Il film: Men (id.) del 2022. Regia di Alex Garland Cast: Jessie Buckley, Rory Kinnear.
Genere: horror, drammatico durata 100 minuti. Dove lo abbiamo visto: anteprima stampa, in lingua originale
Trama: Dopo il suicidio del marito, Harper decide di allontanarsi dalla città per ritrovare serenità nelle campagne inglesi. Qualcosa però inizia a perseguitarla.
In fondo, Ex Machina, il film finora più famoso come regista di Alex Garland, in mezzo alla tecnologia, parlava di relazioni. Tra il protagonista e la creatura artificiale decisamente al femminile si stabiliva un gioco, una relazione che potrebbe essere quella tra qualsiasi uomo e qualsiasi donna.
E di relazioni parla anche il nuovo film di Garland, che vi raccontiamo nella recensione di Men, opera che è stata presentata in concorso alla 54° edizione della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2022, in uscita al cinema il 25 agosto. Men è un film avvolgente e insinuante, che tiene incollati allo schermo prima di deflagrare in un granduignloesco e catartico finale. É tanti film in uno: dramma, thriller, horror. A tinte forti, ma con un messaggio altrettanto potente.
La trama: quella casa nel bosco
A seguito di una tragedia personale, Harper (Jessie Buckley) si ritira da sola nella rigogliosa campagna inglese, sperando di trovare un luogo dove curare il dolore che la accompagna. Ma dai boschi circostanti sembra materializzarsi qualcosa o qualcuno che inizia a perseguitarla. Quello che inizialmente è un’inquietudine sottesa si trasforma ben presto in un vero e proprio incubo, abitato dai suoi ricordi e dalle sue paure più oscure che prendono forma.
Precipitare, lentamente e inesorabilmente, in un incubo
Alex Garland ci fa precipitare, lentamente e inesorabilmente, in un incubo. Seguiamo Harper, sposando il suo punto di vista, i suoi ricordi e poi il suo naufragio della percezione, in una sorta di discesa agli inferi tutta interiore dopo che, insieme a lei, avevamo provato a trovare un senso di sollievo. La storia di Men, inizialmente, è quella classica di una donna in cerca di riparo e guarigione. L’arrivo in una idilliaca casa solitaria nella campagna inglese, lontana da Londra, da quella città che è stata caos, violenza, dolore, frustrazione, è per noi, che guardiamo e viviamo il film insieme ad Harper, un momento piacevole per gli occhi e per la mente. La casa è splendida, accogliente, e così sembra esserlo anche la campagna inglese, di un verde vivido, vivissimo e rilassante, liberatorio, mentre andiamo a fare due passi con lei, e ci sembra davvero di respirare. Così come è bello giocare con lei a fare l’eco, in un tunnel solitario e abbandonato. Ma è proprio lì, in fondo a quel tunnel, in penombra, che si staglia una presenza sinistra. È solo una sagoma, ma…
Gli uomini hanno tutti lo stesso volto
Harprer la troverà ancora, quella presenza. Non sarà pericolosa, ma inizierà a gettare sulla sua, sulla nostra permanenza, un sottile filo di inquietudine. Ed è questo che caratterizza tutto il film di Alex Garland: un’inquietudine che diventa man mano paura, e vero terrore. Ma la chiave di Men sono gli incontri. Harper, nella sua permanenza nel paesino del countryside inglese, incontra una serie di uomini. E, vi sveliamo solo questo, perché è la scelta di regia più potente, quella che caratterizza tutto il film e gli dà un senso, hanno tutti lo stesso volto.
Che cosa vuol dire tutto questo? Ancora una volta dobbiamo ricordare che stiamo vivendo la storia di Harper, vediamo la realtà come la vede lei. E, probabilmente, una donna che è stata vittima di violenza vede in tutti gli uomini lo stesso uomo, perché per lei il genere maschile è diventato pericolo, paura, dolore. “Io sono violenza” sembra dire ora il genere maschile ad Harper. E la galleria di uomini che vediamo nel film rappresentano tutti i tipi di violenza possibile. Quella fisica, quella verbale, quella psicologica, quella di chi impone una superiorità morale e diventa giudicante, quella subdola che si nasconde dietro i modi gentili, o l’abuso di chi riveste dei ruoli di potere.
