Il film: Oppenheimer, 2023. Regia: Christopher Nolan. Cast: Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Florence Pugh, Josh Hartnett. Genere: Drammatico, biografico. Durata: 180 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima stampa, in lingua originale con sottotitoli.
Trama: La vita del fisico teorico statunitense Robert Oppenheimer, che negli anni ’40 ha guidato il Progetto Manhattan, il programma segreto per la realizzazione di armi nucleari.
Oppenheimer. Si è tanto parlato di questo film, ancora prima che arrivasse nelle sale di (quasi) tutto il mondo. Per il suo regista, Christopher Nolan, per il suo cast eccezionale, per l’argomento ovviamente a dir poco “esplosivo”. E poi ancora per la sua stramba contrapposizione con Barbie, per i meme social Barbienheimer e per l’incredibile successo ottenuto al boxoffice, anche per merito proprio di quei tormentoni.
Nel momento in cui questo straordinario kolossal arriva in Italia, con circa un mese di ritardo rispetto agli altri paesi, si è già detto praticamente tutto di questo film. Ed è lecito, per il pubblico italiano, aspettarsi quindi un vero e proprio film evento, un’opera di cui si parlerà per tanto tempo, di sicuro almeno fino ai prossimi Oscar. Si tratta di una fama che potrebbe essere certamente controproducente per qualsiasi film, perché, si sa, le aspettative possono inevitabilmente fregare anche il più esperto degli spettatori. Da parte nostra però, siamo certi che il nuovo film di Nolan riuscirà comunque a sorprendere molti e a conquistare anche chi parte particolarmente prevenuto: perché, come vedremo in questa recensione di Oppenheimer, si tratta di un’opera complessa ma al tempo stesso avvincente. Un film che accumula tensione e intreccia linee narrative per poi lasciarsi andare in una parte finale assolutamente da brividi, che non può lasciare indifferenti.
Oppenheimer: una trama da biopic per un film che racconta il nostro presente
Come un biopic tradizionale, il film di Christopher Nolan parte dagli esordi professionali del suo protagonista: nel 1926, J. Robert Oppenheimer (Cillian Murphy) ha appena 22 anni ed è uno studente dell’Università di Cambridge che soffre della nostalgia di casa ma che, dopo un incontro con lo scienziato Niels Bohr (Kenneth Branagh) decide di proseguire i suoi studi di fisica teorica in Germania, per poi tornare negli States, e più precisamente all’Università di Berkeley in California, con una specializzazione che in patria quasi nessuno conosceva o comunque pochi ritenevano degna di essere approfondita e insegnata. In poco più di un decennio la sua fama e il suo difficile carattere sono molto noti nel settore ed è per questo che nel 1942 il governo USA – attraverso il generale Leslie Groves interpretato da Matt Damon – lo contatta per offrirgli la direzione di un progetto segretissimo ma di vitale importanza: il Manhattan Project.
Al fisico vengono quindi fornite risorse pressoché infinite per organizzare un programma che possa portare gli Stati Uniti ad avere la bomba atomica prima dei nazisti, e per farlo Oppenheimer non solo assembla una squadra di scienziati di altissimo livello ma si trasferisce con loro e le loro famiglie nel bel mezzo del deserto del New Mexico per tre anni, lontani da occhi indiscreti.
La Storia vista e raccontata da Christopher Nolan
Ovviamente sappiamo già tutti com’è andata a finire, ma è proprio qui che Nolan conferma tutto il suo talento e la su cifra stilistica: perché il regista e sceneggiatore non si limita a raccontare gli eventi in modo cronologico, ma sceglie di far intrecciare un sempre maggior numero di storyline ed avvenimenti che troveranno la loro conclusione e risoluzione soltanto nel finale. Nolan quindi si diverte a mescolare i piani narrativi, così come l’utilizzo del colore e del bianco e nero, alternando in questo modo il punto di vista soggettivo del suo protagonista e quello oggettivo della Storia. Ed è proprio questa scelta a determinare l’ottima riuscita del film, poiché riesce a coinvolgere sempre più lo spettatore e a creare una tensione crescente pur raccontando eventi il cui esito è già noto a chiunque. È possibile riuscire a creare quasi una sorta di thriller partendo dalla biografia di uno degli uomini più chiacchierati e famosi della storia? Evidentemente per Christopher Nolan sì, perché con Oppenheimer lo ha fatto.
