Il film: Nowhere, 2023. Regia di: Albert Pintó. Cast: Anna Castillo, Tamar Novas. Genere: Thriller, drammatico Durata: 109 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima su Netflix
La trama: Mia fugge dal proprio paese totalitario insieme al compagno Nico nascondendosi dentro il container di una nave. Ma, dopo una tempesta, la donna si ritroverà completamente sola in mezzo al mare.
Trovarsi completamente soli, in mezzo al mare, con una gravidanza in corso. Sembra un incubo ad occhi aperti eppure è proprio quello che accade alla protagonista di Nowhere, nuovo survival thriller spagnolo disponibile per lo streaming su Netflix. In fuga da una Spagna in cui, a causa della scarsità delle risorse, i cittadini improduttivi vengono eliminati, Mia – che è incinta – si ritroverà completamente sola in mezzo al mare a lottare per la sua sopravvivenza e quella del suo bambino.
Come vedremo nella nostra recensione di Nowhere, la pellicola diretta da Albert Pintó può contare sull’ottima interpretazione della sua attrice protagonista (Anna Castillo) che dà vita a un vero e proprio one-woman show, supportato dal coinvolgente background distopico che viene fornito. Peccato per il ritmo della narrazione un po’ troppo incostante, con momenti nei quale non succede assolutamente nulla e altri in cui accadono troppe cose insieme.
La trama: sola in mezzo al mare
A causa della scarsità di risorse, la Spagna non è più in grado di sostenere i propri cittadini. Per far fronte a questo problema, da sette mesi il Paese sotto regime militare ha messo in atto il progetto “Non ce n’è per tutti”, che prevede lo sterminio di tutta la popolazione non produttiva, come i bambini, gli anziani e le donne incinte. Mia (Anna Castillo) fa parte proprio di quest’ultima categoria e, per questo, decide di fuggire illegalmente insieme al marito Nico (Tamar Novas) a bordo di una nave, nascondendosi all’interno di un container. Il viaggio verso l’Irlanda, però, non va come sperato: la coppia viene infatti subito separata a causa del sovraffollamento e, durante la navigazione verso l’Irlanda, una violenta tempesta si abbatte sull’imbarcazione, facendo finire il container – nel quale si trova completamente sola – nel mare. Mia si trova così in mezzo all’oceano costretta a lottare per la propria sopravvivenza e quella del bambino che porta in grembo.
Una protagonista per cui fare il tifo
Il punto di forza di Nowhere è sicuramente la sua protagonista che, da sola, deve reggere tutto il peso del film. Particolarmente interessante è osservare l’evoluzione che compie da quando viene imbarcata sulla nave a quando è costretta a lottare per la vita in mezzo al mare. Se all’inizio vediamo una donna demoralizzata ed emotivamente fragile, bisognosa di essere continuamente rassicurata dalla presenza del marito, dopo il naufragio entra in modalità sopravvivenza (la sua e quella del bambino), diventando completamente irriconoscibile. Che si tratti del suo istinto di autoconservazione, della forza innata di una madre o dell’abitudine alla privazione acquisita durante gli ultimi mesi trascorsi in Spagna, la donna tira fuori il suo lato più tenace e pragmatico, riuscendo ad utilizzare a proprio vantaggio qualsiasi oggetto in suo possesso senza mai cedere alla disperazione. La brutalità che la donna ha affrontato in patria e le peripezie che si ritrova a fronteggiare per mettersi in salvo fanno sì che lo spettatore entri immediatamente in empatia con lei, spingendolo da subito a fare il tipo per la sua sopravvivenza.
Questo è merito anche dell’interpretazione dell’attrice: nonostante non sia facile sostenere il peso di un film quasi unicamente sulle proprie spalle, Anna Castillo compensa la mancanza di controparti con la sua performance intensa ed estremamente credibile, portando sullo schermo tutto il dolore, la frustrazione e la speranza di Mia. La grinta della protagonista serve anche a compensare quello che, invece, è l’elemento più traballante del film, la sua sceneggiatura. Quest’ultima, infatti, è caratterizzata da un ritmo incostante nel quale o non succede assolutamente nulla o accadono troppe cose.
Un background distopico
L’introduzione di Nowhere ci catapulta immediatamente in un universo distopico – che richiama, però, da un lato i campi di concentramento nazisti mentre dall’altro attinge al reale problema della scarsità delle risorse – nel quale i più deboli (anziani, bambini e donne incinta) vengono sterminati per non gravare sulla società. Nonostante occupi solo i primi venti minuti della narrazione, il contesto all’interno del quale si svolgono le vicende narrate è assolutamente fondamentale: ci permette infatti fin da subito di entrare in sintonia con quello che è lo stato d’animo della protagonista. E, anche se a un certo punto la narrazione cambia totalmente, spostandosi in mezzo al mare – e lasciando aperte domande riguardo questo nuovo regime totalitario che non troveranno risposta – lo sfondo distopico non ne rimane comunque avulso: come abbiamo già detto, infatti, il background della protagonista si esprime nella sua lotta per la sopravvivenza, dando un senso a quelle che sono le sue abilità e la sua incredibile resistenza.
La recensione in breve
Nowhere può contare sull'ottima interpretazione della sua attrice protagonista (Anna Castillo) che dà vita a un vero e proprio one-woman show, supportato dal coinvolgente background distopico che viene fornito. Peccato per il ritmo della narrazione un po' troppo incostante, con momenti nei quale non succede assolutamente nulla e altri in cui accadono troppe cose insieme.
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