Il film: Non pretendo che qualcuno mi creda, 2023. Regia: Fernando Frias. Cast: Darío Yazbek Bernal, Anna Castillo, Natalia Solián, Alexis Ayala, Carmen Beato, Ivano Palatucci, Juan Minujín. Genere: Commedia, drammatico, mistero. Durata: 117 minuti. Dove lo abbiamo visto: su Netflix, in lingua originale.
Trama La carriera – e l’intera vita – di un giovane scrittore prendono una piega inaspettata quando questi cade vittima di una pericolosa rete di criminali poco prima di trasferirsi a Barcellona.
Dopo il successo mondiale del film Netflix Non sono più qui (2019), il regista messicano Fernando Frias torna su Netflix con una nuova pellicola, Non pretendo che qualcuno mi creda, trasposizione dell’acclamato romanzo omonimo di Juan Pablo Villalobos, dal 22 novembre disponibile sul popolare servizio di streaming. Come vedremo nella nostra recensione di Non pretendo che qualcuno mi creda, questo nuovo progetto del regista indaga i limiti dell’umorismo supportato da una trama che gestisce con disinvoltura, tensione e sfacciataggine una combinazione di thriller mafioso, disavventure universitarie e un accumulo di intrecci improbabile. Per una divertentissima coincidenza, l’umorismo è anche oggetto di studio della tesi del protagonista del film, scrittore che ha vinto una borsa di studio e si trasferirà dal Messico all’Università Pompeu Fabra di Barcellona per scrivere una dissertazione sull’argomento.
Non pretendo che qualcuno mi creda, la trama: fuori orario
Protagonista del film è Juan Pablo Villalobos (Darío Yazbek Bernal), un giovane in procinto di partire per svolgere un dottorato di ricerca sull’uso dell’umorismo nella letteratura latinoamericana presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Prima di partire, riceve una telefonata da un cugino che gli racconta di un affare di cui sembra piuttosto entusiasta, e gli dice che vorrebbe presentargli i suoi soci. Fin qui, l’intera faccenda non sembra nulla di strano, al di là di un parente delirante con ambizioni imprenditoriali. Ben presto, si scopre che il cugino è in grossi guai con un gruppo criminale guidato da Licenciado (Alexis Ayala) e il nostro protagonista finisce in un pasticcio che deve risolvere se non vuole che ai suoi cari accada il peggio.
Juan va a trovare i genitori a Guadalajara, dove si imbatte nel cugino coinvolto in affari loschi, che viene ucciso a sangue freddo dai gangster del cartello davanti allo sguardo attonito del protagonista. Saranno proprio questi gangster che inizieranno non solo a seguire ma addirittura a dettare i suoi passi a Barcellona, dove si recherà con la fidanzata Valentina Cruz García (Natalia Solián), ma dovrà contattare (e sedurre) Laia (Anna Castillo), una studentessa femminista figlia di un potente politico catalano. Naturalmente, Juan Pablo dovrà mantenere segreto il suo legame con il Licenciado e obbedire ai suoi ordini meticolosi e freddamente calcolati sull’affare che sta architettando. Come se non bastasse, il nostro aspirante scrittore, che personalmente fatica a trovare l’ispirazione per scrivere il proprio romanzo nel bel mezzo di questa crisi, non sa nemmeno di cosa si occupi veramente questo mafioso….
Un’assurda tragicommedia
Laddove Non sono più qui raccontava lo scontro culturale tra Monterrey e il Queens, qui Frias si concentra su una Barcellona piuttosto sordida in cui Juan Pablo vivrà il suo After Hours e dovrà mantenere un equilibrio precario per rimanere in vita. Il regista imbastisce una tragicommedia provocatoria, inquietante, scomoda e stimolante allo stesso tempo, un’auto-fiction intelligente che mette in discussione il puritanesimo attraverso la satira, sfidando le norme e le contraddizioni di varie religioni e ideologie. Frías si cimenta in uno stile più veloce e feroce, dinamico e sperimentale, che si adatta perfettamente all’assurdità del testo di Villalobos, alla costante ricerca di modi creativi per raggiungere l’apice del tipo di umorismo che critica. Commedia e tragedia vanno di di pari passo con: commenti esilaranti in situazioni estreme, personaggi che rompono gli stereotipi e altri che li portano all’estremo, una certa satira sulle diverse ideologie, l’idea che qualcosa non possa peggiorare e invece lo fa e l’incredulità di alcuni personaggi di fronte a ciò che accade. Tra i punti cardine del film, vi è in effetti proprio questo: intendere l’umorismo come un atto per affrontare il tragico della vita, attraverso una storia che non ha paura di diventare sempre più strana.
Personaggi persi in un libro che è anche realtà
In mezzo alle stranezze e all’umorismo acido di questo film c’è il personaggio di Valentina, interpretato dalla brillante Natalia Solián, che non è assolutamente avulso dalla dinamica comica del film, perché anche a lei sono riservati imperdibili momenti di umorismo. Tuttavia, lontana dalla storyline più intensa e divertente dell’aspirante scrittore imbranato coinvolto in un crimine, l’arco narrativo della fidanzata di Juan apporta qualcosa di diverso al film: quel tocco di dramma personale di chi si sente perso e non sa come stare vicino a una persona che percepisce ormai come diversa. Mentre Juan Pablo cerca di sopravvivere alla sua situazione con Licenciado, la sua compagna cerca di sopravvivere in un luogo in cui, pur avendo uno o due conoscenti, si sente sola, sconfitta, pronta ad arrendersi.
Il titolo stesso del film – richiesta metaforica che Juan Pablo fa a Valentina chiedendole implicitamente di starle accanto in questo assurdo viaggio – è anche quello del romanzo scritto da Juan Pablo, che commenta indirettamente gli eventi narrati, per quanto incredibili possano sembrare. La commistione tra realtà e finzione – o tra romanzo e film – diventerà sempre più evidenti, così come i parallelismi letterari, con riferimenti diretti a “I detective selvaggi” di Roberto Bolaño, libro che Valentina legge e cita. Ogni elemento di questo soprendente prodotto audiovisivo è gestito con maestria da Frias, che tiene le redini di una trama densa di dettagli e sempre in bilico tra l’umorismo dark e l’inquietante assurdità degli eventi, che può essere definita una tragicommedia nel vero senso della parola.
La recensione in breve
Non pretendo che qualcuno mi creda è un film ambizioso, originale nel suo approccio narrativo, soprattutto quando gioca con il realismo e l'assurdo: una chicca divertentissima da non lasciarsi scappare su Netflix.
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Voto CinemaSerieTv