Il film: Marrowbone, 2017. Regia: Sergio G. Sánchez. Cast: Anya Taylor-Joy, George MacKay, Charlie Heaton, Mia Goth, Matthew Stagg, Kyle Soller, Nicola Harrison e Tom Fisher
Genere: Thriller Horror. Durata: 110 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama: Nel 1968, quattro fratelli adolescenti, Jack, Billy, Jane e Sam, devono tenere segreta la morte della loro mamma, per evitare che i servizi sociali possano separarli. I ragazzi vivono nella tenuta di Marrowbone, nel Maine, un luogo isolato dove si sono trasferiti dalla Gran Bretagna per dare un taglio al loro spaventoso passato. Nella loro casa però, si aggira un fantasma. E non basta tenere gli specchi coperti per evitare di avvertirne la presenza.
A chi è consigliato? A chi ama le storie di fantasmi e su case infestate, ambientate nel passato, tra lanterne accese, stanze buie e ombre inquietanti. A chi ama gli horror di produzione spagnola e chi ha amato The Others e The Orphanage e alcune scene della saga di The Conjuring.
Nel 1968, dopo un lungo viaggio dalla Gran Bretagna agli States, i fratelli Fairbairn arrivano in quella che sarà la loro nuova casa e rifugio, la tenuta Marrowbone, un po’ in disuso e nascosta nel verde. La loro madre, Rose, traccia subito un confine ideale sul pavimento polveroso della casa: oltrepassata quella riga, Jack, Billy, Jane e il piccolo Sam, dovranno necessariamente relegare i loro ricordi al passato e costruirne di nuovi, ma soprattutto dovranno spogliarsi del cognome paterno, Fairbairn, e adottare quello materno, Marrowbone, appunto.
Gli spettatori però ancora non sanno che in quella casa i confini tra passato e presente, ma soprattutto tra realtà e immaginazione, sono tutt’altro che netti. E che se è vero che c’è molto da scoprire degli (ex) Fairbairn, è anche vero che non tutto quello che scopriremo sarà reale.
In questa recensione di Marrowbone parleremo del film di Sergio G. Sánchez, girato in Spagna (ma ambientato nel Maine rurale), da poco uscito su Netflix, un film che si inserisce nel filone delle case dei fantasmi, intrattenendo gli spettatori con una storia che sembra una di quelle che si raccontano in famiglia, davanti ad un fuoco o nelle serate d’autunno. Non a caso il regista Sánchez in passato ha firmato la sceneggiatura di The Orphanage, che con questo film condivide le stesse atmosfere e tematiche da brivido.
Due storie per non dormire, tra mostri del passato e nuovi fantasmi
Il film porta avanti diverse linee narrative: c’è il passato dei Fairbairn, che hanno lasciato l’Europa per sfuggire ad un padre di cui non scopriremo mai davvero tutto e che resterà sempre in ombra, anche nelle scene nelle quali il confronto con lui si fa risolutivo. Un serial killer di cui ricostruiamo la storia un po’ alla volta, rassegnandoci al fatto che mancherà qualche tassello. Un’altra linea narrativa riguarda il futuro dei giovani Marrowbone, che dopo la morte di Rose, sono costretti a nascondersi fino a quando il maggiore, Jack (George MacKay) non compirà 21 anni, per evitare che i servizi sociali li separino affidandoli a terzi. Una vita di sotterfugi e bugie, cercando di non insospettire troppo la comunità che vive a pochi chilometri dalla tenuta. In quest’ultima linea narrativa si inseriscono due personaggi, anzi tre. Allie (Anya Taylor-Joy) la ragazza innamorata di Jack e amica dei suoi fratelli, Tom Porter (Kyler Soller, un clone di Neil Patrick Harris) un avvocato meschino e opportunista e un fantasma senza nome. Se Allie, Jack e Tom danno vita al più classico degli amori contrastati da un villain, allo spettro di Marrowbone sono affidate le scene più spaventose, ma anche il compito di confondere le acque e insinuare i primi dubbi nello spettatore.
Scene spaventose, tra spiriti, lanterne accese e qualche citazione cinematografica
Le scene di tensione sono gestite egregiamente, sia per quanto riguarda i tempi che per le atmosfere. Marrowbone è un film che invita lo spettatore a tornare nelle stanze buie della propria infanzia, quelle in cui si entrava con cautela, col terrore di essere sfiorati da una mano invisibile. L’ambientazione nel passato contribuisce a rendere il tutto più sinistro e intrigante.
Non mancano situazioni che sembrano ispirate a Psycho così come citazioni più esplicite (anche nelle battute) a The Others di Alejandro Amenabar o Il labirinto del fauno (l’albero dall’aspetto particolare che veicola gli incontri dei ragazzi). La trovata degli specchi coperti invece ha un significato che sembra suggerito dal folklore – si dice che quando muore qualcuno si dovrebbero coprire gli specchi nella stanza per evitare che l’anima resti intrappolata in essi – ma in realtà è un escamotage che porta alle rivelazioni finali.
Il finale: e alla fine arriva papà
(Seguono spoiler sul finale del film) Le rivelazioni finali su Jack e suo padre sorprenderanno lo spettatore meno smaliziato e che non ha mai visto altri horror psicologici col twist finale, alla Shyamalan. A voler essere pignoli però, queste rivelazioni presentano qualche forzatura, che risulterà più evidente quando ripenseremo a come sono cambiate le cose per i Marrowbone, dal momento in cui qualcuno spara ad una delle finestre di casa, all’inizio del film. La narrazione che riprende dopo sei mesi ci è sembrata una soluzione un po’ semplicistica che ha permesso all’autore di nascondere facilmente il trucco del suo “gioco di prestigio”.
Dopo quello sparo, Jack e suo padre si confrontano violentemente fuori dalla tenuta, l’uomo getta il figlio giù da un dirupo, ma il ragazzo sopravvive. Al risveglio, Jack scopre che il padre ha raggiunto i tre fratelli che lui aveva rinchiuso in soffitta e li ha uccisi. In Jack, devastato dal dolore, si innesca una dissociazione che gli permette vivere come se i fratelli fossero ancora insieme a lui. Per questo copre gli specchi, perché gli mostrerebbero che lui in realtà è solo e in casa non c’è nessuno. Il finale inizia a traballare sul destino riservato al padre di Jack: colpito alla gola, riesce ad uccidere i tre figli e resta in soffitta, evidentemente creduto morto da Jack, che decide di murarlo. Sopravvive cibandosi di roditori e bevendo acqua piovana, ma resta per mesi li sopra senza fare alcun tentativo di uscire e uccidere l’altro figlio.
La recensione in breve
Marrowbone è avvincente e cattura lo spettatore fino alla fine in una storia di fantasmi in vecchio stile, ma è su alcune questioni sollevate dal finale che il film chiede allo spettatore di chiudere un occhio. Lo diciamo per chi si aspetta che alla fine i pezzi combacino alla perfezione.
Pro
- L'atmosfera spettrale
- Le scene più spaventose
- La trama avvincente fino alla fine
Contro
- Il twist finale, dalla logica non proprio impeccabile
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Voto CinemaSerieTV