontane dall’ambiente sociale opprimente della Pennsylvania, Autumn e Skylar si ritroveranno a pagare il prezzo di essere delle giovani donne. Non ricevono molestie o intimidazioni ma, trovandosi in una situazione di difficoltà economica, Skylar dovrà mostrarsi remissiva di fronte alle richieste amorose di un ragazzo più facoltoso che, se da un lato sembra volerle aiutare, dall’altro non è disposto a farlo gratuitamente. Nonostante questo, però, Mai raramente a volte sempre non è un film pessimista: porta sì alla luce quegli che sono gli ostacoli (palesi o latenti) che ogni giorno le donne devono affrontare in quanto tali, ma mostra anche la resilienza di cui esse sono capaci.
Uno sguardo ravvicinato della protagonista
Il terzo lungometraggio di Eliza Hittman è fatto, perlopiù, di sguardi e silenzi. Sono soprattutto i lunghissimi primi piani sul volto della protagonista a parlare per lei, a discapito di dialoghi che, evidentemente, non ha alcuna voglia di affrontare. Anche confessare la gravidanza a sua cugina sembra per lei uno sforzo, un’azione compiuta con riluttanza solo perché consapevole di aver bisogno di una compagna in questo viaggio così difficoltoso. Nel corso del film, la macchina da presa indugia continuamente su Autumn, come per volerne carpire tutti i suoi più intimi segreti: chi l’ha messa incinta? Dov’è sua madre? Come si sente a riguardo? Ma la protagonista non sembra volersi sbottonare e ci mostra solo ciò che lei decide di farci vedere. Probabilmente perché nessuno potrebbe capirla: non gli adulti, non i suoi coetanei ma, forse, neppure se stessa. Noi spettatori non possiamo far altro che osservare in silenzio, cercando di avvicinarci in punta di piedi a questa ragazza che rifugge qualsiasi tipo di domanda; possiamo solo prendere atto di ciò che accade e guardarla affrontare tutti gli ostacoli che la vita le mette davanti per poter esercitare la propria libertà di scelta.
La scena più significativa dell’opera di Eliza Hittman – quella in cui riusciamo per un attimo a infilarci nello spiraglio che Autumn permette si apra – si svolge nella clinica di interruzione di gravidanza di New York, nella quale la psicologa le pone dei quesiti – non solo sulla sua salute ma soprattutto sulla sua sicurezza nell’ambito delle relazioni – ai quali la ragazza deve fornire risposte a scelta multipla (Mai, raramente, a volte e Sempre, come da titolo del film). La ragazza, però, ha difficoltà a incasellarsi in queste risposte obbligate e, senza volerlo, lascia emergere tutte le sue paure e le sue insicurezze. Con frasi minime e tanti silenzi significativi (ma anche lacrime), ci parla delle sue esperienze che però sono anche quelle di moltissime donne intrappolate in una situazione simile.
La recensione in breve
Mai raramente a volte sempre è un'opera delicata e fragile, che arriva al cuore in punta di piedi, mentre cerchiamo di avvicinarci il più possibile a una protagonista che rifugge le nostre domande, per farci vedere solo ciò che lei desidera. Con pochi dialoghi e silenzi significativi, Autumn - interpretata da un'intensa Eliza Hittman - ci parla di autoaffermazione e degli ostacoli che le donne devono affrontare ogni giorno.
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Voto CinemaSerieTV