Il film: Storia di Maria, 2024. Regia: D.J. Caruso. Genere: Epico, Drammatico. Cast: Noa Cohen, Ido Tako, Anthony Hopkins. Durata: 102 minuti. Dove l’abbiamo visto: Su Netflix. Trama: Il viaggio straordinario della Vergine Maria verso la nascita di Gesù.
A chi è consigliata: Agli appassionati di storie di formazione ambientate in altre epoche.
Prometteva di raccontare la storia di Maria da un’ottica inedita, anzi: un voice over dello stesso personaggio fa esattamente questa dichiarazione d’intenti all’inizio del film. Eppure, Storia di Maria – da oggi su Netflix – altro non è che una tentata reinterpretazione del personaggio, qui inquadrata come una ragazzina che si sta approcciando alla maturità. Le tappe della storia raccontate dai Vangeli rimangono, ma assumono un’aria decisamente più esoterica, quasi come se ci trovassimo di fronte a una Princess of Persia. Nonostante una protagonista decisamente promettente, il film di D.J. Caruso ci lascia sfogliare le pagine ingiallite di un manoscritto già noto, senza rinfrescarlo minimamente. Spogliando la storia del mistero che la rende così affascinante, Storia di Maria non riesce a convincere e nemmeno a intrattenere.
Alla ricerca di… novità?

Come dicevamo, Storia di Maria si propone di raccontare la storia della madre di Gesù da un nuovo punto di vista, approfondendo non solo gli eventi già noti, ma anche aspetti meno esplorati del suo vissuto. Secondo il racconto biblico, Maria viene scelta per portare nel mondo il dono più grande: Gesù. Tuttavia, il percorso che la attende non è semplice. Ancora vergine e promessa sposa di Giuseppe, riceve l’annuncio dello Spirito Santo. Giuseppe, inizialmente intenzionato a lasciarla in segreto per proteggerla dallo scandalo, cambia idea dopo che un angelo gli appare in sogno, rivelandogli la verità sulla gravidanza e il ruolo salvifico del bambino. Nonostante ciò, le difficoltà non finiscono: Maria, Giuseppe e il neonato Gesù diventano bersagli di re Erode, che ordina l’uccisione di molti bambini nel tentativo di eliminare la minaccia rappresentata dal Messia. Questo è ciò che ci dice la Bibbia. Tuttavia, il film di D.J. Caruso suggerisce che potrebbe esserci di più nella storia, o meglio: potrebbe esserci di più su Maria stessa.
Un racconto fin troppo hollywoodiano

In realtà, il film si aggrappa costantemente allo sguardo storico tipico di alcune produzioni hollywoodiane, perdendo per strada il mistero, ovvero ciò che rende effettivamente affascinante le storie bibliche. In questo modo, poco si discosta da tanti altri drammi storici, e la presenza di un Anthony Hopkins decisamente in over acting rispetto al tono stabilito non aiuta: sembra essere uscito direttamente dalla serie Prime Video Those About To Die, in cui ha recitato recentemente. Il suo Erode è sì un burattino di Roma, i giudei non riescono a pensare che in qualche modo l’ebraismo possa essere ristabilito sotto il suo regno ma, nonostante la pellicola voglia presentarsi come un resoconto astoricizzato, tutto sembra essere filtrato dal languore storico tipico della Hollywood che, proprio nelle ultime settimane, ci ha consegnato Il Gladiatore II.
La migliore scoperta di Storia di Maria: Noa Cohen

Noa Cohen è indubbiamente una presenza magnetica e capiamo immediatamente perchè sia stata scelta per il ruolo. Lineamenti esotici, sguardo ammaliante, a cavallo tra il seducente e l’ingenuità – sponde emotive continuamente rimarcate dal passaggio-scontro dell’arcangelo Gabriele e di Satana, che fanno le veci delle forze oppositive che s(muovono) l’adolescenza. Eppure, la sua performance non è mai controbilanciata da dialoghi all’altezza della storia che si vorrebbe raccontare: l’eccesso melodrammatico è dietro l’angolo, una garanzia di stile da cui è praticamente impossibile svincolarsi. Tutto il contrario dell’intenzione di questo film: doveva essere un survival thriller ma praticamente a metà film lei deve ancora rimanere incinta e si è appena sposata con un Giuseppe che si è – letteralmente – tuffato in un fiume per presentarsi a lei.
Dice che non conosciamo la sua storia, vorrebbe essere un coming-of-age e ne ha anche la struttura, non fosse che sì, sappiamo già tutto e dio è onnipresente: qualsiasi cosa non possa godere di una spiegazione razionale, viene dirottata a una semplice frase: “Tutto è possibile con Dio”. Ma questa Maria non doveva tracciare il proprio cammino? Non ha detto che pensavamo di conoscere la sua storia, ma in realtà non è così? E invece, sappiamo proprio tutto. Perchè, spiace ammetterlo, l’esperimento di D.J. Caruso assomiglia a una scialba soap opera che vuole convincerci di trattare qualcosa di alto ma si lascia deridere facilmente.
La recensione in breve
Storia di Maria è troppo convinto di raccontare qualcosa di inedito quanto, a conti fatti, finisce per tradire le sue stesse intenzioni, risultando poco altro che una simil epopea storica in pieno stile hollywoodiano.
Pro
- La magnetica Noa Cohen
Contro
- La recitazione solenne e il tono melodrammatico
- Una sceneggiatura incerta, che professa un'ideologia e poi la annienta
- La gestione scadente del ritmo: a metà film, deve ancora scattare il presunto thriller
- Voto CinemaSerieTv