Il film: Orlando, 2022. Regia: Daniele Vicari. Cast: Michele Placido, Angelica Kazankova. Genere: Drammatico. Durata: 130 minuti. Dove l’abbiamo visto: in anteprima stampa.
Trama: Un uomo scopre di avere una nipote in Belgio e si traferisce nel Paese per portarla in Italia dopo la morte del padre. La ragazzina, però, non vuole e i due dovranno trovare un modo per vivere pacificamente insieme.
Daniele Vicari torna a parlare della precarietà dei suoi personaggi in Orlando. La pellicola è stata presentata in anteprima fuori concorso alla 40esima edizione del Torino Film Festival, mettendo insieme una coppia improbabile, formata dal nonno interpretato da Michele Placido e la giovane nipote Angelica Kazankova. Un racconto in cui la differenza generazionale e culturale tra i due protagonisti si farà fortemente sentire, lasciando però un pertugio aperto in cui far entrare un sentimento d’affetto che è quello che questi parenti lontani, ritrovatisi per un brutto avvenimento, cominceranno a provare l’uno per l’altro.
Ma, come vedremo nella recensione di Orlando, non basta cercare di proporre uno stilema da “favola moderna” per dare emotività o vicinanza a un progetto. Soprattutto quando si rimane incredibilmente distanti, e forse anche un po’ infastiditi, dai suoi personaggi.
La trama: un’improbabile convivenza
Il motivo per cui Orlando (Michele Placido) e Lyse (Angelica Kazankova) iniziano la loro convivenza è la morte prematura del padre della ragazzina, figlio di quell’uomo burbero arrivato dal nord dell’Italia e intenzionato a ritornarci assieme alla nipote. Piano a cui non sembra voler sottostare Lyse, fermamente decisa a voler rimanere in Belgio, e che costringe il nonno a reinventarsi tra lavoro e apprendimento di una nuova lingua a lui sconosciuta.
Dei caratteri differenti che, da principio, sembrano non volersi venire incontro, ma la cui prossimità e il vivere insieme mostreranno dei lati capaci di addolcire le asprezze di entrambi. In particolare nel comprendere il desiderio reciproco di non volersi separare, come troppe volte è successo ai membri della loro famiglia.
Michele Placido e Angelica Kazankova: due attori e personaggi che non funzionano
Se Orlando e Lyse impareranno nel corso della pellicola a conoscersi e tollerarsi, ciò avviene sempre meno per un pubblico che si mostra risentito o respinto dalla scontrosità e dall’antipatia dei personaggi. I quali non è detto, e non è nemmeno necessario, che debbano starci simpatici, ma che non riescono a colpirci per la scrittura approssimativa della pellicola e ancor più per la recitazione degli interpreti principali. Insofferenti nel loro non trovarsi bene a vicenda, almeno all’inizio, sensazione che se per loro va sciogliendosi risulta invece sempre più vivida e rafforzata nello spettatore.
A subentrare è anche la mancanza di chimica che muove il legame tra i protagonisti di Placido e Kazankova, male assortiti e il cui passaggio dalla diffidenza all’unione avviene in maniera quasi casuale e repentina, facendola cogliere al pubblico più perché tappa obbligatoria in questo tipo di storie che per un reale sentimento che accomuna i personaggi.
La regia di Daniele Vicari
Anche la regia di Daniele Vicari non riesce ad abbinarsi bene a quella sorta di tenerezza che vorrebbe far emergere da Orlando e che invece rivela solo un certo manierismo esibito negli scattosi movimenti di macchina e in quella danza che cerca di ostentare con le composizioni dietro la camera da presa. Ondulazioni che non si adattano al tono del racconto il quale, in verità, non sembra poi averne uno definito o apprezzabile, e che manifestano comunque un’estrema dissonanza tra narrazione e mano registica, contribuendo all’insofferenza verso la pellicola. Una messinscena che riporta il freddo di un’Europa nordica che Vicari vorrebbe scaldare gradualmente con l’avvicinarsi dei suoi protagonisti, ma da cui spinge via ancor più gli spettatori. La staticità di una città che rimane telo grigio sullo sfondo, condizionando l’umore del film.
Nessun affetto per la favola moderna europea
Una storia già vista, un percorso di accostamento esaminato mille volte e stavolta davvero sterile dal punto di vista della sceneggiatura e della costruzione. Due personaggi che potranno anche finire per sentirsi amati dall’altro, ma che non avranno un medesimo destino se chiedono altrettanta affezione da parte del pubblico.
La recensione in breve
Orlando di Daniele Vicari mette insieme due personaggi che dovrebbero imparare a volersi bene, cosa che però non riesce a fare in prima istanza lo spettatore seguendo la storia si questo nonno e di sua nipote. Un film statico, dalla regia che non si abbina al racconto, per un risultato tiepido e distaccato.
-
Voto CinemaSerietv