Il film: Pinocchio di Guillermo del Toro, 2022. Regia: Giullermo Del Toro. Genere: Animazione. Durata: 117 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema, in anteprima, e su Netflix.
Trama: Pinocchio viene creato da Geppetto, che ha appena perso un figlio, e crede in questo modo di sostituirlo. Ma, mentre Geppetto si accorge che non può essere il bambino che non c’è più.
“Lui è fatto di legno, come me. Perché tutti lo amano e tutti mi odiano?”. A parlare è Pinocchio, burattino di legno, mentre, in una chiesa, guarda un crocifisso. Una domanda lecita, dal suo punto di vista. Eppure nessuno, in decenni di adattamenti del famoso romanzo di Collodi, aveva mai ostato farla. È da questi particolari che si capisce che razza di film sia quello che vi raccontiamo nella recensione di Pinocchio di Guillermo Del Toro, gioiello d’animazione in stop motion, in streaming su Netflix dal 9 dicembre. Il Pinocchio di Guillermo Del Toro è coraggioso, anticonformista, antifascista e, per la prima volta, rilegge la storia del burattino con un approccio che non è il solito modo colpevolizzante. È una novità importante, a livello concettuale, che si affianca a un film magico dal punto di vista visivo. Una fiaba dark non per bambini, ma per adulti, da vedere.
La trama: Pinocchio nell’Italia degli anni Trenta
Il Pinocchio di Gullermo Del Toro è ambientato nell’Italia degli anni Trenta, quella del Fascismo, in un paese dove le effigi del Duce sono su tutti i muri, e a comandare sono il prete e il podestà, un gerarca fascista. Pinocchio viene creato da Geppetto, che ha appena perso un figlio, e crede in questo modo di sostituirlo. Ma, mentre Geppetto si accorge che non può essere il bambino che non c’è più, il prete e il fascista vedono in Pinocchio un “dissidente”, un “libero pensatore”.
Guillermo Del Toro cambia totalmente l’iconografia di Pinocchio
Già da questo si capisce che aria tiri nel film di Guillermo Del Toro. Che fosse qualcosa di completamente nuovo lo si era capito già dai primissimi sguardi all’immagine del burattino. Guillermo Del Toro, infatti, cambia totalmente l’iconografia di Pinocchio, legata, nell’immaginario collettivo, soprattutto al doppio film Disney, quello del 1940 e quello appena uscito diretto da Robert Zemeckis. Il nuovo Pinocchio creato ad arte da Del Toro è veramente “legnoso” ha davvero l’aria di essere nato da un pezzo di legno. Anzi, da più pezzi di legno. Lungo il suo “corpo” si notano le venature, i nodi. Ci sono i chiodi che spuntano. È davvero un burattino fatto di legno. Ed è una creazione originalissima.
Per la Chiesa e i fascisti Pinocchio è un figlio del diavolo e un sovversivo
“Credere obbedire combattere” leggiamo su un enorme manifesto affisso a un muro del paese dove vive Pinocchio. Come vi abbiamo detto, il film di Guillermo Del Toro è ambientato nell’Italia degli anni Trenta, gli anni di Mussolini, del Fascismo. A fare il bello e il cattivo tempo è un gerarca fascista con baffi, capelli, impomatati, cappotto marziale e stivali lucidi (un altro grande lavoro di charachter design). È il padre di Lucignolo, bambino che, come sapete, incrocerà il suo destino con quello di Pinocchio. È lui, il gerarca, a definire Pinocchio un sovversivo, un libero pensatore, e che deve andare a scuola per essere omologato. Ma è così anche la Chiesa. Il prete sembra abbinato al podestà, e in perfetta sintonia con lui. E non è difficile scorgere, in Pinocchio, una critica nemmeno tanto velata sulla connivenza tra Chiesa e Fascismo. Così il prete dice ben presto che un burattino che parla non può che essere figlio del Diavolo.
Mangiafuoco diventa il Conte Volpe
Così Pinocchio va a scuola, ma, sulla via (non ci sono il Gatto e la Volpe), incontra il Conte Volpe, versione “fascista” del burattinaio Mangiafuoco (il nome è ispirato al conte Giuseppe Volpi di Misurata, che ebbe un ruolo nel governo fascista?). Nel suo teatro dei burattini, vanno in scena scene di guerra, e agiografie fasciste. Nel Pinocchio di Del Toro la guerra è continuamente evocata, nei discorsi, sui manifesti nelle strade, nelle coreografie dei burattini del Conte Volpe. C’è anche nel Paese dei Balocchi, che qui diventa un campo di addestramento da guerra. C’è anche il Duce in persona che appare nella storia. E Del Toro si prende beffa di lui, facendone una caricatura: lo raffigura tozzo, tarchiato, con una faccia da scimmia.
Guillermo Del Toro ribalta la favola di Collodi
Ma Guillermo Del Toro ribalta la favola di Collodi e tutti quelli che, fin qui, sono stati gli adattamenti di Pinocchio. Che avevano sempre fatto vedere, coerentemente con il libro, Pinocchio come il bambino cattivo, fragile, quello per cui era facile cadere in tentazione, quello che abbandonava la retta via e che veniva sempre punito. Qui sono gli altri a mettere Pinocchio nelle situazioni più scomode. Qui è Geppetto a chiedere a Pinocchio di essere qualcuno che non è. È il padre che dice al figlio di essere un fardello, un peso, E in questo modo lo allontana. È come se il film di Del Toro volesse dirci che non esistono cattivi bambini, ma genitori non all’altezza. Finalmente, dopo oltre cento anni, Pinocchio non è più il bambino che era stato sempre disegnato. È un bravo ragazzo, uno che ce la mette tutta. E finalmente, dopo tanti anni, il racconto Pinocchio perde per la prima volta quella sua aria punitiva, quel senso di educazione colpevolizzante, costrittiva, legata a un mondo di secoli fa.
Guillermo Del Toro, fantastico creatore di fantastiche creature
A livello visivo, Pinocchio è un’opera visionaria, oscura e originale. La tecnica della stop motion è evidente, e i movimenti a scatti tipici di questa tecnica sembrano perfettamente i movimenti irregolari di un burattino di legno. Ma, guardando le figure di Pinocchio, si ha proprio il senso della materia. Pare quasi di poter toccare quei personaggi che sono trattati come se fossero davvero – burattini e non – scolpiti nel legno. Le parti più picaresche ci fanno pensare, a tratti, a Pirati! Briganti da strapazzo, della Aardman. Quelle più dark e macabre ai lavori di Tim Burton ed Henry Selick. In ogni caso, sono eccellenze nel campo della stop motion. E comunque, in fondo, il Pinocchio di Del Toro non somiglia davvero a niente che sia stato fatto. Guillermo Del Toro si conferma fantastico creatore di fantastiche creature. Il suo Pinocchio è una storia antifascista, come Il labirinto del Fauno era antifranchista e il suo Hellboy antinazista. Del Toro si batte ancora contro i totalitarismi, le dittature, gli abusi di potere. Pinocchio è un film ricco di trovate (su tutte il naso che, allungandosi, diventa un vero e proprio albero). È un film visionario, macabro e politico.
La recensione in breve
Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Pinocchio, il film di Guillermo Del Toro è coraggioso, anticonformista, antifascista e rilegge la storia del burattino con un approccio che non è il solito modo colpevolizzante. È un film magico dal punto di vista visivo. Una fiaba dark non per bambini, ma per adulti, da vedere.
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