Cillian Murphy guida un cast stellare sfruttato al meglio da Nolan
Nel raccontare una storia così complessa e ricca di personaggi, Nolan non si tira indietro mai: e infatti la prima ora è verbosa, ricca di personaggi e nomi, sicuramente non facilissima da seguire per uno spettatore svogliato e poco attento. È proprio questo uno dei motivi, oltre che la spettacolarità di alcune scene specifiche, per cui un film come questo va visto evidentemente in sala: non solo per lo schermo gigante e l’audio perfetto, ma perché bisogna tenere lontano ogni distrazione; si tratta di un film, e di un avvenimento, che richiede la nostra completa attenzione e partecipazione. Nolan lo sa bene e forse anche per questo arricchisce il suo film con una sequela impressionante di volti noti e dal grande talento. Eppure, nonostante il numero impressionante di star, nessuno è mai sprecato o poco sfruttato. Anzi, Anche coloro che magari per gran parte del film rimangono (apparentemente) in sordina, finiranno nel finale per prendersi la loro “rivincita” e regalare al film almeno 5 minuti indimenticabili. Parliamo per esempio di Emily Blunt, che di Oppenheimer interpreta la moglie Katherine, oppure di Gary Oldman nei panni del Presidente Harry S. Truman. Ma potremmo citare anche Matt Damon, Florence Pugh, Casey Affleck, Benny Safdie, Jason Clarke e molti altri ancora.
La parte da leone, ovviamente, la fa soprattutto Cillian Murphy: il suo Robert Oppenheimer è misterioso e tormentato come il ruolo richiede, tanto che pur essendo protagonista di praticamente quasi tutte le scene del film, si arriva al termine con la sensazione di non aver ancora capito cosa si celi dietro quell’aplomb e quella apparente freddezza. Ma anche in questo caso, come per il resto del film, è proprio il finale ad essere rivelatore e a svelare la profondità, e quindi anche la grandezza, della sua interpretazione.
Allo sguardo glaciale di Murphy si contrappone il carisma di un Robert Downey Jr. più bravo che mai: l’attore interpreta il politico Lewis Strauss che, dopo essere stato presidente della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti d’America, punta a diventare Ministro ed è evidentemente disposto a tutto pur di ottenere la carica a cui aspira. L’ex Iron Man magari non salirà al governo, ma è chiaro che un ruolo ed una interpretazione del genere dovrebbero garantirgli quantomeno una nomination agli Oscar, se non addirittura una meritata e tanto agognata statuetta.
Un’onda d’urto che si sente ancora oggi
E se è vero che sceneggiatura e recitazione sono di livello altissimo, lo stesso si può dire di tutti i reparti: non c’è davvero nulla in Oppenheimer che non impressioni per la cura dei dettagli o per la naturalezza con cui riesce a portare su schermo un’epoca lontana. Oltre che, ovviamente, gli impatti devastanti della bomba. Ed è proprio qui che Nolan si prende i rischi più grandi ma, almeno a nostro parere, dimostra tutto il suo genio e il suo talento. Perché un qualsiasi altro film su questo stesso argomento avrebbe mostrato le terrificanti immagini delle vittime di Hiroshima e Nagasaki. Nolan invece no, preferisce mostrarci l’effetto che quell’evento ha su Oppenheimer. Sulla sua psiche, sulla sua coscienza, sulla sua carriera e anche sulla sia vita privata. Relega la spettacolarità e l’epica a quel primo grandioso test nel deserto (nome in codice Trinity), con una sequenza che è un capolavoro di tensione e messa in scena. Ed è dopo quella bomba, e le due letali in Giappone che seguono, che il film letteralmente implode e sprigiona tutta la sua incredibile forza. Sia a livello cinematografico, con alcune trovate visive davvero straordinarie per efficacia e acume, sia a livello emotivo.
Perché il nuovo film di Christopher Nolan parte sì come un biopic tradizionale, ma al termine delle sue tre ore di durata è evidente che quello a cui abbiamo appena assistito è un vero e proprio esperimento: per la prima ora accumula densità e informazioni, con una sempre tensione crescente, fino ad arrivare poi all’esplosione. Che prima ci acceca, poi ci stordisce e infine ci colpisce con una devastante onda d’urto. E quando si concludono i titoli di coda ci lascia con quello che solo il grande cinema è in grado di fare: farci riflettere su quello che abbiamo visto, su quello che è successo quasi ottanta anni fa e sulle conseguenze che ancora oggi potremmo pagare.
La recensione in breve
Ben scritto, magistralmente interpretato, curatissimo in ogni dettaglio e con almeno un paio di sequenza d'antologia: Oppenheimer è probabilmente il più maturo e completo tra i film del regista inglese, forse la pellicola che potrebbe definitivamente sciogliere le (poche) riserve di chi ancora non ritiene Christopher Nolan un autore più unico che raro. Perché davanti a film di questa caratura, di questa importanza e di tale impatto, anche e soprattutto emotivo, non si può fare altro che applaudire.
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Voto CinemaSerieTV