Il film: My Old Ass, 2024. Regia: Megan Park. Genere: Commedia, Drammatico. Cast: Maisy Stella, Aubrey Plaza, Percy Hynes White, Maddie Ziegler, Kerrice Brooks. Durata: 89 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Prime Video.
Trama: Una ragazza di 18 anni ha una conversazione “allucinogena” con la versione adulta di se stessa. Con sua grande sorpresa, alcune delle cose che le ha detto lì cominciano ad accadere a lei.
A chi è consigliata: Ai fan dei coming of age, con interpretazioni che rubano il cuore e concept bizzarri per scavare ancora più a fondo nell’umanità dei personaggi.
Il viaggio nel tempo non è un genere cinematografico in sé, ma un espediente narrativo che può essere utilizzato per molti scopi diversi. In alcuni casi, il tema è talmente centrale che tutto ruota intorno ad esso, per cui la sua logica deve essere coerente e il più possibile ineccepibile all’interno dei paradossi generati dal soggetto stesso. In altri, come nel caso di My Old Ass, il viaggio nel tempo è più che altro una metafora, una risorsa per elaborare idee tematiche, per vedere cosa succede a un personaggio che lo attraversa. Il secondo lungometraggio di Megan Park parla è l’ultima aggiunta ai titoli che lavorano in questo modo, inserendo un elemento fantastico nella narrazione per giocare con le possibilità che esso risveglia.
Jump scare dal futuro: sono io quella?
Elliott (Maisy Stella) è una ragazza canadese di 18 anni che vive in un’idilliaca cittadina di Muskoka, nell’Ontario, dove la sua famiglia è coltivatrice di mirtilli. Sta vivendo la sua ultima estate prima di partire per studiare all’Università di Toronto: è una ragazza attiva e sbadata, che vive nel suo mondo e ha poco o nessun interesse per la sua famiglia (madre, padre, fratelli minori), come molte persone della sua età. Ciò che la motiva maggiormente è stare con le sue amiche Ro (Kerrice Brooks) e Ruthie (Maddie Ziegler), e dilettarsi tra storie d’amore occasionali, sempre con ragazze. Infatti, la sua stessa famiglia la sta aspettando per festeggiare il suo compleanno e lei non si presenta.
I suoi piani per la notte sono diversi: attraversare il fiume con i suoi amici, prendere dei funghi allucinogeni, piantare una tenda lì e passare la notte “viaggiando” verso qualsiasi luogo l’intruglio li porti. Ma qualcosa non va come previsto: Elliott ha la sensazione che, a differenza dei suoi amici che si rotolano per terra o ballano, a lei non stia succedendo nulla. Finché accanto a lei si siede una donna, che identifica come “più grande” della sua età. Interpretata dalla fantastica Aubrey Plaza, la “signora” non è altro che lei stessa, come dice il titolo del film, semplicemente una sua versione futura, più precisamente, all’età di 39 anni. La diciottenne Elliott è sorpresa dalla “visita”, ma poiché tutto sembra un sogno, per lei è più curioso e divertente che altro.
L’Elliott trentanovenne racconterà alcune cose all’Elliott diciottenne, la diciottenne ne chiederà altre alla trentanovenne e, tra battute sul cambio di colore dei capelli, sul “decadimento fisico” dell’età, l’Elliott più anziana le darà un paio di consigli: prestare attenzione alla propria famiglia – genitori e fratelli – e, se si presenta un ragazzo di nome Chad, ignorarlo completamente. Il viaggio finisce, l’Elliott trentanovenne sparisce dalla circolazione e l’Elliott diciottenne va avanti con la sua vita, iniziando a frequentare di più i suoi, cosa che sorprende tutti, soprattutto i suoi fratelli (il più giovane, esilarante, è ossessionato da Saoirse Ronan), che non capiscono questo suo inedito affetto per la famiglia e l’improvvisa cordialità. Finché un giorno, mentre sta facendo un bagno nel lago, si imbatte in un ragazzo di nome, sì, Chad (Percy Hynes White), che è gentile, divertente, aiuta il padre a raccogliere i mirtilli e sembra il ragazzo più simpatico del mondo.
Elliott non può crederci: quell’incontro pazzesco è stato più di un sogno? Da quel momento in poi, My Old Ass deve affrontare le ramificazioni di questa situazione: può la nostra protagonista rimettersi in contatto con il suo “io futuro”? Può evitare di frequentare questo Chad che sembra del tutto innocuo e divertente? Gli piace e non è così queer come pensa di essere? Come si affronta una situazione del genere?
