Il film: Perfect Days, 2023. Regia: Wim Wenders.
Cast: Kōji Yakusho, Arisa Nakano, Tokio Emoto, Yumi Asō. Genere: Drammatico. Durata: 123 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa e in lingua originale, al Festival di Cannes.
Trama: La vita quotidiana di Hirayama, un uomo di mezza età che vive da solo a Tokyo e si guadagna da vivere pulendo i bagni pubblici della metropoli.
Che Wim Wenders sia stato un grande e influente regista non ci sono dubbi. Basterebbe leggersi la sua filmografia egli anni ’70 e anni ’80 per averne immediata conferma. Molto più difficile sarebbe affermarlo oggi, visto che negli ultimi decenni il regista tedesco ha collezionato buoni risultati (arrivando fino alla candidatura all’Oscar) nell’ambito dei documentari, fallendo però (spesso anche in modo maldestro) ogni qual volta si addentrava nella fiction. Come vedremo in questa recensione di Perfect Days, per fortuna questa volta le cose sono cambiate, perché il nuovo film portato in concorso a Cannes è pienamente riuscito. E per una volta le splendide immagini vanno di pari in passo con un studio del personaggio convincente ed emozionante.
Il cielo sopra Tokyo
Il personaggio in questione è Hirayama e di professione pulisce i bagni pubblici di Tokyo. Ogni mattina si sveglia, si prepara, prende il caffè e poi gira per la metropoli con scope, detersivi e tutto l’occorrente per fare al meglio il suo lavoro. Parla poco, anche con i colleghi, ma osserva tutto. E si gode ogni piccolo particolare, ogni minuscolo piacere la vita sembra offrirgli: la luce del sole che filtra tra gli alberi, la sua collezione di foto o il suo cibo e locale preferito.
La sua routine quotidiana è sempre identica, quello che cambia è solo la musica che ascolta, ogni giorno, mentre viaggia per la città: tutta rigorosamente in musicassette, e ovviamente rock d’epoca, di quello che piace a Wim Wenders. E quindi Patti Smith, gli Animals e così via, senza dimenticare (ma sarebbe mai possibile in un film del regista tedesco?) The Velvet Underground e Lou Reed.
L’importanza delle piccole cose
Wim Wenders ritorna dunque a Tokyo e ritrova Yasujirō Ozu. E se al leggendario cineasta nipponico aveva già dedicato nel 1985 un bellissimo documentario (Tokyo-Ga), questa volta decide proprio di ispirarsi in tutto e per tutto ai suoi lavori più celebri per ritornare ad una narrazione semplice ed efficace che riesca davvero a raccontare, con pochissimi dialoghi, una vita intera. Una vita fatta di piccole cose che riescono però a regalare comunque felicità. Una vita in cui, ogni possibile variazione dalla routine, come può essere ad esempio l’arrivo a sorpresa di una nipote che non vedeva da tempo, non cambia di nulla l’atteggiamento del protagonista verso il mondo ma anzi gli permette, semmai, di trasmettere agli altri la sua filosofia.
Ogni giorno può essere perfetto
Ogni giorno una nuova canzone. Ogni giorno una nuova fotografia da scattare. Ogni giorno il sorriso di uno sconosciuto. Può bastare così poco per rendere ogni giorno perfetto? Secondo Wim Wenders sì, anche se mai, nemmeno per un attimo, ci fa pensare che tutto possa essere così semplice e così facile. Hirayama si sforza di affrontare la vita in questo modo, nonostante sia evidente come sotto la superficie, sotto quei sorrisi e quella gentilezza, soffra per un passato che non ci è dato sapere ma di sicuro è fatto di dolore e delusioni. Come per tutti noi.
In questo senso si conferma perfetta la scelta di affidare il ruolo di protagonista al veterano Kōji Yakusho – amatissimo in patria ma conosciuto anche all’estero per ruoli minori in Babel o Memorie di una geisha. Per tutto il film parla pochissimo eppure riesce a trasmettere moltissimo solo con sguardi, gesti e sorrisi. Ma è nell’ultima scena finale, con un insistito primo piano e l’indimenticabile voce di Nina Simone come colonna sonora, che capiamo davvero il protagonista che abbiamo seguito per due ore. E abbiamo conferma di come Kōji Yakusho meriterebbe un premio qui a Cannes.
It’s a new dawn
It’s a new day
It’s a new life for me
And I’m feeling good
La recensione in breve
Al di fuori dei documentari, Perfect Days è indubbiamente il miglior film narrativo di Wim Wenders da diversi decenni a questa parte. Nel riuscire in questa vera e proprio impresa, il regista tedesco guarda al cinema nipponico classico, si affida ad uno straordinario protagonista e ci regala un film tanto essenziale quanto toccante.
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Voto CinemaSerieTV