Il film: The Kitchen, 2023. Regia: Kibwe Tavares, Daniel Kaluuya. Cast: Kane Robinson, Jedaiah Bannerman, Hope Ikpoku Jr, Teija Kabs, Demmy Ladipo, Ian Wright. Genere: Fantascienza, Drammatico. Durata: 107 minuti. Dove l’abbiamo visto: su Netflix.
Trama: Londra, 2040: l’aumento dei prezzi delle case, il lavoro computerizzato e l’eliminazione dello stato sociale hanno trasformato la città in un parco giochi per miliardari, spingendo le classi meno abbienti in baraccopoli come The Kitchen. Izi, ex ladro ed ex detenuto, cerca disperatamente di rimettersi in piedi, ma quando suo figlio contrae una malattia devastante, è costretto a partecipare a una rapina che cambierà per sempre la vita di tutti gli abitanti di The Kitchen.
The Kitchen segna un passo importante nella carriera di Daniel Kaluuya: l’attore non solo dirige, ma ha anche scritto e prodotto questo thriller fantascientifico approdato su Netflix, dopo il suo lavoro in film acclamati come Scappa – Get Out, Black Panther e Noper. Presentato in anteprima al London Film Festival 2023, The Kitchen si presenta come un’opera emozionante e provocatoria, che combina elementi di fantascienza con un’acuta critica sociale, concentrandosi sulle estreme disuguaglianze di una società futuristica e sulle lotte personali in questo contesto. Dramma sociale con elementi thriller futuristici, con alcuni scontri violenti tra la gente del posto e la polizia, in questa recensione di The Kitchen analizziamo il riuscito film d’esordio di Kaluuya e Tavares, che si addentra più nel dramma umano e sociale che negli elementi più tipici della fantascienza. Non aspettatevi grandi scene d’azione o astronavi: a parte alcuni droni molto reali, i conflitti qui si risolvono con bastoni e colpi. E l’unico modo per fermarli è la solidarietà.
The Kitchen: fuga dal ghetto distopico
Ambientato a Londra nell’anno 2040, The Kitchen ci presenta una città trasformata in un parco giochi distopico per miliardari. L’aumento vertiginoso dei prezzi delle case, il lavoro ormai automatizzato e la scomparsa dello stato sociale hanno relegato le classi più basse in baraccopoli come The Kitchen. Il film segue la storia di Izi, un personaggio complesso che è un ex ladro ed ex detenuto. Nonostante i suoi sforzi per condurre una vita retta, le avversità colpiscono quando suo figlio si ammala gravemente. Disperato e senza alternative, Izi viene attirato nuovamente nel mondo del crimine, partecipando a un colpo che promette di essere trasformativo non solo per lui, ma per tutti gli abitanti di The Kitchen.
Il “Kitchen” a cui si fa riferimento nel titolo è un enorme quartiere che assomiglia al futuro distopico mostrato in film come Blade Runner. Non è ben specificato, ma dà l’impressione di essere una serie di edifici di lusso che sono stati occupati a metà, dove vivono i più poveri e bisognosi, coloro che non hanno una casa propria e sopravvivono come abusivi. Nonostante i droni della polizia volino sopra gli abitanti e la minaccia di un ingresso delle forze dell’ordine sia costante, la vita all’interno è a tratti festosa, con musica a tutto volume (c’è un DJ interpretato dalla leggenda del calcio inglese, ora conduttore e commentatore televisivo, Ian Wright), gare di ballo o corse in moto, nonostante alcune tensioni e pericoli.
Ma Izi (Kane “Kano” Robinson, famoso artista hip hop inglese e star di TOP BOY) vuole andarsene da quel posto il prima possibile. Avendo un lavoro formale all’esterno, in una particolare società di sepoltura (il modo di seppellire le persone è un po’ cambiato), Izi chiede un prestito per un appartamento nel quartiere di Buena Vida e cerca di stare lontano dalla vita sociale di The Kitchen, guardando tutto con un misto di disgusto e diffidenza, non volendo mettersi nei guai che gli impedirebbero di andarsene. Anche gli altri non lo vedono di buon occhio.
Izi e Benji: un sodalizio familiare in tempi di crisi
Un giorno, durante il suo lavoro di impresario di pompe funebri, Izi scopre che una donna di nome Toni sta per essere sepolta e questo attira la sua attenzione. L’uomo che si trova lì per licenziarla (il piano economico dell’azienda prevede di piantare i resti e farne un cespuglio) è Benji (Jedaiah Bannerman), il figlio adolescente di Toni. Quando lo vede, Benji gli chiede dove ha conosciuto sua madre e se è suo padre, cosa che Izi nega. Ma è chiaro che c’è una storia dietro e, nonostante cerchi di ignorarla, rimane preoccupato per il futuro di questo ragazzo rimasto solo.
Benji, più diretto, finisce per andare a cercarlo a The Kitchen, cercando di stare con lui per un po’, ma Izi lo respinge. Non vuole che nulla modifichi il suo progetto di andarsene da quel “buco di merda”, come lo chiama lui. E Benji, frustrato, inizia a mischiarsi con altri ragazzi e giovani del posto, un gruppo più intenso, soprattutto quando si tratta di affrontare le forze dell’ordine e di occuparsi dei bisogni alimentari della gente. A partire da queste differenze, The Kitchen racconterà una storia di paternità ma, soprattutto, una storia legata all’idea di comunità, di capire che le crisi si affrontano insieme agli altri, non cancellando o nascondendo la propria testa. Come dice la frase: “nessuno si salva da solo”.
Un world-building convincente
La cosa interessante di The Kitchen è il mondo che costruisce e il modo in cui immagina un futuro che non sembra così lontano dal presente. Ci sono alcuni cambiamenti tecnologici (si possono leggere le proprie e-mail e i propri messaggi in uno specchio, per esempio) e altri cambiamenti estetici, ma potrebbe anche accadere adesso. Quello che Kaluuya e il co-sceneggiatore Joe Murtagh hanno creato è un universo che non è tanto post-apocalittico quanto piuttosto una logica progressione verso certe politiche di esclusione e razzismo, come quelle in vigore oggi in Gran Bretagna e in altri Paesi del mondo. Se non fosse che si svolge in un vago futuro londinese, The Kitchen potrebbe benissimo essere un dramma sociale contemporaneo. A parte alcuni upgrade tecnologi, la sua atmosfera non è affatto dissimile da quella odierna: povertà esacerbata, razzismo istituzionale, un divario di classe sempre più esagerato e un’azione di polizia – attraverso droni, tecnologia e interventi diretti – per garantire che nulla sfugga di mano o esca dai binari.
The Kitchen è un quartiere in cui la maggior parte degli abitanti è di origine africana – quasi tutta la musica che si può ascoltare proviene da queste mescolanze e combinazioni, dall’afrobeat al rap e al soul – e i bianchi sembrano essere vistosamente assenti. Ce ne sono alcuni che vivono lì, molti altri che fanno parte delle forze di polizia, ma in genere non si vedono. È come un pianeta a parte, che esiste solo nelle promesse pubblicitarie di Buena Vida, quel luogo presumibilmente perfetto dove Izi vuole andare. Il problema è che ora, con la comparsa di Benji, quella “fuga” diventa più complicata da realizzare.
La recensione in breve
Kaluuya e Tavares danno vita a una Londra distopica che non è tanto diversa dagli sviluppi urbani e tecnologici dell'attualità, ponendo in primo piano conflitti sociali e ideologici che ci interessano molto da vicino.
- Voto CinemaSerieTv