Il camaleontico Rory Kinnear
Tutto questo è possibile grazie a due grandi prove di bravura. Quella più evidente è quella, camaleontica, di Rory Kinnear che, grazie a trucco ed effetti speciali, certo, ma soprattutto a quel suo volto ambiguo, mutevole e mellifluo, riesce a portare nel film un continuo senso di sorpresa e inquietudine. Quell’inquietudine che ci trasmetteva in quello che forse finora è stato il suo ruolo più celebre, la Creatura del Dr. Frankenstein nella serie tv cult Penny Dreadful. Kinnear ha nel suo volto qualcosa di tenero e di respingente allo stesso tempo, ed è proprio quello che serve al film.
Jessie Buckley, una grande interpretazione
Il centro del film, il contraltare della prestazione di Kinnear, è Jessie Buckley, che interpreta Harper e porta su di sé, insieme a Kinnear, il peso del film. Come vi abbiamo detto, è attraverso di lei che vediamo il film, la realtà che ci circonda. Jesse Buckley, ogni volta che la vediamo in scena, non è mai uguale a se stessa. Porta un look molto sobrio, in grado di far risaltare al massimo l’espressività del viso: i capelli sono corti, un caschetto nero, jeans colorati e un casto maglione di colore neutro, e poi un vestito dai colori tenuti che sembra perfetto, per quello che dovrebbe essere un tranquillo soggiorno in campagna. Ha i tratti gentili, Jessie Buckey, gli occhi piccoli e vispi, mobilissimi. Ha il naso piccolo e il sorriso gentile, con due adorabili fossette ai lati della bocca. È una presenza che, ogni volta, ci porta gentilmente dentro al film che stiamo guardando. È quello che fa anche qui, ed è fondamentale per la riuscita del film.
La mano di Alex Garland
Alex Garland fa di tutto per avvolgere i suoi protagonisti in atmosfere particolari. Sottolinea prima i colori, i rossi degli interni della casa – in fondo essa stessa un personaggio del film – e i verdi intensi degli esterni, della campagna inglese, capaci di diventare in un attimo da paradiso a inferno. I chiaroscuri del tunnel sono il segnale del cambio di tono della storia. E, proprio in quel momento, entra in scena il suono, un canto che sembra un innocente gioco con l’eco e che, diventando da diegetico ad extradiegetico, diventa invece ulteriore segno di inquietudine.
Men è un film pieno di segnali ricorrenti e di metafore che aggiungono strati al tema principale del film. Le spore, segno di riproduzione e di nascita – tema che scorre lungo la storia, forse come rimpianto da parte della protagonista – le carcasse di animali morti, reiterazione della morte che dà inizio a tutta la storia e che torna come fardello non ancora elaborato da parte della protagonista. E ancora, immagini ancestrali e minacciose come quei bassorilievi nella chiesa. Tutti elementi che concorrono a creare un’atmosfera disturbante, straniante, per una storia di violenza da esorcizzare e di sensi di colpa che si materializzano e dai quali non è facile liberarsi. Men è un film potente, importante, al quale si può forse solo eccepire la scelta di eccedere troppo nel sanguinoso e spaventoso finale.
Quel paradiso che diventa inferno nel film di Alex Garland
Alex Garland è così. É quel paradiso che ci sembrava così perfetto da non poter essere vero, e che si rivela infatti l’inferno proprio come la prima volta che lo abbiamo conosciuto, con quel The Beach, che tutti avevamo visto come il film di Leonardo DiCaprio e Danny Boyle ma veniva proprio dalla mente di Garland e dal suo omonimo romanzo. Ma Alex Garland è anche colui che ci racconta il gioco di potere che si instaura nelle relazioni: era così in The Beach ed era così anche in Ex Machina. Nelle relazioni è sempre così, rapporti che dovrebbero essere alla pari finiscono per essere sempre il dominio di uno sull’altro. È nella natura umana. Ed è quella che Alex Garland, attraverso romanzi, sceneggiature e film, continua da anni a indagare.
La recensione in breve
Nella recensione di Men vi abbiamo parlato di un film avvolgente e insinuante, che tiene incollati allo schermo, grazie alle performance di Jessie Buckley e Rory Kinnear, prima di deflagrare in un granduignloesco e catartico finale. É tanti film in uno: dramma, thriller, horror. A tinte forti, ma con un messaggio altrettanto forte.
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