Il film: Matrix Resurrections, 2021. Regia di: Lana Wachowski. Cast Keanu Reeves, Carrie-Anne Moss, Neil Patrick Harris, Yahya Abdul-Mateen II, Jada Pinkett Smith, Jessica Henwick, Priyanka Chopra, Jonathan Groff, Ellen Hollman, Brian J. Smith, Max Riemelt, Lambert Wilson e Andrew Caldwell. Genere: Fantascienza/Azione. Durata: 148 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
La trama: Neo vive una vita normale e ordinaria a San Francisco mentre il suo terapeuta gli prescrive delle pillole blu. Finché Morpheus non gli offre la pillola rossa e riapre la sua mente al mondo di Matrix.
Benvenuti nel Paese delle Meraviglie. A quasi vent’anni dall’ultima pioggia di codici sul grande schermo, la regista Lana Wachowski – ora senza l’accompagnamento della sorella Lilly – ci invita a scendere ancora una volta nella tana del coniglio con Matrix Resurrections. Non si tratta né di un reboot né di un remake, ma di un sequel la cui esistenza non sorprende nessuno. Oltre alla tendenza di Hollywood a spremere ogni goccia delle sue proprietà intellettuali, dal punto di vista narrativo c’è una giustificazione: la trilogia originale parla di battaglie vinte, ma mai di una guerra consumata. Il conflitto tra macchina e uomo si inasprisce nel quarto capitolo della saga di Matrix, ma sarà all’altezza della situazione? Scopritelo con noi in questa recensione di Matrix Resurrections.
Matrix Resurrections, la trama: libertà e destino
Nel quarto capitolo di Matrix, incontriamo un Thomas Anderson (Keanu Reeves) ignaro della sua vera identità, Neo, che vive immerso in una realtà virtuale, sapendo di essere un progettista di videogiochi di San Francisco che sospetta di stare scivolando nella follia. Da tempo soffre di visioni che distorcono l’ambiente circostante, mentre una donna di nome Tiffany (Carrie-Anne Moss) lo affascina. Un terapeuta (Neil Patrick Harris) lo aiuta a cercare di tenere a bada i sogni e le allucinazioni, ma tutto precipita con l’arrivo di alcune entità dalle lenti scure che mettono una pillola rossa a portata di mano di Thomas. È arrivato il momento di prendere una decisione.
Matrix Resurrections funziona sia come sequel che come reboot, un ritorno alle coordinate iniziali del franchise che si svolge diversi decenni dopo gli eventi di Matrix: Revolutions (2003). Un presente che vede Neo nei panni di un noto programmatore che ha utilizzato gran parte delle situazioni vissute nel corso della saga per creare un videogioco divenuto molto famoso e che, tra l’altro, ha già venduto i diritti per una trasposizione cinematografica da parte dei Warner Studios, in quella che è la prima di diverse situazioni che dialogano con il contesto contemporaneo, strizzando l’occhio allo spettatore.
Il ricongiungimento con Trinity – che ha un nome diverso, una famiglia e non sembra ricordare nulla del passato – accende la miccia di uno scontro con gli agenti, mentre un gruppo di ribelli – che vede Neo come una sorta di Dio pagano – lotta per il libero arbitrio e la definitiva liberazione delle macchine. Perché al centro del film c’è, ancora una volta, la tensione tra libertà individuale e destino, tra la vita come susseguirsi delle proprie decisioni o un percorso già tracciato a cui è molto difficile sottrarsi.
Interpretazioni convincenti
Per quanto riguarda i nuovi arrivati, sono quelli che ora fanno da apripista nel mondo reale, al di fuori di Matrix, a rubare la scena. Da un lato, la britannica Jessica Henwick comanda i primi minuti del film con la sua interpretazione di Bugs, un’umana liberata e impavida leader con un grande potenziale per prendere le redini del proprio spin-off. In questo incipit poderoso è accompagnata dal Morpheus di Yahya Abdul-Mateen II, che onora l’indimenticabile lavoro di Laurence Fishburne senza sottrarsi ad alcune curiose ed efficaci variazioni di carattere. Menzione d’onore per Jonathan Groff, che riempie il vuoto lasciato dall’assenza di Hugo Weaving nel ruolo dell’agente Smith. Anche se era praticamente impossibile “resuscitare” una figura antagonista della statura del cattivo della trilogia originale, Groff riesce comunque ad avere una presenza inquietante e a consegnarci un villain prepotente, maligno e calcolatore.
Il Matrix dell’oggi
Con Matrix Resurrections, Lana Wachowski dà libero sfogo alle sue ossessioni e profondità emotiva attraverso un Neo che diventa il suo alter ego. C’è il successo, il rapporto con i fan, le riletture del film… e tutto è raccontato con un umorismo incisivo. Chiaramente, ci sono allusioni alla transizione di genere e alla sua messa in discussione rispetto al binarismo di genere in cui è immersa la società patriarcale. Un cenno al queer da parte di una regista che negli ultimi anni ha dato visibilità al collettivo LGTBIQ nella vita privata e anche in una delle sue ultime creazioni, la serie Netflix Sense 8.
Matrix Resurrections torna alle consuete diatribe filosofiche, alla caverna di Platone, all’Alice di Carroll, ai concetti di finzione e realtà, alla manipolazione, concentrandosi soprattutto su quest’ultimo aspetto: siamo liberi nell’odierna società capitalista? È libertà scegliere la custodia dell’iPhone? La sicurezza dei cittadini è il loro peggior nemico per conoscere la verità? Domande che per certi versi erano già presenti nelle puntate precedenti, ma che la trasformazione del mondo ha reso quasi più pregnanti in questo quarto film. Ora si aggiungono i bot, che linciano i nemici indicati dal sistema, la manipolazione politica, la disinformazione e le fake news. La sceneggiatura di questo nuovo capitolo di Matrix unisce l’intelligenza all’umorismo, definendosi perfettamente nel momento storico in cui viviamo. Ora che il nostro mondo è ancora più cupo di quello in cui nacque il film originale, questo stessa condizione “meta” ci incoraggia a invocare il potere della gioia e dell’affetto (romantico o meno) per renderci forti di fronte a un sistema incompatibile con la vita.
La recensione in breve
La saga di Matrix torna con capitolo all'altezza della sua eredità: sempre ambizioso, a volte sproporzionato e caotico in termini narrativi, con un'esposizione visiva travolgente e una storia meta-discorsiva e pienamente consapevole del peso del proprio nome sulla mappa audiovisiva del XXI secolo.
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Voto CinemaSerieTv