Il film: My Policeman, 2022. Regia: Michael Grandage. Genere: Romantico, drammatico. Durata: 113 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Prime Video, in lingua originale.
Trama: Tom, poliziotto nella Gran Bretagna degli anni Cinquanta, si innamora di una maestra di Brighton. Tuttavia, ben presto inizia un’appassionata relazione omosessuale con il curatore di un museo e dovrà fare i conti con un amore che deve essere occultato.
L’atteso My Policeman, con Harry Styles, Emma Corrin e David Dawson protagonisti, è da oggi disponibile su Prime Video. Questa storia di relazioni intrecciate e segretezza è tratta dall’omonimo romanzo di Bethan Roberts, ambientato nella Gran Bretagna degli anni ’50, con salti temporali fino al 1998. Nella nostra recensione di My Policeman vedremo come il film abbia faticato ad adattare un romanzo le cui parole d’ordine sono la moderazione e il riserbo ma che, allo stesso tempo, è impregnato di tensione emotiva, perdendosi nella ricerca di una messa in scena fuori luogo, che priva la narrazione dell’ardore necessario per simpatizzare con le psicologie differenti dei protagonisti.
My Policeman, la trama: cosa ci lega?
Quando il poliziotto Tom (Harry Styles) si offre di insegnarle a nuotare, la giovane insegnante Marion (Emma Corrin) se ne innamora. Anche quando mette in mostra un galateo tutt’altro che decoroso e la sua grammatica non è delle migliori, lei pensa che sia assolutamente perfetto. In più, Tom inizia ad interessarsi all’arte e alla musica – passioni della dolce Marion da cui inizialmente si distanziava – quando la coppia inizia a trascorrere sempre più tempo con il curatore del museo locale Patrick (David Dawson). A un certo punto, Tom le chiede addirittura di sposarlo, nonostante abbia iniziato da tempo una relazione segreta con Patrick. Ma un poliziotto gay nella Brighton degli anni Cinquanta, ovviamente, non può avere vita facile e un matrimonio di convenienza è l’unica soluzione possibile. Quarant’anni dopo, Marion (Gina McKee) accoglie in casa sua Patrick (Rupert Everett), segnato da una grave malattia e a malapena in grado di parlare. Tom (Linus Roache), con cui è ancora sposata, si rifiuta tuttavia di incontrare l’ospite: è convinto che Marion abbia salvato Patrick da una casa di riposo solo per potersi vendicare di lui.
Un’opportunità mancata
Quella di My Policeman è la storia di un amore proibito, del tempo che passa e delle occasioni mancate. Una storia d’amore e di scoperta del sè tramite un triplice punto di vista, ostacolato dalla repressione sociale dell’Inghilterra degli anni Cinquanta e dalle conseguenze terribili che una relazione illecita potrebbe avere per l’esistenza di tre persone legate da un vincolo comune.
Michael Grandage, da una sceneggiatura di Ron Nyswaner (nominato all’Oscar per “Philadelphia”), affronta la storia di Tom, Marion e Patrick purtroppo senza riuscire a replicare su schermo la suggestiva delicatezza del romanzo di Roberts; i suoi personaggi sono incastonati nel velo nostalgico di un’epoca idealizzata, sotto la cui facciata dovrebbe pulsare il dolore represso che cerca uno sfogo. Una sceneggiatura che non tiene il passo con il prezioso messaggio di sensibilizzazione di cui il film vorrebbe avvalersi costituisce forse il maggior difetto di My Policeman, relegato a un quadro socio-culturale sfruttato più che altro per la sua atmosfera d’epoca che per la capacità effettiva di farci capire come certe lotte del passato persistano ancora nel presente.
Tanta nostalgia, poca passione
Al suo terzo lungometraggio, il regista teatrale Michael Grandage si affida interamente al carisma del suo protagonista Harry Styles, giocando con l’iconografia della superstar dei One Direction e cercando di consegnarci un melodramma che è altamente drammatico e profondamente tragico solo sulla carta. Per il resto, la rappresentazione di quattro decenni di un epocale triangolo amoroso tra una donna, suo marito e l’amante di lui è talmente decorosa e storicizzata che il desiderio di un amore così passionale raggiunge il pubblico in maniera assolutamente smorzata, priva delle conflittualità e della carica erotica che una dinamica relazionale del genere dovrebbe portare con se.
Inoltre, la produzione non contribuisce ad alimentare ulteriormente il fuoco che arde a fiamma bassa. Come nel suo piacevole biopic sull’eccentrico e monumentale personaggio letterario Thomas Wolfe, “Genius” del 2016, Michael Grandage si affida ancora una volta più a scenografie e costumi di bell’aspetto che a una drammaturgia appassionante. Come esempio di ciò, potremmo citare il fatto che Patrick viene brutalmente picchiato due volte nel corso del film, ma il regista non rinuncia mai alle note musicali di un pianoforte che continua a suonare anche durante la violenza, cercando di incastonare il racconto in un’atmosfera altisonante, che imprigiona le emozioni dei suoi protagonisti nella dialettica impeccabile di un dramma da teatro tutto britannico.
Un trio sulla carta, ma non sulla scena
Manca il sapore della passione che dovrebbe caratterizzare la storia di My Policeman, lo slancio emotivo che dovrebbe indirizzare non solo lo svolgimento degli eventi ma anche i dialoghi e le caratterizzazioni dei suoi personaggi. Siamo sempre nel limbo di un’emotività trattenuta, che non riesce ad essere giustificata come riflesso del periodo e della natura stessa della storia, in cui la discrezione e la prudenza giocano un ruolo essenziale. Risultano problematiche anche le prestazioni attoriali, non tanto se considerate singolarmente quanto nella loro limitata sinergia; tra i tre, Emma Corrin è quella che spicca di più, riuscendo a sviscerare una complessità psicologica maggiore rispetto alle controparti maschili. Dawson riesce a ricamare la personalità enigmatica e sofisticata di Patrick ma non altrettanto bene il tragico dolore del conflitto interiore che lo attanaglia, quando prova a vivere la sua sessualità più apertamente di Tom. Infine, Harry Styles, sebbene risulti certamente meglio diretto che in Don’t Worry Darling di Olivia Wilde, fatica chiaramente a tenere il passo con due colleghi già rodati.
In definitiva, My Policeman è un film elegante ma arido, un esercizio di malinconia che, nonostante il suo apparente fascino, si perde nella pomposità del melodramma solenne, mai veramente sviscerando le complessità caratteriali dei suoi protagonisti e accontendandosi della cornice da film d’atmosfera piuttosto che ricercare un significato compiuto.
La recensione in breve
Preferendo l'atmosfera al contenuto, My Policeman assume le tinte da dramma teatrale per poi perdersi in una ricercatezza visiva che ostacola l'ardore degli animi dei protagonisti. Rimane la nostalgia di un tempo che fu e di una storia che ha perso l'opportunità di esprimere la propria validità anche nel presente.
- Voto CinemaSerieTv