Un doppio coming-of-age
My Old Ass, il secondo lungometraggio della canadese Megan Park, inizia in modo fantastico: capiamo immediatamente che le premesse sono molto lontane dal realismo del primo film da lei firmato, The Fallout, che raccontava con sensibilità il viaggio di un’adolescente che sopravvive a una sparatoria nella sua scuola secondaria. Solo che il lavoro, sia di scrittura che di regia, dell’attrice vista nella serie La vita segreta di una teenager americana, e ora dietro la macchina da presa, è così pieno di verità e sincerità che l’aspetto soprannaturale si dissolve rapidamente nella realtà. E noi ci crediamo.
Non ci sono regole chiare e non vengono poste domande (nessuno vuole sapere chi vince quale campionato, che numeri scommettere per vincere soldi, se Trump è ancora presidente o cose del genere) e, di fatto, nemmeno la diciottenne Elliott scopre molto del mondo in cui vive la trentanovenne Elliott (visto che la storia si svolge nel presente, stiamo parlando del suo “esistere” a metà degli anni ’40). Il fulcro del film, come dicevamo, sarà quello di definire, tra le altre cose, cosa fare con Chad e perché la “vecchia sè” le chiede di evitarlo.
L’obiettivo di Park è, sostanzialmente, far capire che ci sono cose nella vita che vanno vissute senza necessariamente aspettarsi o conoscerne le conseguenze, e che le nostre esperienze devono essere forgiate anche da cadute e difficoltà. In questo senso, il film cerca di funzionare come uno scambio di esperienze tra generazioni, senza presupporre che le persone più anziane ne sappiano di più o possano in ogni caso dirci cosa fare e cosa non fare. Si tratta, quasi, di un doppio coming of age allo stesso tempo.
La rivelazione Maisy Stella e la conferma di Aubrey Plaza
Uno degli aspetti più interessanti di My Old Ass, come dicevamo, è che non si decide mai di spiegare esattamente perché Elliott finisce per incontrare la sua versione adulta dal futuro. Il film chiarisce che il personaggio interpretato da Plaza è reale e si trova fisicamente accanto alla nostra protagonista, ma non cerca mai di fornire spiegazioni fantastiche o fantascientifiche per giustificare la sua presenza. Bisogna accettare l’idea, semplicemente, senza porsi troppe domande, il che, considerando il fascino del film, non è molto difficile. Dopotutto, Elliott non ha la più pallida idea del perché le stia accadendo tutto questo e, dal momento che percepiamo la storia dal suo punto di vista, non siamo tenuti a saperlo nemmeno noi.
Da questo bizzarro concept, si approfondiscono tematiche profondamente umane: l’inevitabilità del futuro, come non si possa smettere di fare cose o amare persone per paura di ciò che accadrà. Questo è un aspetto che Elliott (sia da adolescente che da adulta) impara a fatica, ma che finisce per rafforzarla come persona, costringendola a maturare e a trarre vantaggio dal presente.
Certo, le premesse sono quantomai assurde, ma My Old Ass è assolutamente credibile grazie alla precisione dei dialoghi e delle situazioni, che giocano con le emozioni senza mai enfatizzarle troppo; per la sicurezza e la serenità con cui affronta temi importanti come il desiderio e l’identità sessuale; per la finezza con cui sono stati creati i personaggi e per le ambientazioni da cartolina. Soprattutto, è credibile grazie alle brillanti performance delle attrici che danno vita a questi stupendi personaggi: Maisy Stella e Aubrey Plaza. Quest’ultima, è una maestra dei ruoli in cui intreccia ironia secca e realtà. Il suo ritratto della trentanovenne Elliott è comico e realistico allo stesso tempo, di una donna alle prese con l’età adulta e tutte le aspettative che essa comporta. Nel ruolo della giovane Elliot, invece, Maisy Stella, giovane star della serie Nashville, porta la freschezza e l’energia che ci aspettiamo da un’adolescente ribelle che non sa cosa le riserva il futuro. La sua interazione con la versione più anziana di se stessa è impagabile: dai commenti sarcastici ai momenti emotivamente profondi, Stella mantiene un equilibrio perfetto tra commedia e realtà.
La recensione in breve
La premessa del secondo film di Megan Park è decisamente più leggera, ma la qualità della scrittura e i temi affrontati rimangono sensibili e rilevanti, impreziositi da performance semplicemente indimenticabili.
Pro
- La chimica pazzesca tra Maisy Stella e Aubrey Plaza
- La conferma del talento di Megan Park dietro la macchina da presa
- Il modo in cui sfrutta un concept bizzarro per trattare tematiche assolutamente realistiche
Contro
- L'incidente
- Voto CinemaSerieTv